Un tribunale spagnolo ha rifiutato di pubblicare il codice sorgente del software che approva le richieste di sussidi per combattere la povertà, a fronte dei rincari dell’energia, aggiungendo che la divulgazione del codice di questo programma rappresenta un pericolo per la sicurezza pubblica e la sicurezza nazionale. Si, avete letto bene. L’algoritmo che assegna i sussidi è una questione di sicurezza nazionale.
Errore 404 – Democrazia non trovata
Il Prof. Lessig dice giustamente che «il codice [software] è legge», poiché il software controlla chi può fare cosa, senza eccezioni. C’è un crescente malcontento nel mondo verso il controllo del codice da parte delle multinazionali, e molti stati stanno introducendo regole di «sovranità digitale» per affermare il diritto a determinare come il software vada gestito. In realtà, limitarsi alla sola critica verso i GAFAM, rischia di essere miope. Mettendo a fuoco la questione, ci si dovrebbe chiedere: «se non i GAFAM, chi dovrebbe controllare il software?»
Per il settore privato la risposta è semplice ed è spiegata chiaramente dalle bellissime motivazioni della sentenza antitrust USA vs. Columbia Steel [https://supreme.justia.com/cases/federal/us/334/495/]. Il controllo dovrebbe essere frammentato in quante più mani possibili: maggiore concorrenza. [Leggi di più…]
Rosso di sera
Macchine coscienti ?
Tutti ricordiamo HAL 9000, il computer ‘intelligente’ di 2001: Odissea nello spazio. Ingannava il tempo giocando a scacchi con David, parlava come un assistente vocale e quando scoprì il piano per disattivarlo, decise di uccidere gli astronauti per proseguire nel suo obiettivo segreto.
Dieci anni dopo, nel 1979, in Star Trek, il Comandante Kirk si trova ad affrontare V’ger, una nave aliena che si rivela essere la sonda spaziale Voyager 6 che si credeva fosse finita in un buco nero. Intercettata da macchine viventi, viene fatta evolvere fino a sviluppare una propria coscienza e le viene assegnata la missione di imparare tutto ciò che può e di cercare il suo creatore per restituirgli la conoscenza appresa. Questi sono solo due esempi di come l’arte ci abbia proposto una visione dell’evoluzione dell’informatica fino a sviluppare una autodeterminazione e persino una coscienza.
Parimenti, anni or sono si pensava che si potesse generare la vita in laboratorio. È trascorso un secolo dalla pubblicazione di Frankenstein; probabilmente se Hollywood avesse sviluppato quel filone (ricordiamo ad esempio Blade Runner), oggi ci chiederemmo nei convegni se un replicante può sposare un umano e se veramente piange i propri cari. Invece si è sviluppato il filone dei computer ‘intelligenti’ e ci chiediamo se un computer potrà divenire cosciente. [Leggi di più…]
L’identità immateriale tra concorrenza e privacy
La pandemia ha spostato online buona parte delle attività che prima si svolgevano offline, consentendo alle nostre società di mitigarne l’impatto.
Questa migrazione, tuttavia, ha palesato ad una più ampia fetta della popolazione il ruolo di accentramento svolto dai grandi intermediari digitali, in genere chiamati ‘piattaforme’, un termine che ritengo fuorviante perché sottende una neutralità nella gestione delle comunicazioni che in realtà non esiste: gli intermediari sfruttano e valorizzano le attività che intermediano. [Leggi di più…]
L’Intelligenza artificiale ed il «Perfetto conferenziere»
La narrazione che viene fatta dell’Intelligenza Artificiale le attribuisce delle virtù salvifiche. A sentire certi programmi televisivi, leggere certi articoli e alcuni siti web, sembra di avere a che fare con i proverbiali elisir del far west, intrugli miracolosi, venduti da imbonitori sui loro carri Conestoga, che erano elisir ‘brevettati’, prodotti sulla base di sofisticate ricette segrete frutto di conoscenze indiane esoteriche, che assicuravano essere la soluzione per la tubercolosi, la tosse indiana e persino per l’indigestione.
Mi è capitato di partecipare a una conferenza internazionale sull’Intelligenza Artificiale in cui un relatore ha fatto riferimento ad una teorica IA in grado di esaminare, valutare e fornire un giudizio su chi, tra i partecipanti, fosse un «perfetto conferenziere». [Leggi di più…]
Sparisce il lavoro degli altri
Quando alle elementari abbiamo imparato ad estrarre le radici quadrate, abbiamo fatto molta fatica e per calcolarne una ci mettevamo molto tempo. Prima dell’avvento delle calcolatrici, per fare una radice quadrata, quello era l’unico modo per fare i calcoli. Un modo che richiedeva molto tempo.
Una volta digitalizzata quella procedura ed inserita in una calcolatrice, approfittando della velocità di elaborazione, fare una radice quadrata è diventata una attività istantanea.
Tra parentesi, se si scorrono i giornali dell’epoca, ovvero se si cerca negli archivi online dei giornali, si scopre che allora vi fu un dibattito circa il fatto che, se usate a scuola le calcolatrici (allora chiamate ‘calcolatori elettronici’), gli studenti avrebbero perso una parte delle loro facoltà mentali, sarebbero state un po’ meno intelligenti, l’attività era caratteristica del ‘sapere’ che una buona formazione doveva assicurare, e così via.
Intelligenza artificiale e creatività
L’Intelligenza Artificiale ha poco a che spartire con la ‘intelligenza’ per come ognuno di noi la interpreta. È un modo di fare software basato su algoritmi ed elaborazioni statistiche che manca totalmente – e non potrebbe essere diversamente – di alcuni aspetti caratteristici dell’intelligenza umana, quale la capacità congiunte di astrarre e dedurre, di coinvolgere aspetti emotivi, di includere creatività, di essere cosciente di se stessa.
Con una affermazione paradossale, qualcuno ha detto che, quando una Intelligenza Artificiale sarà in grado di piangere i propri cari, allora si potrà dire realmente intelligente.