Il prossimo 12 giugno saremo chiamati a votare i referendum sulla giustizia. Dei sei quesiti presentati dalla Lega e dai Radicali, i cinque che hanno passato il vaglio della Corte Costituzionale prevedono:
- L’abolizione del decreto Severino.
- I limiti agli abusi della custodia cautelare.
- La separazione delle carriere dei magistrati sulla base della distinzione tra funzioni giudicanti e requirenti.
- L’equa valutazione dei magistrati.
- La riforma del CSM.
Di seguito riporto, per ognuno dei quesiti, una breve esplicazione e il mio orientamento referendario.
- Il quesito sul decreto Severino su sospensione, incandidabilità e decadenza per alcune condanne è quello intimamente più contraddittorio. Esiste infatti il problema reale delle sospensioni di amministratori locali e regionali per sentenze non definitive spesso smentite nei gradi successivi che andrebbe eliminato; purtroppo però il quesito elimina per intero anche la decadenza e l’incandidabilità per le sentenze definitive. È vero che non ci sarebbe comunque un ampio vuoto normativo perché per le sentenze definitive ci sono comunque in vari casi le pene accessorie, ma è opportuno sulle definitive eliminare questi automatismi? La riforma non interviene su questo.
Il mio orientamento è quindi No.
- Il quesito limita le possibilità di adottare misure cautelari (obblighi di firma, arresti domiciliari, ecc,), compresa la carcerazione preventiva, la più importante di tutte, il cui eccesso è un problema reale. Si interviene sulla tipologia della possibile reiterazione del medesimo reato, che in vari casi (ad esempio lo stalking, la truffa, reati fiscali e finanziari) appare però un percolo obiettivo. Su di esso non interviene la riforma della giustizia.
Il mio orientamento è quindi No anche su questo quesito.
- Il quesito, che riguarda la separazione delle funzioni tra pubblici ministeri dell’accusa e magistrati che giudicano, è il più importante in termini di sistema. Si inserisce nella scia della riforma dell’articolo 111 della Costituzione del 1999 che in chiave liberale richiede un giudice terzo rispetto ad accusa e difesa. Rispetto a questa esigenza di equilibrio liberale di sistema non convincono affatto le obiezioni pragmatiche (lasciamo scegliere dopo un certo periodo di esperienza, in pochi passano effettivamente, ecc.) perché il fatto di costruire un sistema in cui da una parte stanno insieme giudice e accusatore e dall’altro il difensore dà vita a uno squilibrio strutturale. L’articolo 12 del testo sulla riforma della giustizia va nella stessa direzione, riducendo i passaggi ammissibili da 4 a 1. Pur muovendosi nella stessa direzione, è altamente improbabile che l’eventuale approvazione dell’articolo possa superare il quesito perché resterebbe comunque una differenza significativa tra 0 (quesito) e 1 (riforma), anche se anche l’articolo 12 è di diretta applicazione e non di delega.
Il mio orientamento è quindi convintamente Sì.
- Rispetto al sistema vigente, che finisce col promuovere tutti con giudizi estremamente favorevoli, vi è la necessità di introdurre elementi di valutazione dei magistrati che rompano l’autoreferenzialità. Il quesito consente la valutazione sui magistrati anche ad avvocati e professori universitari. Esso non sarebbe superatodall’articolo 3 della riforma della giustizia (che apre ai soli avvocati) perché è una norma di delega e non diretta applicazione. In ogni caso, al di là di queste differenze, il quesito consente subito di superare questa grave autoreferenzialità dei giudizi.
Il mio orientamento è quindi anche in questo caso convintamente Sì.
- Si elimina la raccolta di firme per la presentazione dei candidati togati. Mette in discussione l’attuale sistema elettorale del CSM basato sulla fotografia delle correnti, ma con impatto obiettivamente limitato perché non interviene sulla trasformazione dei voti in seggi. Il quesito sarebbe superato dall’eventuale approvazione dell’articolo 33 del testo sulla riforma della giustizia in Aula alla Camera che è di diretta applicazione, non di delega.
Il mio orientamento è quindi Sì anche su questo quesito minimale.
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