Perché un libro sugli intellettuali? Perché la democrazia è in crisi. Ma cos’è democrazia? Molte cose, più o meno tra loro connesse. Senz’altro è, al netto di principi, procedure e istituzioni, tutte componenti necessarie e qualificanti, anche un sistema politico incardinato su un processo decisionale nel quale, almeno formalmente, a tutti gli individui è assicurata la possibilità di partecipare alla discussione pubblica, sostenendo le loro tesi e avanzando i loro argomenti. Ed ecco spiegato il nesso intellettuali-democrazia così come inteso da Sabino Cassese nel suo più recente libro (Intellettuali, il Mulino).
Dallo SIM alla SIM: viaggio senza ritorno nel Mondo-Rete
Alzi la mano chi si ricorda quando e perché si diceva lo SIM, e non la SIM. Erano gli anni Settanta e in Italia incombeva la stagione cupa del terrorismo. Le Brigate Rosse compivano rapine, rapimenti, attentati e omicidi come forma di lotta armata contro lo SIM, acronimo di «Stato Imperialista delle Multinazionali». Come recitava un documento programmatico delle Br, «lo Stato Imperialista delle Multinazionali è la sovrastruttura istituzionale “nazionale” corrispondente alla fase dell’imperialismo delle multinazionali. Suoi caratteri essenziali sono: formazione di un personale politico imperialista; rigida centralizzazione delle strutture statali sotto il controllo dell’Esecutivo; riformismo ed annientamento come forme integrate della medesima funzione: la controrivoluzione preventiva».
Oggi lo stesso acronimo rimanda a ben altro, seppure con le multinazionali ed il capitalismo abbia sempre qualcosa a che fare. SIM oggi sta per Subscriber Identity Module, ossia «modulo d’identità dell’abbonato». [Leggi di più…]
Pandemia è Ananke
Da un anno a questa parte ricorrono con frequenza nel dibattito politico e culturale formule come ‘dittatura sanitaria’ o ‘sanitocrazia’, ‘totalitarismo soft’, ‘democrazia paternalistica’ e simili. Ricorre meno nelle parole dei politici, da quando è nato l’esecutivo guidato da Mario Draghi, perché partiti come Lega e Forza Italia hanno assunto responsabilità di governo e il principio di realtà. Continua tra opinionisti, commentatori e intellettuali, a destra come a sinistra. Si scomodano fascismo e comunismo, con cui dovrebbe far rima il brutto neologismo ‘lockdownismo’. È un uso distorto della storia.
Una classe politica a lezione di Risorgimento
«Un governo fondato sul principio della benevolenza verso il popolo, come il governo di un padre verso i figli, cioè un governo paternalistico (imperium paternale) in cui i sudditi, come figli minorenni che non possono distinguere ciò che è loro utile o dannoso, sono costretti a comportarsi solo passivamente, […] è il peggior dispotismo che si possa immaginare […]. Non un governo paterno, ma un governo patriottico (imperium non paternale, sed patrioticum) è quello che solo può essere concepito per uomini capaci di diritti, anche in rapporto con la benevolenza del principe». [Leggi di più…]
Sette noterelle sullo spartito della politica contemporanea
Prima nota. Non c’è repubblica senza nazione, nell’esperienza moderno-contemporanea. La repubblica è il contenuto politico-istituzionale. La nazione è il contenuto politico-simbolico, ma anche il contenitore sotto il profilo dell’individuazione dei confini, ovvero della sua propria definizione. La definizione fornisce un’identità. Se definita in termini liberal democratici, l’identità non è rigida ed eternamente immutabile. Si modifica nel tempo, ma mantiene sempre dei confini. Altrimenti si sfigura, a danno proprio o altrui (fagocitata da altri o fagocitante altri). È sempre una questione di equilibri, interni ed esterni.
Stato e nazione in Italia all’ombra del ’68
La riflessione che Dino Cofrancesco ha di recente proposto alla nostra attenzione sul forum di «ParadoXa» (Il sessantottismo come anticomunismo assoluto) parte dalla constatazione che la malattia di cui ha sofferto l’Italia a cominciare dal ’68, malattia forse mortale, comunque assai grave e prolungata, «è la crisi della comunità politica – la ‘morte della patria’ […] – ovvero l’assoluta incapacità di sentirsi parte di una ‘nazione’ (termine non certo caro alla political correctness), indipendentemente dalle opinioni e dalla varietà dei partiti in competizione per il potere. Non può esserci ‘senso dell’autorità’ in astratto se quanti ne sono portatori – in famiglia, a scuola, sul luogo di lavoro – non vengono percepiti come ‘funzionari’ e simboli di qualcosa che li (ci) trascende». Ma qui sorge il punctum dolens della nostra storia politica recente, delle origini della Repubblica democratica italiana, che nasce, sì, dalla Resistenza e dall’antifascismo, ma anche dalle macerie di uno Stato-nazione che il fascismo ha doppiamente manomesso fino al punto di sfasciarlo. In primo luogo, ha dato vita ad una dittatura ventennale, ad un regime liberticida. [Leggi di più…]
Se la democrazia invecchia
Si fa un gran parlare di crisi della democrazia. Non è certo una novità per questo tipo di regime politico. Anche da quando si è consolidata nell’emisfero occidentale, grosso modo a partire dal 1945, periodicamente se ne lamenta la crisi, non di rado la morte. Ogni volta il sistema è risorto, o comunque ha retto agli urti, talora possenti. È però indubbio che oggi le democrazie rappresentative siano in affanno. Una sensazione di mutamento d’epoca è nell’aria. È soprattutto la rappresentanza politica a mostrare la ruggine. Si cercano da più parti iniezioni di partecipazione diretta che ridiano fiato e vigore alla democrazia. Un sistema politico anchilosato, invecchiato, così sembra. Una stanchezza che molti hanno definito come ‘morale’, tale da rendere apatico e indifferente quel cittadino che ne dovrebbe invece costituire il perno granitico e la linfa vitale. [Leggi di più…]