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Un troppo problematico vincolo europeo

29 Marzo 2021 di Emidio Diodato Lascia un commento

Per curare le disfunzioni economiche del sistema politico italiano, stando alla teoria del vincolo esterno, è necessario sottoporre le decisioni politiche al rispetto di parametri economici concordati con altri paesi. In particolare, il mancato aggancio all’Europa lascerebbe l’Italia sola con i suoi problemi e pericolosamente esposta alle minacce esterne. Il vincolo europeo è dunque necessario per indirizzare il paese verso quelle riforme che i partiti politici non sarebbero in grado di varare e attuare autonomamente.

Nella storia d’Italia, il vincolo esterno è stato non solo una teoria ma anche una prassi. Nelle scelte di politica estera, l’Europa è molto spesso apparsa – almeno a certe élite del paese – un vincolo utile per superare il ritardo storico della nazione. Già in età liberale, le politiche di alleanza sono state interpretate più come un mezzo per importare modelli esterni di sviluppo politico che come un semplice gioco diplomatico per garantire la sicurezza.

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Il nuovo patto europeo sulla migrazione e l’asilo: luci e ombre per l’Italia

15 Ottobre 2020 di Emidio Diodato Lascia un commento

La crisi migratoria del 2015 ha spinto e indirizzato il processo decisionale sulla politica migratoria europea. Ne è nato un «Nuovo patto sulla migrazione e l’asilo», comunicato dalla Commissione europea alle altre istituzioni europee, Parlamento, Consiglio ecc. il 23 settembre 2020.

La mossa della Commissione è apparsa più incisiva rispetto ai precedenti tentativi di riforma della politica migratoria in Europa. Forse la Commissione ha ritenuto di poter sfruttare lo slancio dello storico accordo di questa estate sul piano di ripresa economica dalla pandemia. Difficilmente, tuttavia, sarà raggiunto l’obiettivo di unificare le capitali europee dietro una politica migratoria comune dopo anni di profonde divisioni. [Per saperne di più…]

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Dopo la caduta del Muro di Berlino

4 Novembre 2019 di Emidio Diodato 1 commento

Quasi tutte le generazioni pensano di vivere tempi straordinari. Per la generazione uscita dal trauma della Seconda guerra mondiale, furono gli anni della ricostruzione postbellica. Per i loro figli, furono forse gli anni delle contestazioni giovanili, con la conseguente riconfigurazione dell’economia globale. Per la mia generazione, fu il triennio 1989-1991 e la fine della Guerra fredda, dopo che le immagini dei tedeschi dell’est intenti a ridurre in pezzi il Muro di Berlino brillarono sugli schermi televisivi, ormai trent’anni fa. Nel giro di poco, vestendo i panni degli studiosi in erba, con alcuni amici iniziammo ad ironizzare sull’incipit di quasi tutti gli scritti politici del tempo, anche del più insignificante: ‘Dopo la caduta del Muro di Berlino, …’ eppure, la consapevolezza che la storia fosse giunta a un termine ci accompagnò a lungo.

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Il sovranismo globalista del Regno Unito, dopo il voto sulla Brexit

20 Maggio 2019 di Emidio Diodato 1 commento

La vittoria del Leave si è inserita nel pantheon del sovranismo, ossia la fede in un incontestabile primato del livello nazionale della politica. Ciò significa il dover recuperare a questo preciso livello (istituzionale e territoriale) il potere che si è disperso lungo i diversi e stratificati livelli della governance europea. Durante la campagna per il referendum sull’appartenenza del Regno Unito all’Unione europea, i sostenitori del Leave hanno usato l’immagine del confine come il più eloquente segno della differenza tra dentro e fuori, tra un presente segnato da incertezza e crisi e un futuro alternativo, nel quale l’autodeterminazione popolare sia ri-territorializzata. Da un lato, si è posta la prospettiva di ristabilire il pieno controllo sovrano sulle frontiere nazionali, la promessa di fermare l’immigrazione, l’assicurazione di riportare il potere nelle stanze del Parlamento, inside the Commons. [Per saperne di più…]

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Chi fa la politica estera del governo giallo-verde?

15 Ottobre 2018 di Emidio Diodato 1 commento

[*L’articolo è stato scritto dall’Autore e da Federico Niglia, che al tema hanno dedicato il recentissimo volume Berlusconi ‘The Diplomat’]

Il rispetto del contratto di governo è diventato un punto d’onore per le forze della coalizione giallo-verde. Questo è vero soprattutto per il Movimento 5 Stelle, ma anche per la Lega. Il contratto di governo assurge, in un contesto particolarmente dinamico, a cassa di compensazione di interessi divergenti e, molto spesso, contrastanti.

Questa compensazione risulta più difficoltosa nel caso della politica estera, anche perché su questo punto il contratto presenta maggiori elementi di vaghezza. Il punto 10 riservato alla politica estera nel contratto di governo è molto scarno. Una lunga parte (120 parole) è dedicata agli italiani residenti all’estero, ai problemi delle procedure di voto per la circoscrizione estero e degli organi di rappresentanza del consiglio generale degli italiani all’estero. Né nel programma elettorale dei 5 Stelle, né in quello della Lega, e neppure in quello del Centro-destra si ritrova questa priorità della politica estera nazionale. Se ne comprende l’inclusione nel contratto, forse, solo alla luce della fiducia al governo espressa dai senatori del Movimento Associativo Italiani all’Estero. [Per saperne di più…]

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Il fantasma di Pratica di Mare

10 Maggio 2018 di Emidio Diodato 1 commento

Giustamente infastidito dal ritorno dell’anti-berlusconismo ‘strillone’, il giornalista Nicola Porro ha scritto: «Berlusconi ha un asso nella manica, vincente e comprensibile. Consiste in una foto. Quella di Pratica di Mare. Il “delinquente”, il “male assoluto” è ritratto tra il presidente americano, Bush, e quello russo, Putin, mentre si stringono la mano. Fu in quella occasione che l’ex presidente del Consiglio italiano convinse Europa, America e Russia a guardare dalla stessa parte». Era lo spirito di Pratica di Mare: l’Italia è e deve rimanere un membro leale della Nato, ma questo non vuol dire rinunciare a dialogare con la Russia.

In effetti, Pratica di Mare merita un approfondimento. [Per saperne di più…]

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L’enigma della politica estera italiana. Da Quintino Sella a Luigino Di Maio

23 Novembre 2017 di Emidio Diodato Lascia un commento

Nella Storia d’Italia, Benedetto Croce riferisce in forma di aneddoto un dialogo fondamentale per capire la politica estera del paese. Nelle stanze del ministero delle Finanze, lo studioso di antichità romana Theodor Mommsen si rivolge a Quintino Sella. Croce raffigura l’intellettuale tedesco come in preda alla concitazione, quantunque i toni appaiano piuttosto sarcastici e taglienti: «Ma che cosa intendete fare a Roma? Questo ci inquieta tutti, a Roma non si sta senza avere dei propositi cosmopoliti». La ferma risposta attribuita al politico piemontese è che, a Roma, il proposito cosmopolita del Regno d’Italia sarà «la Scienza». Il botta e risposta tra Mommsen e il ministro Sella ci mette sulle tracce del falso mito che assegna agli italiani una missione speciale, cioè emulare nella sua eminenza mondiale la Roma antica o quella cristiana. Il nome di Sella è storicamente legato a una politica di rigore nella finanza pubblica, con l’obiettivo di avviare un sano processo di crescita economica. La sua attività fu rivolta al perfezionamento dell’unità del Regno. Anzitutto si pose come scopo principale il pareggio del bilancio statale, attuando un inasprimento fiscale che non risparmiò i consumi popolari. Poi fu ideatore di iniziative per l’istruzione tecnica e professionale, contribuì alla costituzione delle casse di risparmio postali, rese possibile il riscatto da parte italiana delle ferrovie dell’Impero Austro-Ungarico e, nello stesso momento, favorì la privatizzazione di quelle dello Stato piemontese. Si oppose all’intervento dell’Italia a fianco della Francia contro la Germania e fu tra i più tenaci sostenitori della presa di Roma. La sua risposta a Mommsen offre una nitida immagine di una élite che intendeva avvicinarsi sempre più all’Europa, pienamente disposta e forse anche capace di metabolizzare il passato avviando un processo di modernizzazione e crescita scientifica e culturale. In questo quadro, la politica estera doveva essere posta al servizio del processo di modernizzazione, come un’ancora gettata all’esterno per favorire il consolidamento istituzionale. D’altro canto, questa stessa élite era consapevole di dover affrontare diffidenze internazionali e propositi cosmopoliti sempre latenti in altri settori della popolazione. [Per saperne di più…]

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GLI AUTORI

IL TEMA IN DISCUSSIONE

Preoccupiamoci per la scuola, ma non dimentichiamoci di pensare l’università

16 Novembre 2020 di Maurizio Ferrera 1 commento

Istruzione superiore 's.p.a.', ovvero l’università-azienda. Secondo l’OCSE, è il modello verso cui oggi tendono gli atenei nei paesi di lingua inglese. Lo spostamento online della didattica, legato alla pandemia COVID-19, rallenterà sicuramente questo processo, ma non lo arresterà. La direzione di marcia sarà comunque quella di competere a livello globale per offrire formazione avanzata a prezzi … [continua]

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La didattica in presenza fa bene … ai professori

1 Ottobre 2020 di Antonio Da Re Lascia un commento

Sono uno strenuo difensore della didattica in presenza. Lo ammetto: il mio giudizio è sospetto, perché lascia trasparire un conflitto di interessi abbastanza evidente. Sono infatti convinto che la didattica in presenza faccia bene prima di tutto ai professori; poi, penso anche che faccia bene agli studenti, ma di primo acchito vorrei assumere la prospettiva particolare del docente. In presenza … [continua]

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La sfida per tornare in presenza

24 Settembre 2020 di Roberto Mordacci 1 commento

Tutte le università sono impegnate nella ripresa delle attività didattiche condizionate dall'epidemia, dalle misure di sicurezza e, soprattutto, dall'opzione fra didattica in presenza e a distanza. Non si tratta di un aut-aut: in molti casi sarà adottata una didattica mista, in cui gli insegnamenti sono tenuti in parte in aula, in parte online. Le lezioni in presenza richiedono una rivoluzione … [continua]

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Comunità educativa, positività volenterosa e vita scolastica

21 Settembre 2020 di Giovanni Cogliandro e Cristina Costarelli Lascia un commento

Ormai la scuola è ripresa da una settimana. Tanti colleghi dirigenti scolastici sono veramente schiacciati dal cumulo di responsabilità, dalle attese delle famiglie e degli insegnanti, che sovente non si rendono conto dell’immane sforzo di organizzazione e – ancor più importante – di immaginazione che è stato messo in campo da noi e dalla maggior parte dei colleghi in tutta Italia. Alcuni hanno … [continua]

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Le aule vuote riprendono vita

14 Settembre 2020 di Giovanni Cogliandro e Cristina Costarelli Lascia un commento

Il 14 settembre a Roma e in molte città d’Italia finalmente si torna a scuola. La nostalgia e il desiderio degli studenti, dei docenti e di noi dirigenti scolastici di riempire nuovamente le nostre aule vuote e di riprendere a fare scuola finalmente insieme potrà avere una concretizzazione; così la realtà prenderà il posto dei tanti e variegati desideri, progettualità, istanze, dubbi, diffide, … [continua]

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