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Campagne elettorali o competizioni comunicative?

4 Febbraio 2019 di Mario Morcellini 1 commento

[Il contributo qui presentato riprende la riflessione sulle campagne elettorali avviata con l’analisi retrospettiva degli studi 1994/2013, pubblicata il 3 dicembre 2018, ricontestualizzandola ora alla luce della situazione contemporanea]

  1. Perché i populismi al tempo del doping dei media

Il primo problema interpretativo che la diffusione dei populismi pone è quello di capirne in profondità le ragioni. La sua fortuna rappresenta, infatti, un paradosso abbastanza clamoroso perché è in contraddizione con tanti trend: l’aumento della scolarizzazione, soprattutto universitaria, con la trasformazione delle diete informative, anch’esse complessivamente aumentate, e infine con tutti i segnali relativi ai consumi culturali di qualità (teatro, musica classica, musica live, visite ai beni culturali, lettura di libri, etc.), stabilmente in crescita dal 1993 ad oggi. [Per saperne di più…]

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Campagne elettorali o competizioni comunicative?

3 Dicembre 2018 di Mario Morcellini 1 commento

I. Un’analisi retrospettiva degli studi 1994/2013

[Il prossimo intervento svilupperà l’applicazione dei contenuti qui discussi alla situazione contemporanea, a partire da una riflessione sulla ‘nuova’ comunicazione politica]

Lo studio delle campagne elettorali, per un ricercatore, implica di programmare il suo lavoro ex ante, rendendo così più trasparente l’operazione di anticipare ipotesi di lavoro e lo stesso metodo di verifica e di ‘scoperta’. Ho seguito questa strada per anni, occupandomi di campagne elettorali in modo sistematico e in diverse occasioni, che passo sinteticamente in rassegna nelle pagine che seguono.

Ma un ulteriore obiettivo di questa ricognizione è quello di dimostrare che la linea di tendenza emergente dalle migliori analisi dei dati elettorali (e ovviamente penso a tanti contributi a partire da quelli di Ilvo Diamanti), era già sufficientemente nitida non solo negli anni, ma forse nei decenni precedenti, a condizione di adottare un punto di vista empirico capace di tematizzare l’impatto della disintermediazione prima sulla società e poi sulla politica. [Per saperne di più…]

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Media e minori: quale regolamentazione domani?

12 Febbraio 2018 di Mario Morcellini Lascia un commento

(L’Autore è Commissario dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni)

Il rapporto media-minori rappresenta una delle tematiche più importanti per l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Sin dalla sua nascita, certificata dalla Legge Maccanico oltre vent’anni fa, l’Agcom si è sempre occupata di questo tema sensibile in tutte le sue dimensioni rilevanti: dall’analisi alle proposte, dalla vigilanza alla regolamentazione.

Nel corso di questi ventennio abbiamo assistito ad una vera e propria ‘rivoluzione della televisione’ caratterizzata, in primis dall’avvento del digitale e, più di recente, dalla piattaforma internet. Tali cambianti hanno mutato le caratteristiche strutturali che, per ben mezzo secolo, avevano saldamente caratterizzato il mezzo televisivo ‘analogico’. Attraverso la moltiplicazione dei canali, si è giunti alla frammentazione dei palinsesti (con l’affermarsi dei canali tematici e dedicati) e alla destrutturazione dei contenuti audiovisivi nonché, più di recente, alla mutata modalità di fruizione degli stessi (basti pensare all’affermarsi del video on demand). Viene dunque trasformata la figura del telespettatore che, da soggetto passivo, diventa attivo nei confronti dell’offerta televisiva. Dunque il telespettatore/utente non è più soltanto utilizzatore passivo ma può attivamente scegliere in piena libertà un determinato contenuto audiovisivo all’interno di un ‘catalogo’ e non più obbligato, ex ante, dall’editore ai contenuti di un palinsesto ‘lineare’. [Per saperne di più…]

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Non è vero ma ci credo. Se Post-verità è la parola dell’anno.

20 Aprile 2017 di Mario Morcellini 1 commento

[*L’articolo è stato scritto dall’Autore insieme a Marzia Antenore]

Secondo l’Oxford English Dictionary, ‘Post-Truth’ è la parola più importante del 2016, quella che meglio riflette il clima dell’anno trascorso. Il comitato di esperti incaricato della selezione da una shortlist di tutto rispetto, la definisce come condizione «in cui i fatti oggettivi risultano meno influenti del ricorso alle emozioni e alle credenze personali nel formare l’opinione pubblica». La scelta è certo influenzata da due eventi politici epocali, legati al mondo anglosassone. La Brexit e l’elezione di Trump alla Casa Bianca, entrambi attribuiti al ciclo di informazione intenzionalmente mendace, circolata senza controllo durante le campagne elettorali. Ha ragione Antonio Nicita quando, sul «Foglio», scrive che vi è un destino comune che lega l’uomo dell’anno per Time, Donald Trump, con la parola dell’anno, ‘post-verità’, se l’interesse principale del candidato presidenziale è infiammare i cittadini invece che informarli sui fatti. In effetti, il prefisso ‘post’ non definisce tanto parametri temporali – un periodo successivo a un determinato evento – quanto vere e proprie coordinate concettuali: ‘post’ come momento in cui il sostantivo a cui ci si riferisce è diventato poco importante o addirittura irrilevante. [Per saperne di più…]

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Lo tsunami della disintermediazione*

22 Dicembre 2016 di Mario Morcellini 1 commento

[*L’articolo è stato scritto dall’Autore insieme a Simone Mulargia]

 

Il nostro paese ha attraversato una lunga fase storica in cui è stato possibile osservare un parallelismo tra miglioramento complessivo delle condizioni materiali e sociali e aumento del benessere culturale e comunicativo delle persone. Il raggiungimento di standard materiali sempre più accettabili (e impensabili almeno negli anni del dopoguerra) è andato di pari passo con un allargamento delle opportunità di accrescimento culturale e comunicativo. Un circolo virtuoso tra società italiana, benessere economico e beni immateriali talmente significativo da dover essere ‘difeso’ persino negli anni Ottanta, quando alcune distorsioni del sistema comunicativo lasciavano intravvedere segnali di rottura del patto tra individui e società. In virtù di una mentalità sociale ereditata in tempi di maggiori ristrettezze, infatti, gli anni del benessere erano ancora normativamente dedicati, almeno a livello delle microeconomie familiari, all’investimento nei confronti delle giovani generazioni. [Per saperne di più…]

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