Anche i più strenui apologeti del paradigma dominante, quello che pone la pena come giusta retribuzione della colpa, devono tuttavia riconoscere la mancanza di giustificazioni razionali capaci di legittimarne in maniera inequivocabile la logica proporzionalistica. La pena può sostenersi soltanto su una concezione sacralizzata, che riconosca nella pena una azione di annullamento, capace di cancellare la colpa, e che perciò attribuisca alla punizione una funzione di purificazione, mediante la quale possa essere reintegrato un ordine turbato. Tutta la presunta ‘razionalità’ della pena in senso giuridico poggia sulla possibilità di stabilire una rigorosa corrispondenza fra colpa e pena, tale per cui la ‘ragione’ per la quale si infligge una pena sta nella necessità di ‘equilibrare’ la colpa. La pena dovrebbe dunque trovare una giustificazione razionale in un contesto di carattere religioso, e propriamente nell’idea che l’espiazione sia indispensabile, allo scopo di rimediare alla lesione introdotta dalla colpa.
Brigate Rosse: fu davvero terrorismo?
La mia opinione sulle recenti dichiarazioni di Barbara Balzerani è insieme netta e articolata. Trovo inopportuno, offensivo, in ogni senso censurabile l’attacco indiscriminato alle vittime della lotta armata. Se Balzerani ha in mente qualche persona alla quale motivatamente ci si possa riferire come testimonianza vivente di chi si serva del ruolo di vittima come di un mestiere, renda meno fumoso il suo atto di accusa e faccia esempi concreti. Con ciò evitando di accomunare in quell’accusa vittime che tali sono state e restano, senza aver tratto alcun vantaggio da questa condizione. Senza dire che, nella sua genericità allusiva, e vagamente minacciosa, quella denuncia ricalca da vicino messaggi di stile mafioso, molto lontani dalle modalità espressive abitualmente adoperate dai militanti delle Brigate Rosse. Ma il nucleo del ragionamento è un altro. Depurata da insinuazioni inaccettabili, l’affermazione di Balzerani è semplicemente banale, e dunque tale da non meritare particolare considerazione. Da Tucidide in giù, la storia è sempre stata scritta dai vincitori. Di conseguenza, la storia è sempre parziale, come espressione di un punto di vista inevitabilmente unilaterale. [Per saperne di più…]
Bilancio scomodo della legislatura
Se il livello del dibattito politico fosse per lo meno decente, i dati relativi alla legislatura che si è appena conclusa dovrebbero indurre una seria riflessione. Il primo aspetto da sottolineare è quello che riguarda il ricorso alla decretazione d’urgenza, vale a dire ad uno strumento il cui uso è previsto dalla Costituzione «in casi di comprovata urgenza e necessità». Nei cinque anni appena trascorsi, questa risorsa che dovrebbe essere ‘straordinaria’ è stata utilizzata per ben 95 volte, consegnando il record all’esecutivo guidato da Letta, con una media di 2,5 decreti al mese. Non meno abnorme – e cioè, al di fuori della norma – l’affidamento al voto di fiducia come procedura di approvazione di una provvedimento legislativo. Il primato, in questo caso, spetta a Gentiloni, al quale si deve una media di 2,48 voti di fiducia al mese, per un totale di 107 voti di fiducia lungo l’arco dell’intera legislatura. [Per saperne di più…]
Il caso Riina: il diritto sospeso tra retribuzione, autodifesa e vendetta
Fulminee ad accendersi, quanto rapide ad esaurirsi, le polemiche relative al cosiddetto ‘caso Riina’ lasciano in eredità alcune questioni di fondo, non necessariamente legate alla vicenda del capo di Cosa Nostra. I fatti sono noti. La prima sezione penale della Corte di Cassazione per la prima volta ha accolto il ricorso del difensore di Totò Riina, che chiede il differimento della pena o, in subordine, la detenzione domiciliare. [Per saperne di più…]
“Io la chemio non la voglio”. Sul caso Eleonora Bottaro
È raro trovarsi in una situazione così difficile da interpretare correttamente, così irriducibile a giudizi univoci, così aperta a soluzioni fra loro diverse e divergenti. Il caso dei genitori di Eleonora Bottaro, raggiunti da un avviso di garanzia con l’accusa di omicidio colposo aggravato, per aver indotto la figlia a rifiutare la chemioterapia, sembra inventato appositamente per turbare le coscienze e dividere l’opinione pubblica. Ha ragione la Procura di Padova, quando ipotizza una precisa responsabilità dei familiari, seguaci dell’impostazione del medico tedesco Hamer, contrario alle cure tradizionali, e perciò colpevoli di aver condizionato la scelta di Eleonora? [Per saperne di più…]