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Cancel culture, guerra e nuovi eroi

13 Giugno 2022 di Birgitta Nedelmann 3 commenti

In occasione del centodecimo anniversario dalla nascita di Raoul Wallenberg, l’eroe svedese che ha salvato circa 100.000 ebrei ungheresi durante la Seconda guerra mondiale, l’ambasciatore americano in Israele, Thomas Nides, ha domandato:

«Che cosa avrebbe fatto Raoul Wallenberg adesso nella guerra in Ucraina?» (The International Raoul Wallenberg Foundation 01.06.2022).

La stessa domanda si potrebbe fare a riguardo di Folke Bernadotte, l’eroe ‘opportuno’ analizzato nell’ultimo fascicolo di «Paradoxa»:

Che cosa avrebbe fatto Folke Bernadotte adesso per salvare le vite umane nella guerra russa in Ucraina?

Ho scritto la mia analisi sull’eroe opportuno prima che la Russia invadesse l’Ucraina.

Una lezione che ci insegnano le guerre è che esse producono, ma distruggono anche, gli eroi. La cultura della cancellazione è accompagnata da una cultura della creazione di eroi. Da un lato Vladimir Putin si presenta attraverso i media ufficiali russi come salvatore del popolo russo dall’aggressione dell’Ovest. Dall’altro il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, si presenta fin dall’inizio come un tipo nuovo d’eroe. Nei suoi video odierni si rivolge direttamente ai paesi europei e alle loro istituzioni politiche con messaggi, ogni tanto provocatori, chiedendo loro di fornire armi e soldi per combattere l’aggressore russo. È troppo presto per fare un’analisi profonda dei suoi video. Ma già adesso si può dire che Zelensky rappresenti un nuovo tipo di eroe moderno, che si potrebbe chiamare un eroe video.

La Seconda guerra mondiale ha prodotto tipi diversi di eroi, l’eroe diplomatico (come nel caso di Wallenberg, oppure Chiune Sugihara, che ha salvato più di 6000 ebrei nel Baltikum), l’eroe imprenditore (come Giorgio Perlasca), oppure quello opportuno (Folke Bernadotte). In genere, la costruzione culturale di eroi ha la funzione di aumentare la motivazione dei combattenti al sacrificio delle proprie vite e, se necessario, all’uccisione dell’avversario per salvare il territorio e i valori del paese dagli invasori aggressori.

Tipicamente, nelle guerre la costruzione e la distruzione di simboli culturali vanno di pari passo. Nella guerra russa sono stati distrutti dei monumenti nazionali, profanati i luoghi commemorativi dell’Olocausto (come Babyn Yar) e bombardati edifici culturali (come il teatro di Mariupol). La cancel culture fa parte integrale di ogni guerra. Appartiene alla professione del militare cancellare la cultura dell’avversario. In questa guerra russa siamo diventati testimoni televisivi di una battaglia di cultures e counter-cultures. Sono stati tolti i nomi di strade e di piazze e sostituiti con nomi russi. Il tentativo di introdurre la lingua russa e di togliere le targhe scritte in lingua ucraina è un altro esempio del tentativo di eleminare la cultura esistente e di imporre la counter-culture russa.

Un’ultima osservazione riguarda la questione se la neutralità di un paese favorisca la costruzione culturale di eroi.

Raoul Wallenberg e il Conte Bernadotte furono protetti nelle loro attività dalla neutralità del loro paese d’origine. Se la Svezia non fosse stata ‘neutrale’ durante la Seconda guerra mondiale, avrebbe potuto creare degli ‘eroi’ come Wallenberg e Bernadotte? Dipingere gli autobus con il colore bianco non sarebbe stato possibile se la Svezia fosse stata alleata con una parte dei poteri maggiori.

L’aggressione russa ha spinto sia la Finlandia, sia la Svezia a ripensare la loro posizione di ‘neutralità’, oppure, come si dice in modo più coretto, di ‘libertà di alleanza’. Tutti e due i paesi vogliono diventare membri della NATO. Ci si può domandare se la Svezia, una volta lasciata la posizione comoda della ‘neutralità’, possa offrire la stessa condizione favorevole per creare eroi. In futuro, il passaporto svedese non sarà più, per i suoi cittadini, una garanzia di imparzialità, la possibilità di (fare finta di) non stare da nessuna parte. Scambiare il profilo ‘neutrale’ con quello di un membro della NATO avrà come conseguenza la costruzione di un’altra immagine culturale dello svedese. Il ruolo internazionale finora attribuito allo svedese – d’esser cioè un negoziatore e mediatore di pace privilegiato – apparterrà al passato.

Per rispondere alla domanda sopra citata dell’ambasciatore Thomas Nides:

Anche con le migliori intenzioni, né Raoul Wallenberg, né Folke Bernadotte avrebbero potuto agire da ‘eroi’ e salvare vite umane nella presente guerra russa in Ucraina. I veri eroi sono le donne e gli uomini finora sconosciuti, che aiutano i cittadini ucraini e salvano vite umane in modo discreto. Per dirla con Mario Vargas Llosa, sono gli eroi «discreti».

guerra ucraina

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Commenti

  1. Dino Cofrancesco dice

    14 Giugno 2022 alle 10:24

    Straordinario articolo di Birgitta! La conobbi diversi anni fa come una delle più fini e intelligenti studiose di Simmel, la rileggo oggi, colpito dall’originalità e dalla profondità delle sue riflessioni.

    Rispondi
    • Birgitta dice

      15 Giugno 2022 alle 9:26

      Grazie, caro Dino Cofrancesco, avrebbe qualcosa da dire il nostro Simmel sulla guerra?

      Rispondi
      • Pier Paolo Portinaro dice

        15 Giugno 2022 alle 15:57

        Anch’io ho letto con piacere, e meditando su un ennesimo tramento (quello della società posteroica), l’intervento di Birgitta, con vivo il ricordo di essere stato suo ospite in terra svedese

        Rispondi

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