Una misura di incertezza è nell’ordine delle cose alla vigilia delle elezioni per il rinnovo del Parlamento nazionale: l’appello al voto è sempre una competizione, e se fossimo certi del successo di questo e dell’insuccesso di quello basterebbe ricorrere a una simulazione per l’attribuzione dei seggi. Ma qui si esagera in incertezza (e non solo in Italia, intendiamoci, se ci guardiamo intorno).
Intanto, non sappiamo ancora, a legislatura ormai praticamente conclusa, quando si voterà, e francamente più si rinvia la data delle urne più si prolunga quella che ormai è una agonia del vigente mandato. Ma v’è ben altro. Si è messo in piedi un sistema elettorale scombiccherato che mostra le sue crepe e inefficienze prima ancora della sua iniziale (e fors’anche ultima) applicazione, tanto che si vuole ricorrere in extremis a qualche aggiustamento. Abbiamo un sistema partitico che si fa ormai fatica a definire sistema, tanto è sbrindellato e centrifugo, nonostante tentativi di accomodamento e alleanze compromissorie di cui gli stessi promotori sono tutt’altro che convinti, mentre già ci si esercita in ipotesi post-elettorali che sono il contrario dei propositi che si sottopongono al giudizio degli elettori, dall’accordo tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi alla convergenza tra Lega e Cinque Stelle, e così avanti. [Per saperne di più…]