Malgrado l’eterogeneità della galassia dei populismi (europei) – per dettagli si veda M. Zulianello (2020) – la necessità condivisa di tutelare la sovranità popolare potrebbe indurci ad una rapida deduzione: i populisti davanti al conflitto in Ucraina dovrebbero schierarsi con il paese aggredito e con il Presidente Zelenski legittimamente eletto dal suo popolo. Una tale deduzione risulta subito troppo semplice e semplificatrice. Infatti, non è un dettaglio il fatto che, seppur con qualche eccezione, l’insieme dei populismi europei si sia trovato in un certo imbarazzo dovuto alla cosiddetta Russian connection.
Il vento in poppa del populismo di Visegrád
L’ultimo rapporto di Nation in Transit è intitolato significativamente La falsa promessa del populismo. Il titolo rispecchia l’argomento centrale del rapporto: l’ondata crescente di populismo, le cui origini sono rintracciate nelle elezioni ungheresi del 2010. Alla base di quest’ondata populista, il rapporto di Freedom House identifica come tratto comune la presenza di un leader salvifico con tendenze autoritarie che galvanizza gli elettori in nome di una comunità misticamente omogenea. La fonte di tutte le disgrazie momentanee di questo fantomatico ‘popolo’ si trova sempre in un gruppo più o meno eterogeneo di élite corrotte (dal punto di vista economico e, spesso anche, culturale e spirituale) e con un elenco variabile di nemici esterni (per esempio, le ONG, le banche, ma anche singoli individui, come il finanziere e filantropo George Soros). Su questa struttura discorsiva manichea sono emerse con maggiore visibilità tematiche anti-immigrazione e piattaforme di protezionismo economico, spesso declinato in chiave anti-europea. [Leggi di più…]