È naturale guardare con un certo disincanto all’attuale dibattito sul presidenzialismo. Da quarant’anni, infatti, nel nostro Paese si discute di riforme istituzionali per dare maggiore stabilità ai Governi, di fatto inutilmente. Tutte le precedenti proposte infatti o si sono arenate in Parlamento oppure sono state respinte per referendum dagli elettori. Nemmeno il clima di unità nazionale che ha caratterizzato i governi Monti e Draghi è stato in tal senso favorevole. [Leggi di più…]
Presidente della Repubblica: che il passato illumini il futuro
Il clima di forte attesa e di tensione politica, destinato a crescere nei prossimi giorni, intorno all’elezione del prossimo Capo dello Stato, è la migliore riprova del peso politico-istituzionale che tale carica ha assunto nel nostro sistema politico-istituzionale. Non che i nostri costituenti avessero per essa disegnato un ruolo meramente onorifico e decorativo. Ispirandosi al modello del Sovrano statutario, i Padri costituenti hanno attribuito al Presidente della Repubblica rilevantissimi poteri in relazione a tutti e tre i poteri: il rinvio delle leggi approvate dal Parlamento; l’emanazione dei decreti legge e dei decreti legislativi del Governo; la nomina di un terzo dei giudici della Corte costituzionale; il potere di grazia e di commutazione delle pene; la presidenza del Consiglio superiore della magistratura e del Consiglio supremo di difesa. Ma soprattutto due poteri che in genere, nei sistemi parlamentari, non spettano al Capo dello Stato: la nomina del Governo e lo scioglimento delle Camere.
Costituzione e pandemia
Forse mai come ora la Costituzione è invocata per sostenere tesi radicalmente opposte circa l’introduzione del green pass. I contrari si appellano all’inviolabilità della propria libertà personale (art. 13) che si traduce nelle loro assolute libertà di circolazione (art. 16) e di cura (art. 32). I favorevoli, invece, fanno leva sulla tutela della salute come interesse collettivo (art. 32) in grado di limitare le suddette libertà.