Paradoxaforum

  • Home
  • Contatti
  • Chi siamo

Articoli scritti da: Adriano Fabris

Scuola e digitale – 2° Parte

29 Ottobre 2018 di Adriano Fabris Lascia un commento

[Introduzione da «Paradoxa» 3/2018, Scuola e Digitale, a cura di Adriano Fabris. Qui la prima parte].

Ciò che fa problema, in altre parole, non è solo il fatto che si debbano insegnare le competenze necessarie per muoversi nei vari mondi digitali. È piuttosto il fatto che l’apprendimento di tali competenze sembra destinato a soppiantare quello delle conoscenze e dei contenuti che venivano tradizionalmente insegnati. Il diffondersi delle tecnologie anche in ambito didattico modifica infatti radicalmente la funzione, il valore e lo stesso significato dei contenuti che vengono appresi: fino a far pensare che, nella misura in cui tali contenuti sono sempre disponibili in rete, la loro acquisizione e il loro apprendimento da parte degli studenti siano qualcosa di superfluo. Anche in questo caso, insomma, sembrerebbe che il ‘mezzo’ finisca per risolvere in sé il ‘messaggio’: tanto per parafrasare il famoso motto di McLuhan.

Su questo punto, però, bisogna essere chiari. La didattica che mira a uno sviluppo delle competenze non può comportare la rinuncia a una didattica sui contenuti. Tutt’altro. Implica semmai uno sforzo in più da parte di tutti, studenti e insegnanti, e l’apertura di un nuovo fronte educativo per cogliere e approfondire i contenuti stessi in maniera adeguata. Tutto ciò, d’altronde, è inevitabile. Nella società della conoscenza, come oggi si è venuta a delineare grazie al sempre più diffuso utilizzo delle tecnologie emergenti, la mera acquisizione di contenuti non basta più. Questi contenuti bisogna saperli trovare, bisogna saperli vagliare e rielaborare criticamente. Ecco ciò che deve insegnare la didattica che promuove uno sviluppo delle competenze. [Per saperne di più…]

Archiviato in: Interventi

Scuola e digitale – 1° Parte

25 Ottobre 2018 di Adriano Fabris Lascia un commento

[Introduzione da «Paradoxa» 3/2018, Scuola e Digitale, a cura di Adriano Fabris. Di seguito la prima parte dell’intervento, la seconda con la prossima uscita].

 

Viviamo in un’epoca complessa e interessante, a causa soprattutto delle grandi trasformazioni tecnologiche che hanno ormai cambiato il nostro ambiente quotidiano e le nostre forme di relazione. Viviamo però, per lo stesso motivo, in un’epoca di paradossi. Uno di questi paradossi riguarda l’ambito della formazione. È proprio la nostra scuola a esserne interessata. Il paradosso consiste nel fatto che, da un lato, le possibilità di apprendimento sono oggi enormemente ampliate, proprio grazie agli strumenti tecnologici di cui facciamo uso in maniera massiccia. Sono ampliate ben oltre i luoghi e i tempi in cui la formazione veniva tradizionalmente condotta: i luoghi e i tempi dell’istituzione scolastica. Dall’altro lato però, di fronte a questa disseminazione di opportunità formative, proprio l’ambiente della scuola ha manifestato diffidenza. Invece di accettare la sfida a integrare le ulteriori potenzialità educative nei loro progetti didattici, invece di provare a estendere al di là degli spazi a ciò di solito deputati la propria missione – rendendola davvero capace d’incidere sulla vita delle persone e sui vari aspetti della società –, molti insegnanti hanno sollevati dubbi e perplessità sulla funzione che gli strumenti tecnologici posso avere nei processi di apprendimento. Di più. È emersa una vera e propria paura nei confronti delle trasformazioni, a livello antropologico e sociale, che le tecnologie hanno posto in atto. Subito si sono aggiunte poi le preoccupazioni dei genitori e tutto ciò ha infine trovato la sua cassa di risonanza e la sua giustificazione teorica nelle tesi espresse pubblicamente da alcuni pedagogisti. [Per saperne di più…]

Archiviato in: Interventi

Quando il legame non lega, ma soffoca: i cordoni ombelicali che strozzano l’Italia

21 Settembre 2017 di Adriano Fabris Lascia un commento

È particolarmente felice, per descrivere la struttura della società italiana e comprendere il perché di molti suoi problemi, la distinzione tra associazioni bridging e bonding che è stata sviluppata da Gianfranco Pasquino, sulla scorta di Robert Putnam, nel fascicolo di «Paradoxa» da lui coordinato, dedicato a “Le società (in)civili”. Le prime associazioni, come sappiamo, servono a costruire legami che sono funzionali al benessere dell’intera società; le seconde promuovono gli interessi dei propri affiliati. A partire da questa distinzione voglio riflettere qui su alcuni aspetti del secondo approccio e sul modo in cui esso viene declinato nel nostro paese. [Per saperne di più…]

Archiviato in: Interventi

Io non sono vecchio. In-vecchio

12 Giugno 2017 di Adriano Fabris 1 commento

Siamo un paese di vecchi: lo dicono tutte le statistiche. Siamo secondi solo al Giappone. Il Giappone si sta attrezzando da tempo con robot assistenti. Noi, pur lamentandoci degli immigrati, importiamo badanti.

La vecchiaia è un problema: sociale, economico, politico. La prevalenza di vecchi sta trasformando radicalmente la nostra società. La immobilizza e costringe i pochi giovani rimasti a cercare opportunità altrove. Tutto ciò ha conseguenze economiche di non poco conto. Visto che si è voluto risparmiare sulle pensioni prolungando l’età che consente di maturarne il diritto, non dobbiamo poi sorprenderci se, alla fine, a risentirne è la dinamica produttiva dell’intero paese. È tuttavia a livello di mentalità condivisa che i vecchi spadroneggiano, imponendo i blocchi, le paure e le fissazioni proprie della loro età. Ed è dunque a tale forma mentis che molte narrazioni politiche fanno riferimento, facendo leva su di essa per ottenere consenso. [Per saperne di più…]

Archiviato in: Il tema in discussione Etichettato con: Vecchiaia

Verità e post-verità nella società dello spettacolo

3 Aprile 2017 di Adriano Fabris 2 commenti

In questi mesi si parla tanto, forse fin troppo, di «post-verità». Sarà il fatto che l’Oxford Dictionary ha decretato che quest’espressione è la parola dell’anno; sarà che essa viene collegata a ciò che accadendo nella comunicazione politica di mezzo mondo: in ogni caso questo termine è ormai di moda. E tuttavia, come per molti vocaboli alla moda, non sappiamo bene che cosa esso voglia dire, nonostante gli interventi più o meno dotti che si moltiplicano sull’argomento (e ai quali si aggiunge adesso anche il mio).

Cominciamo con il chiarirci un po’ le idee. Se la post-verità è qualcosa che viene ‘dopo’, che è ‘oltre’, la verità, dobbiamo chiederci anzitutto che cosa significa questa parola, la parola ‘verità’. Lungi dal rifiutarci di rispondere a questa domanda, come fa Gesù davanti a Pilato, possiamo azzardarci a distinguere alcuni modi in cui il termine viene usato e che si ripropongono nella storia del pensiero. C’è la concezione – a cui in questa storia fanno riferimento, sia pure in modi diversi, Aristotele, Tommaso d’Aquino e Tarski, e che è ben radicata anche nel senso comune – di una ‘verità’ intesa come ‘corrispondenza’: corrispondenza fra ciò uno pensa e ciò che in realtà è, o fra ciò che uno dice e ciò che in realtà è. C’è poi l’idea – riportata a nuova vita nel Novecento da Heidegger, con riferimento al mondo greco, ma ben presente anche nella tradizione ebraico-cristiana – della ‘verità’ come ‘rivelazione’, ‘manifestazione’, ‘disvelamento’ di qualcosa: un rivelarsi che, comunque, ha bisogno di una narrazione per essere attuato nel concreto. C’è, ancora, la persuasione che non può esserci ‘verità’ senza coinvolgimento in prima persona. In questo caso la corrispondenza si dà fra ciò che penso e ciò che dico, e più che di ‘verità’ è bene parlare di ‘veridicità’.

Questi sono alcuni dei significati della parola, probabilmente i più influenti. Se le cose stanno così, allora, a quale significato di ‘verità’, o a quali significati, si riferisce l’espressione ‘post-verità’? Al di là di quale accezione, più in dettaglio, veniamo condotti dalla capacità manipolatrice dei mezzi di comunicazione, usati spregiudicatamente? [Per saperne di più…]

Archiviato in: Il tema in discussione Etichettato con: La post-verità

  • 1
  • 2
  • Pagina successiva »

Tema in discussione

  • Fine della globalizzazione?
  • Vecchiaia
  • Il Terzo Settore
  • Populismo
  • Cattolici e politica
  • Tema. Svolgimento
  • comunicazione politica
  • fatti e disfatti

Autori

Newsletter

* campi obbligatori

Commenti recenti

  • Maurizio Franca su Verso l’economia di Francesco: Assisi 26-28 Marzo 2020
  • Dino Cofrancesco su Verso l’economia di Francesco: Assisi 26-28 Marzo 2020
  • Francesco D’ Agostino su Verso l’economia di Francesco: Assisi 26-28 Marzo 2020
  • Dino Cofrancesco su Verso l’economia di Francesco: Assisi 26-28 Marzo 2020
  • franco chiarenza su Dopo la caduta del Muro di Berlino
  • Palermo San Vito lo Capo su E se il Mediterraneo divenisse una delle tessere del ‘grande Gioco’ del XXI secolo?
  • Tito Marci su Fatti e dis-fatti (Splendeurs et misères…) – 2° parte

Archivi

Contattaci

Nova Spes International Foundation
Piazza Adriana 15
00193 Roma

Tel. / Fax 0668307900
email: nova.spes@tiscali.it

Statistiche

  • 55.106 clic

Seguici

  • Facebook
  • Instagram
  • Twitter
  • YouTube

© Copyright 2016 Paradoxa Forum · All Rights Reserved