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Alcune considerazioni sul referendum sulla giustizia

26 Maggio 2022 di Stefano Ceccanti Lascia un commento

Il prossimo 12 giugno saremo chiamati a votare i referendum sulla giustizia. Dei sei quesiti presentati dalla Lega e dai Radicali, i cinque che hanno passato il vaglio della Corte Costituzionale prevedono:

  1. L’abolizione del decreto Severino.
  2. I limiti agli abusi della custodia cautelare.
  3. La separazione delle carriere dei magistrati sulla base della distinzione tra funzioni giudicanti e requirenti.
  4. L’equa valutazione dei magistrati.
  5. La riforma del CSM.

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I referendum dopo lo Spid

4 Ottobre 2021 di Stefano Ceccanti 1 commento

L’emendamento Magi approvato nella legge di conversione di un decreto con la conseguente crescita di firme nel referendum cosiddetto eutanasia (già comunque avviato al successo) e ancor più in quello sulla cannabis hanno riaperto un dibattito su questo istituto che non va ristretto solo a questa giusta modernizzazione. Alcuni punti di tensione già c’erano prima di questa innovazione, ma ora si accrescono in modo deciso.

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La riforma del sistema elettorale del Csm: un nodo ineludibile

10 Giugno 2019 di Stefano Ceccanti Lascia un commento

Anche se quasi nessuno lo sa, sono più di tre decenni da quando i radicali proposero un referendum abrogativo sul sistema elettorale del Csm, avendolo correttamente individuato come una pesante distorsione del sistema. Eleggere la componente togata su liste concorrenti con voto di preferenza su scala nazionale significa rendere candidati ed eletti ostaggi di un rigido sistema di correnti e, dentro di esse, di uno spicchio di consensi spalmati su tutto il territorio.

Questo meccanismo distorsivo si inserisce a sua volta in un sistema segnato da una parte dall’unicità delle carriere e dall’autodeterminazione da parte delle procure dei criteri di priorità dell’azione penale e dall’altra da istituzioni deboli e non riformate dentro cui si agitano partiti deboli. Le cariche giudiziarie diventano quindi sempre più importanti nel sistema complessivo, nei suoi squilibri, e il meccanismo di reclutamento, anche per questo, sempre meno difendibile.

Un’indagine giudiziaria ha scoperto alcune dinamiche reali che evidenziano la non difendibilità di questo sistema. Del resto il ministro Orlando aveva creato nella scorsa legislatura una commissione ad hoc per questa riforma.

Teniamo però presenti tre avvertimenti.

Il primo è sull’autonomia della politica. Sarebbe bene che anche stavolta, e in generale in nessun caso, venissero però prese per oro colato, come sentenze definitive di un giudice terzo, atti parziali usciti dalle procure, ossia da una parte, e pubblicate, spesso con dei copia e incolla da organi di stampa, alcuni dei quali avvezzi ad uno selettivo di questi atti contro avversari politici.

Il secondo è sull’intreccio con possibili riforme costituzionali che è un problema reale, ma che non va usato in chiave benaltrista. Personalmente ritengo non solo doverosa la separazione delle carriere tra chi accusa e chi giudica, e conseguentemente anche la creazione di due distinti Csm, ma la ritengo anche una conseguenza logica di un’altra riforma costituzionale, quella dell’articolo 111 sul giusto processo. Questo dibattito, però, non può essere un alibi oggi. Il superamento del sistema vigente con legge ordinaria si può adottare subito nel Csm unico e si può poi trasporre, nel caso, nei due separati.

Il terzo è sull’attenzione da prestare alle false soluzioni, prima fra tutte il sorteggio. A prescindere dai seri dubbi di costituzionalità nell’adottare un sistema del genere per organi rappresentativi che appassionano i cultori della materia (la Costituzione parla di elezione), una scelta del genere delegittima del tutto la magistratura, ritenuta incapace di scegliere meglio del caso i propri rappresentanti. Il sistema va liberato da rigide logiche correntizie, ma senza delegittimare la magistratura come tale.

Veniamo quindi al merito. Ho ripresentato in questa legislatura due testi simili fondati sul collegio uninominale, con alcune differenze tecniche che qui tralascio, identici a quelli presentati dieci fa in Senato, dopo uno scambio di idee con costituzionalisti e operatori del settore.

L’unico modo per sganciare il più possibile gli eletti da logiche associative opprimenti è quello di scegliere un sistema di selezione basato sulla persona e tarato su una base territoriale che garantisce la conoscenza del candidato e delle sue qualità da parte dei suoi potenziali elettori. Questo profilo coincide con un sistema elettorale basato su collegi uninominali.

L’obiezione classica che si fa a questo strumento è di cadere in logiche micro-territoriali, ma in questo caso la critica non funziona a causa del numero relativamente basso dei collegi: uno per magistrati che esercitano le funzioni di legittimità presso la Corte suprema di cassazione e la Procura generale presso la stessa Corte; quattro per i magistrati che esercitano le funzioni di pubblico ministero presso gli uffici di merito e presso la Direzione nazionale antimafia; undici per magistrati che esercitano le funzioni di giudice presso gli uffici di merito, ovvero che sono destinati alla Corte suprema di cassazione impedisce una frammentazione localistica.

È quindi il momento di assumere una iniziativa seria e tempestiva di tutti coloro che non cercano capri espiatori ma soluzioni, che non si alimentano di benaltrismo e che credono in strumenti nuovi che non delegittimano la magistratura nel suo insieme.

 

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Il caso Salvini-Diciotti: coerenze e incoerenza alla prova

19 Febbraio 2019 di Stefano Ceccanti 7 commenti

Com’è noto l’articolo 96 della Costituzione e la legge costituzionale 1/1989 prevedono che nel caso dei cosiddetti reati ministeriali la Camera di appartenenza possa evitare il processo a un ministro votando a scrutinio palese a maggioranza assoluta dei componenti «ove reputi…che l’inquisito abbia agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di Governo». [Per saperne di più…]

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Democrazia rappresentativa e democrazia diretta: un rapporto da migliorare, ma non da stravolgere

18 Ottobre 2018 di Stefano Ceccanti Lascia un commento

Si è aperto un dibattito importante su quella che potrebbe essere la prima riforma costituzionale della legislatura, quella relativa all’istituzione del referendum propositivo. È probabile, infatti, che la maggioranza voglia procedere a partire dal proprio progetto di legge, l’Atto Camera 1173.

Il tema non è affatto un tabù, tant’è che il principio era presente anche nella riforma costituzionale bocciata dagli elettori il 4 dicembre 2016 e tant’è che io stesso, prima della maggioranza, avevo presentato una proposta analoga, l’Atto Camera 726.

Potete trovare tutti i dettagli nell’apposito dossier dei servizi studi di Camera e Senato a questo link.

Tuttavia, come sempre, il diavolo si nasconde nei dettagli e, pur a partire da un’analoga finalità, le due proposte si presentano al momento chiaramente alternative e non componibili per tre differenze di fondo. [Per saperne di più…]

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Leggere Valbruzzi e Vignati e capire che questo Governo era il più logico, ma non è detto che la maggioranza sia consolidata

27 Maggio 2018 di Stefano Ceccanti 2 commenti

Non me ne vogliano i bravi coautori, però tra tante cose interessanti del volume curato da Marco Valbruzzi e Rinaldo Vignati per l’istituto Cattaneo e il Mulino, Il vicolo cieco, appena uscito, i due contributi più interessanti a spiegare oltre che il voto quello che sta succedendo dopo il voto, sono proprio quelli dei due curatori.

Basta aprire pagina 183 e guardare la Tabella 10, ossia i partiti disposti sulla doppia linea di frattura europeisti-sovranisti e sinistra-destra per capire cosa sia cambiato tra 2013 e 2018 e cosa stia avvenendo ora. Su quella sinistra-destra non è accaduto granché e, se essa avesse pesato oggi come allora, i due forni per il M5S avrebbero pesato in modo identico, il M5S avrebbe potuto davvero essere agnostico. Il punto è, come spiega Valbruzzi a pag. 184, che gli attori politici hanno inteso riposizionarsi soprattutto su quella «che divide gli europeisti dagli euroscettici». Per inciso un’attenta lettura del programma della sola Lega Nord (rispetto a quello scolorito della coalizione) e della parte «Sviluppo economico» del M5s conferma in pieno questa lettura, ben più di quanto non appaia a Bobba e Seddione (pag. 25) perché, se anche, come essi rilevano mancava le proposte più radicali di referendum, vi era comunque la teoria che l’interesse nazionale risiedesse in un meno di integrazione (Lega, già federalista ed ora «nazionale e nazionalista» come precisa Vampa a p. 57) o sul fatto che la sostenibilità del debito non sarebbe sostanzialmente un problema ove si uscisse dall’Euro (M5S). [Per saperne di più…]

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Valutare la legge Rosato: parametro e risultati

6 Novembre 2017 di Stefano Ceccanti 3 commenti

La valutazione di qualsiasi legge elettorale richiede ovviamente prima di individuare il parametro di giudizio, operazione che richiede di esplicitare dei giudizi di valore (di per sé opinabili) che si connettono a una lettura della concreta società chiamata ad utilizzarlo (anche qui con valutazioni opinabili). [Per saperne di più…]

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