Sono in molti ad essere ormai sgomenti di fronte alla continuazione della guerra russo-ucraina e si chiedono perché l’Ucraina non mostri una volontà di un accomodamento che porti ad una pace. Ho provato a scavare nella storia ben poco nota dell’Ucraina per trovare qualche spiegazione ed ecco che cosa ho scoperto. [Leggi di più…]
Quanto capitalismo può ancora sopportare la nostra società?
Colin Crouch si faceva una domanda simile una decina di anni fa, ma prima di lui erano stati in molti a chiederselo fin dai tempi di Malthus e Marx. Il capitalismo è finora sopravvissuto, perché ha mostrato una forte capacità camaleontica, adattandosi alle sfide più gravi portate dai movimenti filosofici, sindacali, politici che hanno cercato di contrastarlo, ma soprattutto per la sua capacità di soddisfare bisogni, veri o creati ad arte, dei cittadini delle società liberali in cui il capitalismo si è radicato, a fronte di altri sistemi economici che non ci sono riusciti. [Leggi di più…]
Perché le crisi attuali non sono ‘cigni neri’
Si sta ormai diffondendo un nuovo vocabolo – policrisi – per definire l’intricata situazione economico-politico-sociale in cui stiamo vivendo, che vede crisi di tipo diverso inanellarsi e contagiarsi da ormai una quindicina d’anni. [Leggi di più…]
Sovranità e futuro dell’Europa
È stato scritto che il processo di integrazione europea, dopo i suoi inizi dovuti alla necessità di superare la cultura del conflitto che aveva distrutto l’Europa e di rispondere alle pressioni americane, ha fatto passi in avanti solo a seguito di crisi. E ciò perché la “sovranità” a cui le nazioni europee si erano abituate nel corso dei secoli da quando erano sorte era ancora considerato l’unico strumento capace di garantire libertà e sicurezza ai cittadini di ciascuna “patria”, anche se poi produceva conflitti devastanti fino alle due guerre mondiali. L’aver adottato un metodo di integrazione per “steps” ha garantito a lungo il bilanciamento tra le nuove sfide e il mantenimento il più a lungo possibile di tutta la “sovranità” che si poteva mantenere. [Leggi di più…]
Quale futuro per l’economia mondiale?
Era da un pezzo che qualche voce dissonante avvertiva che il ‘cortotermismo’ a cui si era rassegnata la politica, sostenuta da una teoria economica ‘mainstream’ che si interessava prevalentemente di modelli di previsione a breve termine, avrebbe generato crisi dovute all’incapacità di leggere i trend di medio-lungo periodo, sia in campo politico sia in quello economico. In un tale contesto, quando la crisi scoppia, tutti sono disposti a sostenere che era imprevedibile, che era sorprendente, che si trattava di un ‘cigno nero’, salvo scoprire col senno di poi che c’erano state molte avvisaglie e che si sarebbe potuto attrezzare l’economia se non proprio ad evitare la crisi, almeno a contenerla meglio. [Leggi di più…]
I paradossi dell’economia russa
Quando nell’estate del 2019 io e mio marito Stefano (Zamagni) accompagnammo in un giro di cinque giorni i nostri nipoti ormai grandi a visitare Mosca e San Pietroburgo toccammo con mano le difficoltà di visitare la Russia. Niente si poteva dare per scontato, né che ci avessero informato che il balletto di cui avevamo acquistato i biglietti era stato spostato di teatro, né che le pensioni dove dormivamo non accettassero le carte di credito, né che i bancomat (a San Pietroburgo) non riportassero scritte se non in russo e così via.
Qual è il vero problema del debito pubblico?
Oggi tutti gli Stati spendono molto a causa dell’emergenza sanitaria, economica, sociale ed ambientale e spendono con insufficienti coperture da parte delle entrate fiscali. Per effettuare i pagamenti promessi, devono dunque ricorrere a prestiti, che ingrossano il ‘debito pubblico’. Che cosa ci dice la storia sulla sostenibilità del debito pubblico? Innanzitutto, ci dice che sono moltissimi i casi in cui lo stato debitore non ha onorato la restituzione, lasciando correre il cosiddetto ‘default’, ossia la cessazione del pagamento di tutti i debiti.