Si sta ormai diffondendo un nuovo vocabolo – policrisi – per definire l’intricata situazione economico-politico-sociale in cui stiamo vivendo, che vede crisi di tipo diverso inanellarsi e contagiarsi da ormai una quindicina d’anni. [Per saperne di più…]
Sovranità e futuro dell’Europa
È stato scritto che il processo di integrazione europea, dopo i suoi inizi dovuti alla necessità di superare la cultura del conflitto che aveva distrutto l’Europa e di rispondere alle pressioni americane, ha fatto passi in avanti solo a seguito di crisi. E ciò perché la “sovranità” a cui le nazioni europee si erano abituate nel corso dei secoli da quando erano sorte era ancora considerato l’unico strumento capace di garantire libertà e sicurezza ai cittadini di ciascuna “patria”, anche se poi produceva conflitti devastanti fino alle due guerre mondiali. L’aver adottato un metodo di integrazione per “steps” ha garantito a lungo il bilanciamento tra le nuove sfide e il mantenimento il più a lungo possibile di tutta la “sovranità” che si poteva mantenere. [Per saperne di più…]
Quale futuro per l’economia mondiale?
Era da un pezzo che qualche voce dissonante avvertiva che il ‘cortotermismo’ a cui si era rassegnata la politica, sostenuta da una teoria economica ‘mainstream’ che si interessava prevalentemente di modelli di previsione a breve termine, avrebbe generato crisi dovute all’incapacità di leggere i trend di medio-lungo periodo, sia in campo politico sia in quello economico. In un tale contesto, quando la crisi scoppia, tutti sono disposti a sostenere che era imprevedibile, che era sorprendente, che si trattava di un ‘cigno nero’, salvo scoprire col senno di poi che c’erano state molte avvisaglie e che si sarebbe potuto attrezzare l’economia se non proprio ad evitare la crisi, almeno a contenerla meglio. [Per saperne di più…]
I paradossi dell’economia russa
Quando nell’estate del 2019 io e mio marito Stefano (Zamagni) accompagnammo in un giro di cinque giorni i nostri nipoti ormai grandi a visitare Mosca e San Pietroburgo toccammo con mano le difficoltà di visitare la Russia. Niente si poteva dare per scontato, né che ci avessero informato che il balletto di cui avevamo acquistato i biglietti era stato spostato di teatro, né che le pensioni dove dormivamo non accettassero le carte di credito, né che i bancomat (a San Pietroburgo) non riportassero scritte se non in russo e così via.
Qual è il vero problema del debito pubblico?
Oggi tutti gli Stati spendono molto a causa dell’emergenza sanitaria, economica, sociale ed ambientale e spendono con insufficienti coperture da parte delle entrate fiscali. Per effettuare i pagamenti promessi, devono dunque ricorrere a prestiti, che ingrossano il ‘debito pubblico’. Che cosa ci dice la storia sulla sostenibilità del debito pubblico? Innanzitutto, ci dice che sono moltissimi i casi in cui lo stato debitore non ha onorato la restituzione, lasciando correre il cosiddetto ‘default’, ossia la cessazione del pagamento di tutti i debiti.