Zygmunt Bauman scrive che tutte le sponde della vita moderna sembrano incontrarsi nell’esperienza del bighellone tra la folla, trovandosi tra estranei ed essendo per loro un estraneo. Quello che già Baudelaire, in pieno ottocento, aveva annunciato col suo elogio del flaneur, l’uomo della folla. Credo di non ricordare neanche lontanamente l’ultima volta che mi sono trovata in mezzo a una folla.
Raramente negli ultimi mesi ho rivolto la parola a uno sconosciuto. Il confinamento – e anche l’entità persecutoria che l’ha generato (il virus) – ha assottigliato le occasioni delle interazioni casuali, prima per decreto e poi nel nostro inconscio. Dopo quasi un anno di rigido controllo sul nostro spazio prossemico – la distanza che ci separa dall’interlocutore – quell’insieme di conversazioni spontanee nato dagli incontri occasionali con sconosciuti ha ceduto il passo ad una blanda forma di evitamento interpersonale. Eppure la nostra vita di prima ne era piena. [Leggi di più…]