La guerra russo-ucraina ha portato molti a utilizzare la categoria Occidente, che sarebbe una comunità superiore rispetto alle nazioni che ne fanno parte, perché è la civiltà che le sussume. Così qualsiasi critica all’imperativo «Difendere l’Ucraina a tutti i costi, sconfiggere la Russia» è bollata come anti-democratica, anti-liberale e anti-occidentale.
Finis Europae? L’UE e la guerra
La guerra russo-ucraina impone che ci si interroghi sul futuro dell’UE. L’integrazione europea è stata inizialmente ‘funzionale’, gli Stati mettevano assieme sforzi in ambiti socio-economici limitati, senza preoccuparsi della valenza politica di queste sinergie. Del resto non poteva esserci una valenza politica, perché la Guerra Fredda riduceva la sovranità internazionale europea, consegnava il problema della sicurezza continentale all’equilibro tra i due blocchi e agli Americani la garanzia dell’Europa occidentale.
L’Orso nella Fortezza russa
Nel romanzo distopico The Men in the High Castle, Philip K. Dick immagina un esito ben diverso della II Guerra Mondiale. L’Asse nazi-fascista ha vinto, l’America è ridotta a paese vassallo della Germania, il mediterraneo è prosciugato, e l’Italia ha ora esteso il suo dominio su quelle ‘terre’. Proviamo a immaginare un altro racconto distopico. La II Guerra Mondiale l’hanno effettivamente vinta gli Alleati, ma già nei primi mesi del ’46 la tensione tra lo schieramento occidentale e l’Unione Sovietica cresce.
Chi ha paura del Lupo cattivo? Cambiare l’art. 138 della Costituzione Italiana per riformare
Dopo l’impasse che nel 2013 portò al sesto scrutinio alla rielezione di Napolitano, analogamente nel 2022 i nostri Grandi Elettori richiamano e rieleggono Mattarella all’ottavo scrutinio. Ce n’è abbastanza per chiedersi: ma perché il Presidente non ce lo eleggiamo noi ‘popolino’ direttamente? È una suggestione che a poche ore dalla riconferma di Mattarella rilanciava anche Sabino Cassese, salvo poi ammettere che per una svolta presidenziale o semi-presidenziale non avremmo la cultura politica.
Un Presidente non si giudica dall’elezione
Secondo Francesco De Gregori, un calciatore non si giudica da un calcio di rigore. Un Presidente si giudica dalla sua elezione? Il punto è capire se l’elezione diretta ‘popolare’ del Presidente, di questo stiamo parlando, incida sulle relazioni istituzionali. Oggi, all’indomani delle votazioni per il settennato 2022-2029, ha un senso discuterne, visto che qualcuno sbrigativamente l’ha suggerita per l’Italia, in ragione della trasformazione del suo ruolo nella prassi politica degli ultimi decenni. (Di questo ci siamo già occupati in Paradoxaforum, De facto o de jure, siamo una repubblica semipresidenziale? 25.11.2021).
De facto o de jure, siamo una repubblica semipresidenziale?
Prima che parta l’ennesimo tentativo di modificare la nostra forma di governo per le vie previste (ex art. 138 della Costituzione italiana) e probabilmente convinto che tanto ne uscirebbe fuori il solito topolino (niente), Giancarlo Giorgetti ha recentemente proposto una scorciatoia, scommettendo a breve su «un semipresidenzialismo de facto in cui il presidente allarga le sue funzioni approfittando di una politica debole». L’obiettivo immediato sarebbe quello di rinnovare (o prorogare?) il mandato di Mattarella, oppure (e successivamente?) d’insediare Draghi al Quirinale.
The boots on the ground, ovvero esportare la democrazia
Politologi, storici, sociologi, antropologi hanno spesso sostenuto la tesi che la democrazia non sia un regime facilmente impiantabile e replicabile a piacimento. Sabino Cassese però continua a ritenerla sbagliata e la definisce una «versione estremistica della democrazia» (I diritti universali, «Corriere della Sera», 22 agosto 2021). Ci sono due aspetti nel ragionamento di Cassese che meritano attenzione, uno è esplicito e poggia per la verità su basi deboli: si tratta dell’argomento che, siccome ci sarebbe il riconoscimento del diritto alla democrazia, allora si deve fare il possibile per diffonderla nel mondo, soccorrere i popoli che l’invocano. L’altro argomento è implicito, più sottile, e se opportunamente sviluppato non privo – secondo me – di qualche giustificazione etica e filosofica, forse anche di qualche fondamento positivo. [Per saperne di più…]