Le piante sono esseri passivi, insensibili e inerti o hanno forme di attività, intelligenza, comunicazione? Alcune recenti pubblicazioni potrebbero essere l’occasione per avviare una riflessione su un campo di pensiero nuovo e affascinante – la neurobiologia vegetale – in cerca di una sintonia col mondo misterioso delle piante. Diverse da noi, diversa sarà certo anche la loro intelligenza – concetto, peraltro, di cui non esiste una definizione univoca. Si è tuttavia generalmente concordi nel riferirsi a una funzione mentale che prevede la capacità di ragionare, comprendere, risolvere problemi e, soprattutto, apprendere dall’esperienza.
Cuore animale
Per la prima volta nel petto di un uomo batte il cuore di un maiale geneticamente modificato. Siamo dinanzi a quella che è stata definita una tappa storica, una svolta nella storia dei trapianti che apre alla possibilità di utilizzare gli organi degli animali come ‘pezzi di ricambio’ per gli esseri umani, senza problemi di carenza e infinite liste di attesa. Sappiamo che il malato ha deciso di sottoporsi all’operazione chirurgica, ancora sperimentale, perché non aveva alternative né poteva aspettare il cuore di un donatore umano.
Animali nella Costituzione
L’espansione della riflessione etica dalla sfera umana all’insieme dei viventi non solo costituisce una delle dimensioni più nuove e significative del dibattito culturale, filosofico e scientifico degli ultimi decenni ma implica anche conseguenze di natura pratica, sia nei comportamenti personali, sia nelle decisioni politiche e nell’ordinamento giuridico. Per questo la ‘questione animale’, ovvero il problema di un corretto trattamento dei non umani, la ricerca di un rapporto di armonia e di rispetto nei confronti delle altre creature che abitano con noi la Terra, è ormai diventata un tema ineludibile per la nostra società. Come spiegare tale profondo mutamento?Tra le possibili ragioni, assume particolare rilevanza il fatto che la nostra società ha progressivamente focalizzato la sua attenzione su gruppi e individui discriminati (neri, donne, omosessuali, portatori di handicap, etc.) in una misura senza precedenti nella storia umana. Questo interesse generalizzato per la giustizia e per l’equità può aver contribuito a una nuova visione sociale del trattamento degli animali. Ma l’elemento ancora più importante è che è maturata una nuova consapevolezza: la maggior parte delle persone ritiene che gli animali siano esseri senzienti, capaci di avere un’ampia gamma di esperienze: dolore, paura, felicità, angoscia, che figurano in modo rilevante nella nostra preoccupazione per gli umani. [Per saperne di più…]
Il lutto ai tempi del Coronavirus
L’emergenza pandemica ha cambiato radicalmente non solo il modo in cui si vive ma anche quello in cui si muore. Da un lato, infatti, ci ha costretto a pensare tutti i giorni alla morte, un pensiero sovente rimosso, ma ora attivato dalla quotidiana informazione dell’alto numero dei decessi; dall’altro ci ha sottratto i metodi tradizionali di elaborazione del lutto, privandoci dei riti funebri e, soprattutto, della consolazione del contatto fisico e affettivo nell’ultimo saluto.
Chi potrà cancellare dalla nostra memoria le immagini sconvolgenti dei camion dell’Esercito che trasportano per la cremazione i morti lontano da chi li ama? Ma anche quella del frate dell’ospedale di Bergamo, che poggia il cellulare acceso sulle bare per pregare coi parenti lontani? O i messaggi strazianti di chi resta, le ultime parole d’addio affidate ai necrologi? [Per saperne di più…]
Per un umanesimo ecologico. La natura come responsabilità umana.
«L’uomo è la natura che ha preso coscienza di sé stessa». Le parole di Elisée Reclus (1830-1905), il più grande geografo dell’800, sintetizzano perfettamente il sentimento nuovo che l’ecologia ha generato nelle nostre coscienze e che la ‘Giornata mondiale per l’Ambiente’ ha il merito di ricordarci: l’idea della natura come responsabilità umana.
«L’azione dell’uomo, così potente per prosciugare i laghi, per livellare gli ostacoli tra i diversi paesi, per modificare la ripartizione primaria delle specie vegetali e animali», si legge nella sua opera più significativa, L’homme et la Terre, «è di un’importanza decisiva nelle trasformazioni che subisce l’aspetto esterno del pianeta. Essa può abbellire la Terra ma può anche imbruttirla: secondo lo stato sociale e i costumi di ciascun popolo, essa può contribuire tanto a degradare la natura quanto a trasfigurarla». [Per saperne di più…]
Giornata della Terra: un allarme lungo mezzo secolo
Il 22 aprile si è celebrata la Giornata della Terra, istituita mezzo secolo fa sull’onda del nascente movimento ambientalista, una ricorrenza che ci dovrebbe consentire di aprire una riflessione – in tempi di corona virus – sui pericoli che ci minacciano e le sfide che ci attendono.
Il livello di consapevolezza ambientale è indubbiamente cresciuto negli ultimi decenni e la tematica della difesa dell’ambiente, appannaggio dapprima di gruppi minoritari, è diventata sempre più patrimonio collettivo. Si è progressivamente rafforzata la coscienza che lo spazio geografico in cui viviamo è l’unico di cui disporre e non è riproducibile: una storia plurimillenaria si innerva in ogni costa, valle e montagna, in ogni città piccola o grande. [Per saperne di più…]
La sentenza della Consulta: una decisione equilibrata
I titoli dei giornali che hanno comunicato la sentenza della Corte Costituzionale sull’aiuto al suicidio, nella varietà delle loro intonazioni, dalle più sobrie alle più apocalittiche, ne hanno sottolineato tuttavia coralmente il carattere ‘storico’. In effetti, la sentenza può considerarsi storica in quanto parte del lungo cammino volto ad assicurare il rispetto della dignità della persona. I casi recenti che hanno rotto la congiura del silenzio sulla morte, costringendoci a parlare di che cosa è – e sarà sempre più – lo stato terminale della vita, il tratto estremo del nostro passaggio umano in società tecnologiche ad alta medicalizzazione, ci hanno fatto comprendere le mutue implicazioni tra la sfera della politica e quella della vita, tra polis e bios. Da qui una serie di domande di una complessità straordinaria. Chi rivendica il diritto di morire con dignità dev’essere costretto a vivere suo malgrado? Fino a che punto devono valere le richieste e le aspettative del mondo nei confronti del singolo individuo? Quali sono i limiti dell’ingerenza del sociale nella più intima sfera di libertà del soggetto? Ma soprattutto esiste un’antinomia insolubile tra autonomia e solidarietà? La lezione di John Stuart Mill si rivela, ancora una volta, fondamentale. Credere nella società aperta significa che non ci consideriamo i supremi giudici dei valori di un altro, che non ci sentiamo autorizzati a impedirgli scopi che disapproviamo a condizione, naturalmente, che non invada il campo, egualmente protetto, dei diritti e dei valori altrui.