Conservatori vs progressisti. Un’antica diatriba che risale almeno al Settecento e che viene riproposta in un dibattito di queste settimane, innescato da un articolo di Galli Della Loggia sul «Corriere della Sera». La contrapposizione di destra e sinistra, che sempre più spesso viene considerata obsoleta (ma di questo si potrebbe discutere), viene sostituita da questa coppia, tutt’altro che nuova, ma come tutti i concetti politici sempre rinnovata. [Leggi di più…]
Premesse e volti del lungo Sessantotto italiano
Non fu il ‘68 a portare il vento della giovinezza nella società italiana. C’era già negli anni immediatamente precedenti. Io ricordo il senso di promessa, di apertura, di futuro. L’incontro tra Kennedy e Krusciov faceva sperare nella fine della guerra fredda. I Kennedy erano un mito anche per me che ero comunista; dall’Est europeo arrivavano critiche al comunismo sovietico a cui eravamo sensibili. Il Concilio mostrava una Chiesa finalmente aperta alla società, finalmente tollerante. Il mio prof. di religione mi diceva che io anche se non credente sarei stata salvata, perché ero di buona volontà. Non mi importava la religione in sé, ma capivo che era un fattore straordinario di apertura della società.
La lotta dei vietnamiti faceva sperare nella sconfitta della parte più cieca dell’imperialismo americano. Noi giovani ci sentivamo portatori di un mondo nuovo, che non passava necessariamente per una rivoluzione politica, ma culturale. L’episodio della «Zanzara» è del 1966. Si trattava di una iniziativa culturale di studenti bravi, certo non una contestazione dello studio o della scuola. [Leggi di più…]
Partiti in crisi e simpatie populiste. L’Italia alla vigilia delle elezioni politiche
Chiusa finalmente la fase (turbolenta come al solito) di composizione e presentazione delle liste elettorali, è partita la campagna elettorale vera e propria. Un campagna che si annuncia strana e per certi aspetti cruciale. Anzitutto, abbiamo una legge elettorale nuova, della quale è difficile prevedere il risultato. È scontato che nessuno dei tre soggetti principali in campo possa avere la maggioranza nel Parlamento; quali sviluppi possano prodursi, però, non è assolutamente prevedibile. È frequente da parte di opinionisti e di cittadini l’accusa alla legge Rosato di non produrre governabilità; ma è un’accusa insensata. In un sistema politico a tre punte, nessuna legge elettorale potrebbe produrre una scelta di governo, se non un ballottaggio nazionale, quale quello previsto dall’Italicum. Legge criticabile per alcuni aspetti, ma non certamente per questo. [Leggi di più…]
“Due idee di sinistra. Lo strappo nel PD”
La rappresentazione che si dà di solito della crisi in corso nel Pd è che si tratti di una pura questione di potere, oppure, all’opposto, che si tratti di una incompatibilità originaria tra le due anime del partito, quella cattolico-democratica e quella post-comunista. Nessuna delle due spiegazioni è convincente. La seconda è palesemente sbagliata: se veramente ci sarà la scissione, da una parte e dall’altra ci saranno sia “comunisti”, sia “democristiani”. Del resto che ci sia stato un rimescolamento tra i due filoni originari è evidente da tempo a chiunque segua minimamente le vicende del Pd. Per quanto riguarda la prima spiegazione, il discorso è
più complesso. Certamente c’è in campo il desiderio, mai nascosto, di rovesciare un segretario sempre sentito come un usurpatore. L’azione di logoramento del leader, la ricerca continua di una distinzione dalle sue politiche, sono iniziate fin dalla sua elezione e sono naturalmente cresciute quando è diventato presidente del consiglio, con acrobazie sui provvedimenti legislativi, anche senza arrivare a votare contro. Ci si chiede quindi come mai questo improvviso salto di qualità, fino ad arrivare alla scissione, tanto più stupefacente da parte di un uomo come Bersani che ha sempre teorizzato “la ditta”. Si può pensare che c’entrino le liste per le prossime elezioni politiche, e certamente questo aspetto c’è. Ma il discorso non può ridursi a questo. Come ha ripetutamente osservato Massimo Cacciari, quella che stiamo vivendo non è solo una crisi del Pd, ma una crisi di sistema. Il risultato del referendum del 4 dicembre, e la successiva bocciatura della legge elettorale pensata per il nuovo assetto costituzionale, hanno comportato un terremoto nel sistema politico, già piuttosto traballante. Siamo di fronte alla fine del pur imperfetto maggioritario che ha caratterizzato la seconda repubblica, e al ritorno al proporzionale. E’ chiaro che questa evoluzione non dipende solo da una scelta (fatta dai partiti o imposta dalla Corte Costituzionale) tra leggi elettorali, ma trova la sua ragione più sostanziale nell’ormai consolidato formato tripolare del sistema dei partiti. E tuttavia sbaglia chi deduce dal tripolarismo la necessità o opportunità di tornare al proporzionale. Al contrario, la presenza di tre forze più o meno equivalenti, o comunque non molto distanti tra loro, rende ancora più necessario adottare un sistema elettorale che preveda un effetto maggioritario tale da rendere possibile un governo. E’ ben noto che nelle condizioni date e con le leggi risultanti dalle sentenze della Consulta non ci sarebbe governo possibile, forse nemmeno con una grande coalizione. La situazione dunque appare, dopo il fallimento del referendum, drammaticamente imballata. [Leggi di più…]