Paradoxaforum

  • Home
  • Contatti
  • Chi siamo
Ti trovi qui: Home / Interventi / Carl Schmitt e i limiti della democrazia

Carl Schmitt e i limiti della democrazia

12 Dicembre 2019 di Michele Marsonet Lascia un commento

Assistere alle mattane dell’indecente dibattito politico italiano e leggere al contempo – del tutto fortuitamente – alcuni scritti di Carl Schmitt può causare una sorta di ‘cortocircuito mentale’. Me ne sono accorto alcune sere fa quando, dopo aver visto l’ennesimo comizio travestito da talk show, con scene da trattoria di quart’ordine, sparate di ogni tipo e battute da caserma, ho incrociato alcune frasi del grande filosofo del diritto e della politica tedesco.

L’attenzione per Schmitt, nonostante la sua adesione al nazismo, non è mai venuta meno tra politologi, filosofi e giuristi. Troppo geniale e innovativo il suo pensiero per permettersi il lusso di trascurarlo. Né si sono fatti irretire dal paradigma del ‘politically correct’ parecchi intellettuali di sinistra che gli hanno dedicato articoli e libri, mettendone in luce l’assoluta originalità.

Colpisce soprattutto l’analisi impietosa della democrazia liberale e del parlamentarismo. Oggi sono considerati elementi naturali della vita politica dalla stragrande maggioranza di partiti e movimenti, pur con molte distinzioni. C’è chi esalta soprattutto la democrazia, accentuando la sua ispirazione egualitaria, e chi invece insiste sul liberalismo, anteponendo la libertà del singolo all’eguaglianza, considerata alla stregua di un’utopia irrealizzabile.

E tuttavia solo alcune esigue minoranze mettono in dubbio i fondamenti della liberaldemocrazia auspicando il passaggio a ordinamenti politici diversi, di sinistra o di destra. Le alternative radicali non sono di moda e vengono viste come proposte di tipo folkloristico, da non prendere sul serio.

Ogni tanto entrano in scena movimenti difficilmente classificabili, come per esempio quello di Beppe Grillo. Ma, anche in questo caso, l’alternativa al sistema – ammesso che ci sia – non è articolata in termini chiari e convincenti. Sembra più un’esaltazione della protesta fine a se stessa che il tentativo di ‘pensare’ un modo diverso di organizzare la vita politica, precisandone i rapporti con la sfera della società civile.

Schmitt affronta il problema in modo radicale, mettendo a fuoco i fondamenti ‘spirituali’ del parlamentarismo. A suo avviso anche il parlamento, come ogni altra grande istituzione, presuppone delle idee specifiche. Qual è, dunque, il fondamento spirituale cui ho appena accennato? Egli lo individua nella ‘discussione pubblica’, nel senso che tutte le norme e tutte le disposizioni parlamentari ricevono un loro senso anzitutto attraverso la discussione e la pubblicità.

Attenzione, però. Nucleo della concezione liberale è che il confronto paritario purifichi la natura accidentale e immediata delle opinioni e degli interessi dei singoli individui, consentendo, in ultima istanza, di giungere a un insieme abbastanza vasto di verità razionali condivise da tutti. L’interesse individuale è immediato, ma tale immediatezza viene sciolta all’interno del libero gioco degli interessi, i quali troveranno in quella sede il loro coordinamento.

Tutto bene, quindi? Solo in apparenza. Che succede se la maggioranza smette di credere alla bontà della libera discussione e dubita sia possibile avvicinarsi gradualmente, per suo tramite, alla verità e alla legittimità? Si verifica il corto circuito, poiché, secondo lo studioso tedesco, in qualsiasi ordinamento può esservi eterogeneità di scopi, ma non di principi. La costituzione di Weimar nascondeva in se stessa i germi dell’autodistruzione, offrendo ospitalità tanto ai suoi difensori quanto a coloro che volevano abbatterla. Di qui la necessità di un ‘principio di ordine’ definito in modo preciso, altrimenti Stato, Costituzione e Nazione diventano involucri vuoti che si possono riempire con i contenuti più disparati.

Lo stesso concetto di democrazia, nonostante l’opinione comune, risulta incompatibile con i principi che fondano il parlamentarismo. Se si intende essere conseguenti dopo aver proclamato l’identità di legge e volontà popolare, occorre ammettere che la democrazia non può avere come fondamento il pluralismo, bensì l’omogeneità. Parole dure, che senz’altro feriscono le nostre orecchie. Ma anche parole basate su una logica rigorosa che poco o nulla lascia al sentimento.

In realtà, il giurista tedesco riprende, estremizzandole, idee già presenti in Pareto e in Weber (per citare solo due nomi), rilevando l’aspetto prevalentemente irrazionale della natura umana e sottolineando quanto il mito e il capo carismatico siano importanti nell’attività politica. Viene pure evidenziata la sostanziale incapacità delle istituzioni liberali di controllare l’ingresso delle masse nella politica e l’illusione che le tecniche di governo siano sufficienti: «Non esiste politica senza autorità, né autorità senza un’etica in cui credere». E la fiducia nella sola pubblicità della discussione gli appare decisamente priva di fondamenti.

Tutti siamo a conoscenza di tante celebri e scontate obiezioni. Come sosteneva Winston Churchill, la democrazia è il peggior sistema politico possibile, tranne il fatto che non ve ne sono di migliori. Al governo dovrebbero andare i più competenti, ma come individuarli e con quali strumenti controllare il loro operato? E via di questo passo. Eppure il dibattito pubblico italiano e i personaggi, spesso farseschi, che lo popolano suscitano ‘cattivi pensieri’ anche in una mente disposta a riconoscere la validità degli ideali liberaldemocratici. Di qui il corto circuito di cui parlavo prima. Penso sia uno stato di sofferenza assai più diffuso di quanto si crede, e nessuno al momento è in grado di prevedere quale impatto avrà nel prossimo futuro.

 

Condividi:

  • Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
  • Altro
  • Fai clic qui per stampare (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)

Archiviato in: Interventi

Privacy e cookie: Questo sito utilizza cookie. Continuando a utilizzare questo sito web, si accetta l’utilizzo dei cookie.
Per ulteriori informazioni, anche su controllo dei cookie, leggi qui: Informativa sui cookie

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Tema in discussione

  • L'Europa da Ventotene ad oggi
  • I voti dell'Europa
  • Democrazie e guerra
  • Presidenzialismo
  • Guerra russo-ucraina
  • Il vaccino della conoscenza
  • Rientro a scuola. La sfida al Covid
  • CoVid19. Le angolazioni della crisi
  • Fatti e disfatti
  • Unione Europea
  • Il ’68, lo Stato, la nazione
  • Comunicazione politica
  • Newsletter

    * campi obbligatori

    Commenti recenti

    • Eufrasia su Non genocidio, ma crimini di guerra
    • Giovanni Biondi su Il baro destino di John Maynard Keynes di non essere ascoltato
    • carmelo vigna su Il baro destino di John Maynard Keynes di non essere ascoltato

    GLI AUTORI

    IL TEMA IN DISCUSSIONE

    L’Europa da Ventotene ad oggi

    Il Manifesto di Ventotene. Qualche considerazione di metodo

    31 Marzo 2025 di Dino Cofrancesco 3 commenti

    Giuseppe Ieraci sul post di ParadoxaForum, del 28 marzo, Sovversivi e comunisti a Ventotene, analizzando criticamente Il Manifesto di Ventotene ha parlato di «un apparato concettuale che oggi desta perplessità: lotta e coscienza di classe, rivoluzione, collettivizzazione, proletariato, sfruttamento capitalistico, imperialismo, si tratta di un linguaggio tardo ottocentesco che era tipico dell’humus … [continua]

    Archiviato in:Il tema in discussione Contrassegnato con: politica, storia, L'Europa da Ventotene ad oggi, Ventotene

    Sovversivi e comunisti a Ventotene

    27 Marzo 2025 di Giuseppe Ieraci 2 commenti

    «La caduta dei regimi totalitari significherà sentimentalmente per interi popoli l’avvento della ‘libertà’; sarà scomparso ogni freno, ed automaticamente regneranno amplissime libertà di parola e di associazione. Sarà il trionfo delle tendenze democratiche». Sono parole di Silvio Berlusconi? Oppure di Volodymyr Zelenskyj? … [continua]

    Archiviato in:Il tema in discussione Contrassegnato con: Governo italiano, L'Europa da Ventotene ad oggi, Ventotene

    Quelli che l’Europa di Ventotene

    24 Marzo 2025 di Gianfranco Pasquino 1 commento

    «L’Europa di Ventotene», ha affermato la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, «non è la mia Europa». Non avrebbe certamente potuto esserlo poiché lei non si sarebbe mai trovata fra i confinati a Ventotene, ma certamente a Roma fra i confinatori fascisti. Perché gli alleati del regime fascista che metteva in galera e confinava i suoi oppositori erano proprio i nemici dell’Europa di Ventotene. … [continua]

    Archiviato in:Il tema in discussione Contrassegnato con: Europa, democrazia, L'Europa da Ventotene ad oggi, Ventotene

    Galleria fotografica

    Questo slideshow richiede JavaScript.

    Archivi

    Privacy Policy

    Contattaci

    Nova Spes International Foundation
    Piazza Adriana 15
    00193 Roma

    Tel. / Fax 0668307900
    email: nova.spes@tiscali.it

    Statistiche

    • 193.484 clic

    Seguici

    • Facebook
    • Instagram
    • Twitter
    • YouTube

    © Copyright 2016 Paradoxa Forum · All Rights Reserved