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Autobiografia della ‘non’ nazione

2 Luglio 2020 di Laura Paoletti 1 commento

[Editoriale di «Paradoxa» 2/2020, Essere (o non essere) italiani, a cura di Gianfranco Pasquino]
Io non mi sento italiano
Ma per fortuna o purtroppo lo sono
Giorgio Gaber

Più di altre volte, il titolo scelto dal Curatore è efficace nel restituire intenti, esiti e tensioni interne dell’operazione tentata con questo numero. Nonostante non arrivi ad esser formulato con il carattere esplicito di una domanda o come un’aperta alternativa tra due opzioni, il sospetto amletico, pudicamente trattenuto dalle parentesi, è, a ben guardare, quello che dà il tono all’intero fascicolo: così che la questione dell’essere italiani si viene via via trasformando, nel susseguirsi di contributi e analisi, in una riflessione sui molti sensi in cui si può (si deve?) non esserlo. [Per saperne di più…]

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Appunti sull’ennesima (necessaria) riforma elettorale

29 Giugno 2020 di Pino Pisicchio Lascia un commento

Ora che si è allentata la morsa del Covid 19 sulla vita civile e politica italiana, si è ripreso alla Camera il dibattito sulla riforma elettorale, resasi necessaria in previsione dell’entrata in vigore del taglio dei parlamentari.

La proposta in campo, condivisa dalla maggioranza di governo e firmata dal presidente della Commissione Affari Costituzionali Brescia, si muove nella logica dell’adattamento possibile alla nuova numerosità del Parlamento della rappresentanza, avendo a riferimento la legge elettorale vigente, di cui verrebbe rimossa la quota di eletti nei collegi uninominali. La parte rimanente, infatti, combacerebbe con il numero dei parlamentari da eleggere dopo la riduzione. Vale la pena spendere qualche considerazione. [Per saperne di più…]

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Finché c’è guerra civile c’è speranza

25 Giugno 2020 di Dino Cofrancesco 1 commento

Due anni fa Sheri Berman, docente del Barnard College (Columbia University) e autrice di un importante saggio su Democracy and Dictatorship in Europe (Oxford U.P., 2019), pubblicò su «The Guardian» un articolo che mi è venuto in mente in queste settimane, Why Identity Politics Benefits the Right more than the Left.

L’enfasi sull’identità e le differenze – era la sua tesi – sia pure dettata dalla sincera passione politica di chi si fa paladino dei gruppi discriminati (donne, neri, gay etc.), non rafforza la partecipazione autentica di cui ha bisogno una sana democrazia liberale ma esaspera la conflittualità in modo pericoloso. La differenza, infatti, diventa la linea attorno a cui si dispongono tutte quelle appartenenze trasversali che garantiscono, in una società moderna, come insegnò il geniale Georg Simmel, la convivenza civile. [Per saperne di più…]

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Chi è il leader? Impariamo dalla storia

22 Giugno 2020 di Paolo Pombeni Lascia un commento

A volte qualche reminiscenza storica può aiutare. Anche in questi tempi in cui torna la domanda (parlare di nostalgia mi sembrerebbe eccessivo) dell’uomo solo al comando.

Nel periodo precedente la prima guerra mondiale, ci fu un certo successo in Germania per la ‘via peculiare’ (Sonderweg) tedesca al costituzionalismo: il Reich non poteva permettersi il parlamentarismo conflittuale fra i partiti, perché era una potenza circondata da competitori potenzialmente nemici, e dunque aveva bisogno dell’unicità del comando, indispensabile per affrontare l’emergenza di una guerra. Solo i paesi che non si trovavano a fronteggiare questi pericoli potevano permettersi il lusso di una democrazia competitiva. [Per saperne di più…]

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Della primavera

15 Giugno 2020 di Raul Gabriel Lascia un commento

In queste settimane è fonte di parziale sollievo e domande irrisolte l’arrivo della primavera. Improvvisamente, ci si accorge che i flussi della natura scorrono indifferenti alle nostre pastoie, quasi fosse una novità inedita. Vero e suggestivo, se non fosse che è sempre stato così.

Non mi risulta che molti si accorgessero della inesorabile esplosione di vita che ciclicamente si ripete quando, ad esempio, il Mediterraneo inghiottiva centinaia di esseri umani dimenticati per destino solo qualche mese fa. La primavera non se ne è accorta, è di moda dire oggi, quando, dopo molti decenni da casi analoghi, ci troviamo nel mezzo di un’epidemia i cui tempi non sono certi, ma la cui estensione è inedita.

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Per un umanesimo ecologico. La natura come responsabilità umana.

8 Giugno 2020 di Luisella Battaglia 1 commento

«L’uomo è la natura che ha preso coscienza di sé stessa». Le parole di Elisée Reclus (1830-1905), il più grande geografo dell’800, sintetizzano perfettamente il sentimento nuovo che l’ecologia ha generato nelle nostre coscienze e che la ‘Giornata mondiale per l’Ambiente’ ha il merito di ricordarci: l’idea della natura come responsabilità umana.

«L’azione dell’uomo, così potente per prosciugare i laghi, per livellare gli ostacoli tra i diversi paesi, per modificare la ripartizione primaria delle specie vegetali e animali», si legge nella sua opera più significativa, L’homme et la Terre, «è di un’importanza decisiva nelle trasformazioni che subisce l’aspetto esterno del pianeta. Essa può abbellire la Terra ma può anche imbruttirla: secondo lo stato sociale e i costumi di ciascun popolo, essa può contribuire tanto a degradare la natura quanto a trasfigurarla». [Per saperne di più…]

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Per una politica dei principi

28 Maggio 2020 di Carmelo Vigna Lascia un commento

Ogni nostra parola e ogni nostro gesto sono dettati dalla pulsione a perseguire un certo fine che li unifichi. E siccome i nostri fini nella quotidianità sono molti, la stessa pulsione tende a unificare i vari fini in un fine (vagamente) unico (la salute, il denaro, il potere, la fama, l’amore ecc.). Questa pulsione a unificare afferra anche la pratica della politica, naturalmente. Anche la politica è infatti un tentativo di unificare: unificare l’agire dei molti per condurli verso un fine che sia, appunto, comune.

Nel secolo scorso si è tentato di unificare politicamente attraverso ‘ideologie’ più o meno totalizzanti (collettivismo, liberalismo, fascismo, nazismo ecc.). I risultati sono stati sempre o quasi sempre disastrosi. Sicché oggi nessuno ha il coraggio di coltivare un disegno politico che vada oltre un tempo breve-brevissimo. Siamo in qualche modo eredi stanchi e disillusi della recente modernità.

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