Prendiamo la giusta distanza e partiamo dalla Bibbia. Già nel libro di Ester, ragazza ebrea che diventa moglie del sovrano persiano Assuero (siamo nel V secolo a.C.) e si adopera per salvare il suo popolo, si trova traccia della diversità ebraica. Ester dice di un popolo «sparso fra gli altri popoli» che non osserva le leggi del re, «tal che non è spediente al re di lasciarlo vivere». [Leggi di più…]
Il mistero del premierato elettivo
Francamente non saprei dire come si intende computare in Italia la scansione delle repubbliche. Ma il richiamo fatto dalla presidente Meloni sull’avvento della ‘Terza Repubblica’, inteso come promessa e come programma, non è che evochi cose particolarmente liete. [Leggi di più…]
Ancora l’Occidente. Ma non il suo declino
Il bellissimo fascicolo di «Paradoxa» dedicato all’Occidente recava già nel titolo una scelta di campo: «Orgogliosamente Occidente» che, come raccomandava Pasquino ricordando l’insegnamento di Sartori sulla dissenting opinion, era fuori dalla «retorica del declino». [Leggi di più…]
Presidenzialismo, parola ipnotica
«Paradoxaforum» mi consentirà una personale piccola finestra della memoria. Nei primi anni duemila, ragionando nelle pause del voto d’aula a Montecitorio con Saverio Vertone, intellettuale disorganico e perciò libero e in quel tempo anche deputato, formammo insieme un sodalizio contro le parole ipnotiche. [Leggi di più…]
La politica «espace d’un matin»
Per capire la politica e i suoi mutamenti repentini occorre forse dismettere le chiavi consegnateci dalla scienza politica e dal diritto pubblico e accettare l’idea che lo stesso nome che continuiamo a dare a quelle cose che ne raccontano gesta e contenuti, corrisponde ormai ad altro, diverso da quello che intendevamo. [Leggi di più…]
Il ‘centro’ e le ragazze di Pupi Avati
La ‘discesa in campo’ di Di Maio ha riacceso i fari sull’isola che non c’è: quel centro di gravità permanente che la Dc e Battiato – con diverse intenzioni – hanno iscritto nella cultura politica e popolare italiana. L’evento ha scatenato l’esegesi sui globuli scudocrociati che sgorgherebbero gagliardi dalle arterie di giovani aedi del ‘centro moderato’ e di vecchi navigatori paleodemocristiani impegnati ad ammaestrare con ricette prêt-à-porter gli acerbi discepoli. A scorrere l’anagrafe del ‘centrismo’ italiano in questo momento si contano, al netto di Berlusconi che almeno i suoi voti ce li ha (meno di una volta ma ci sono veramente), non meno di otto organismi, tra l’unicellulare e il ‘qualcosa di più’. Con una caratteristica che li accomuna: sono fatti di ceto politico, talvolta abbastanza consumato per ragioni anagrafiche e comunque proiettato verso la perpetuazione del sé.
Politica e danari: per il sindaco si raddoppia ma nessuno lo dice
La nebulosa del populismo ha depositato le sue sostanze tossiche dappertutto nel nostro ordinamento, presumendo di assecondare, non di guidare verso obiettivi compatibili con l’evoluzione del sistema – come si converrebbe per una democrazia matura – gli istinti e gli umori del popolo. Un capolavoro di questo genere di prodotti fu l’abolizione di ogni risorsa pubblica destinata ai partiti, scelta che ha sancito la definitiva consegna della politica nelle mani di finanziatori privati, più o meno occulti, affermando, peraltro, la tendenza cesaristica in atto da qualche decennio nel sistema dei partiti. Del resto nel nostro paese il rapporto ‘danari-politica’ ha rappresentato da sempre un argomento spinoso, circonfuso di sospetto, dove l’inversione dell’onere della prova rappresenta la regola. Si pensi, ad esempio, a quella scia velenosa lasciata nell’immaginario degli italiani dal trattamento – economico e non – riservato parlamentare, il ‘politico’ per antonomasia. [Leggi di più…]