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I cattolici in politica: in quanto cittadini, non in quanto cattolici

24 Maggio 2018 di Sergio Belardinelli 2 commenti

In questi anni mi è capitato abbastanza spesso di intervenire sul tema dei cattolici e la politica, ma mai che l’abbia fatto spontaneamente o perché sospinto dalla convinzione di avere qualcosa da dire; sempre invece su sollecitazione di qualcuno o per rispondere a qualcun altro, come peraltro accade anche questa volta. Se Francesco D’Agostino non avesse scritto il suo bellissimo editoriale e Laura Paoletti non mi avesse invitato a dire la mia in proposito, non mi sarei neanche sognato di farlo. Ma tant’è.

Venendo alla nostra questione, ritengo, e non da oggi, che in una società plurale, liberale e democratica i cattolici, come del resto i non cattolici, possono avere idee politiche molto diverse, votare partiti molto diversi, senza che questo li renda più o meno cattolici di altri. Sta qui forse la ragione per cui, pur avendo interesse per la politica, non riesco mai ad appassionarmi al tema dei cattolici e la politica. In altre parole, non penso che esista una politica ‘cattolica’, né che i cattolici debbano votare questo o quel partito; esiste invece una buona politica, che ovviamente può essere ispirata anche da idee cattoliche, ma il cui banco di prova è dato principalmente dagli obbiettivi concreti che persegue e dalla competenza e del realismo con cui questi obbiettivi vengono perseguiti. [Per saperne di più…]

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I cattolici tra razionalismo e irrazionalismo, tra autenticità e omologazione

14 Maggio 2018 di Andrea Bixio Lascia un commento

I cattolici italiani devono interloquire a partire da norme consolidate dalla dottrina e magari dal diritto canonico, ad esempio in materia di famiglia o in materia di salvezza? O devono dialogare a partire da istanze sociali ed intellettuali considerate prevalenti nella società attuale cercando di individuare valori che siano idonei a riarmonizzare da un lato la Chiesa con la società, dall’altro lato la società con se stessa quando sia attraversata da conflitti etici profondi?

Dalla lettura del testo di D’Agostino e dei commenti già pervenuti mi è sembrato si potessero dedurre i due interrogativi che seguono. Ed è su questi che è senz’altro utile svolgere una breve riflessione.

Prima di tutto ritengo che si debbano evitare due errori gravi. Da un lato confondere il legato dottrinale che abbiamo ereditato dal passato con la parola di Cristo fino a sovrapporre quello a questa, dall’altro lato subire l’egemonia di forme di comportamento sociale prive di un autentico fondamento che si ritengano legittime solo perché apparentemente prevalenti. [Per saperne di più…]

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I cattolici e la politica: cambi di registro. O no?

26 Aprile 2018 di Carmelo Vigna 2 commenti

Conosco Francesco D’Agostino da parecchi anni, oramai. E mi sono sempre sentito onorato dalla sua cara amicizia, anche se non di rado mi sono trovato su posizioni diverse dalle sue, e anche opposte, in tema di etica pubblica. Giorni fa Francesco D’Agostino ha pubblicato un importante editoriale su «Avvenire».

Le battute conclusive, devo confessare, mi hanno piacevolmente sorpreso. Alla fine del suo intervento, infatti, egli rimodula in modo molto significativo un punto di vista che aveva in passato coltivato con tenacia. Alludo a quella linea di etica pubblica, praticata da una certa parte della cattolicità italiana molto vezzeggiata da «Avvenire», che riteneva indispensabile «operare sul piano delle norme» (prendo qui a prestito parole di D’Agostino), cioè poi far approvare delle leggi che ratificassero, e quindi rendessero obbligatori per tutti i cittadini, i ‘valori’ propri del cattolicesimo italiano così come era rappresentato dalle ‘prese di posizione’ della CEI (per molti anni guidata dal card. Ruini, come è noto). [Per saperne di più…]

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Ancora sul populismo. In risposta a Paradoxaforum

18 Gennaio 2018 di Carlo Marsonet 2 commenti

Scelta felice quella del forum di «Paradoxa» di far vertere un dibattito su quel tema che ormai è sulla bocca di tutti, ovvero il populismo. La parola è ormai fin troppo impiegata, se ne abusa letteralmente, tanto da divenire un vero e proprio passe-partout, ancorché il vocabolo sia consustanzialmente tanto scivoloso e «camaleontico», per dirla con Paul Taggart, quanto lo è il suo referente cardine, il popolo.
Giornalisti, in primis, anche se non mancano studiosi di professione troppo disinvolti (e pregiudizialmente orientati su basi moralistiche) nell’adoperare l’etichetta, concorrono ad esacerbare la confusione intorno al termine. «Venditori professionisti di idee di seconda mano», così salacemente definiti da Friedrich August von Hayek, molti intellettuali brandiscono l’attributo ‘populista’ a mo’ di clava nei confronti di chi la pensa diversamente. In sostanza, per riprendere Dino Cofrancesco, ormai «dopo l’SOS Fascisme, dopo l’SOS Racisme, ora è la volta dell’SOS Populisme», e il vocabolo, se inflazionato e, ancor peggio, se impiegato come «un’etichetta infamante e un operatore di amalgama che permette di stigmatizzare, riunendoli abusivamente, un certo numero di fenomeni sociopolitici o di leader giudicati detestabili o temibili da chi li denuncia» (Pierre-André Taguieff), smarrisce la sua pregnanza e utilità. [Per saperne di più…]

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Il vento in poppa del populismo di Visegrád

11 Gennaio 2018 di Sorina Soare Lascia un commento

L’ultimo rapporto di Nation in Transit è intitolato significativamente La falsa promessa del populismo. Il titolo rispecchia l’argomento centrale del rapporto: l’ondata crescente di populismo, le cui origini sono rintracciate nelle elezioni ungheresi del 2010. Alla base di quest’ondata populista, il rapporto di Freedom House identifica come tratto comune la presenza di un leader salvifico con tendenze autoritarie che galvanizza gli elettori in nome di una comunità misticamente omogenea. La fonte di tutte le disgrazie momentanee di questo fantomatico ‘popolo’ si trova sempre in un gruppo più o meno eterogeneo di élite corrotte (dal punto di vista economico e, spesso anche, culturale e spirituale) e con un elenco variabile di nemici esterni (per esempio, le ONG, le banche, ma anche singoli individui, come il finanziere e filantropo George Soros). Su questa struttura discorsiva manichea sono emerse con maggiore visibilità tematiche anti-immigrazione e piattaforme di protezionismo economico, spesso declinato in chiave anti-europea. [Per saperne di più…]

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