Lo spunto di partenza di Vittorio Midoro è certamente interessante sia per il precedente che sinteticamente chiama in causa (il Progetto Geodinamica in risposta ai terremoti degli anni ’80), che per l’esplicita attenzione critica alla percezione sociale della pandemia, che coinvolge ovviamente il ruolo del giornalismo e della comunicazione. È certo, infatti, che un intervento sapientemente educativo avrebbe l’inestimabile vantaggio di allargare la rete sociale di quanti condividono l’idea che il sapere è un vaccino strategico per aumentare l’immunità sociale rispetto alla disinformazione; soprattutto, una cultura e una formazione fondate sui dati assicurano successi nella modificazione delle visioni della salute e della malattia, mettendo in campo giovani che saranno cittadini più competenti anche di fronte alle emergenze.
Per una scuola digitale in presenza
Nella lunga stagione di reclusione e didattica a distanza il sistema scolastico italiano ha offerto una prova di capacità di adattamento e di resilienza superiore a qualunque attesa, specie data l’imprevedibilità dell’accaduto. L’indispensabile ricorso alle tecnologie per la teledidattica, lungi dal rappresentare la risorsa quotidiana su cui basare la normalità dello scambio educativo, ci ha dimostrato quanto sia necessario un cambiamento radicale nel modo di fare scuola, sia dal lato dei docenti e dunque dell’insegnamento, sia dal lato degli studenti e dell’apprendimento. Convertire la scuola al digitale è indispensabile per sviluppare nuovi modi di pensare ma anche per ideare pratiche finalizzate alla collaborazione e ad un uso intelligente delle tecnologie che sempre più pervadono la nostra vita. [Leggi di più…]
Lo spettacolo della cultura
Idee e dati da un’indagine di sfondo sui Festival culturali presentati il 10 maggio 2019, in occasione del Salone Internazionale del Libro di Torino
Dobbiamo guardare alla cultura come al tempo in cui un mondo nuovo può fondare una diversa capacità di felicità individuale finalmente non polemica con il patto sociale. È altrettanto innovativo il bisogno di eventi e contenitori nuovi che si evidenzia in alcune dimensioni della contemporaneità accomunate dallo stare insieme sotto la spinta di precisi bisogni simbolici vissuti in comune: pensiamo ai Festival della letteratura, della filosofia, dell’economia e via dicendo. Ma anche ai grandi raduni live per condividere, con impressionante cessione di sovranità individuale, i suoni e la musica; o a quel ribollire di iniziative collettive che chiamiamo genericamente eventi, che sembrano porsi come sfuocate, ma non per questo meno attendibili, foto dei moderni con gli altri, senza dimenticare le nuove e sorprendenti disposizioni a ‘cose buone’ che ci sono sempre state come musei, libri e lettura, beni culturali o la scoperta dell’esperienza del paesaggio. [Leggi di più…]
Campagne elettorali o competizioni comunicative?
[Il contributo qui presentato riprende la riflessione sulle campagne elettorali avviata con l’analisi retrospettiva degli studi 1994/2013, pubblicata il 3 dicembre 2018, ricontestualizzandola ora alla luce della situazione contemporanea]
- Perché i populismi al tempo del doping dei media
Il primo problema interpretativo che la diffusione dei populismi pone è quello di capirne in profondità le ragioni. La sua fortuna rappresenta, infatti, un paradosso abbastanza clamoroso perché è in contraddizione con tanti trend: l’aumento della scolarizzazione, soprattutto universitaria, con la trasformazione delle diete informative, anch’esse complessivamente aumentate, e infine con tutti i segnali relativi ai consumi culturali di qualità (teatro, musica classica, musica live, visite ai beni culturali, lettura di libri, etc.), stabilmente in crescita dal 1993 ad oggi. [Leggi di più…]
Campagne elettorali o competizioni comunicative?
I. Un’analisi retrospettiva degli studi 1994/2013
[Il prossimo intervento svilupperà l’applicazione dei contenuti qui discussi alla situazione contemporanea, a partire da una riflessione sulla ‘nuova’ comunicazione politica]
Lo studio delle campagne elettorali, per un ricercatore, implica di programmare il suo lavoro ex ante, rendendo così più trasparente l’operazione di anticipare ipotesi di lavoro e lo stesso metodo di verifica e di ‘scoperta’. Ho seguito questa strada per anni, occupandomi di campagne elettorali in modo sistematico e in diverse occasioni, che passo sinteticamente in rassegna nelle pagine che seguono.
Ma un ulteriore obiettivo di questa ricognizione è quello di dimostrare che la linea di tendenza emergente dalle migliori analisi dei dati elettorali (e ovviamente penso a tanti contributi a partire da quelli di Ilvo Diamanti), era già sufficientemente nitida non solo negli anni, ma forse nei decenni precedenti, a condizione di adottare un punto di vista empirico capace di tematizzare l’impatto della disintermediazione prima sulla società e poi sulla politica. [Leggi di più…]
Media e minori: quale regolamentazione domani?
(L’Autore è Commissario dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni)
Il rapporto media-minori rappresenta una delle tematiche più importanti per l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Sin dalla sua nascita, certificata dalla Legge Maccanico oltre vent’anni fa, l’Agcom si è sempre occupata di questo tema sensibile in tutte le sue dimensioni rilevanti: dall’analisi alle proposte, dalla vigilanza alla regolamentazione.
Nel corso di questi ventennio abbiamo assistito ad una vera e propria ‘rivoluzione della televisione’ caratterizzata, in primis dall’avvento del digitale e, più di recente, dalla piattaforma internet. Tali cambianti hanno mutato le caratteristiche strutturali che, per ben mezzo secolo, avevano saldamente caratterizzato il mezzo televisivo ‘analogico’. Attraverso la moltiplicazione dei canali, si è giunti alla frammentazione dei palinsesti (con l’affermarsi dei canali tematici e dedicati) e alla destrutturazione dei contenuti audiovisivi nonché, più di recente, alla mutata modalità di fruizione degli stessi (basti pensare all’affermarsi del video on demand). Viene dunque trasformata la figura del telespettatore che, da soggetto passivo, diventa attivo nei confronti dell’offerta televisiva. Dunque il telespettatore/utente non è più soltanto utilizzatore passivo ma può attivamente scegliere in piena libertà un determinato contenuto audiovisivo all’interno di un ‘catalogo’ e non più obbligato, ex ante, dall’editore ai contenuti di un palinsesto ‘lineare’. [Leggi di più…]
Non è vero ma ci credo. Se Post-verità è la parola dell’anno.
[*L’articolo è stato scritto dall’Autore insieme a Marzia Antenore]
Secondo l’Oxford English Dictionary, ‘Post-Truth’ è la parola più importante del 2016, quella che meglio riflette il clima dell’anno trascorso. Il comitato di esperti incaricato della selezione da una shortlist di tutto rispetto, la definisce come condizione «in cui i fatti oggettivi risultano meno influenti del ricorso alle emozioni e alle credenze personali nel formare l’opinione pubblica». La scelta è certo influenzata da due eventi politici epocali, legati al mondo anglosassone. La Brexit e l’elezione di Trump alla Casa Bianca, entrambi attribuiti al ciclo di informazione intenzionalmente mendace, circolata senza controllo durante le campagne elettorali. Ha ragione Antonio Nicita quando, sul «Foglio», scrive che vi è un destino comune che lega l’uomo dell’anno per Time, Donald Trump, con la parola dell’anno, ‘post-verità’, se l’interesse principale del candidato presidenziale è infiammare i cittadini invece che informarli sui fatti. In effetti, il prefisso ‘post’ non definisce tanto parametri temporali – un periodo successivo a un determinato evento – quanto vere e proprie coordinate concettuali: ‘post’ come momento in cui il sostantivo a cui ci si riferisce è diventato poco importante o addirittura irrilevante. [Leggi di più…]