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Reddito di cittadinanza: perché non può funzionare

26 Giugno 2017 di Maurizio Ferrera Lascia un commento

«Di fronte a 17 milioni di persone a rischio povertà il reddito di cittadinanza è la priorità del Paese». Così ha proclamato Beppe Grillo in occasione della marcia Perugia-Assisi tenutasi il 20 maggio scorso. Cosa rispondere a questo novello Prometeo (la definizione è sua) che combatte per «restituire dignità agli italiani»?

Le persone in condizioni di povertà relativa sono in effetti tantissime in Italia. Anche limitandoci alla povertà assoluta, la cifra è anomala rispetto agli altri paesi: più di quattro milioni di persone nel 2016. Aiutare chi si trova in condizioni di bisogno (soprattutto i minori) è un intento lodevole, e ai Cinque Stelle va riconosciuto il merito di aver posto il problema in agenda.  Ma il reddito di cittadinanza è la risposta sbagliata, per le seguenti ragioni: 1) il nome è fuorviante, molti italiani hanno capito che tutti i cittadini avranno un reddito garantito, non solo i residenti bisognosi; 2) la proposta pone troppa enfasi sulla garanzia di un trasferimento; 3) non è accompagnata da proposte concrete su come creare nuovi posti di lavoro;  4) accetta implicitamente l’idea che nel nostro paese non ci può più essere lavoro per tutti, e che lo stock di occupazione vada redistribuito; 5) ha un costo molto elevato (venti miliardi di euro), con coperture a dir poco incerte. [Leggi di più…]

Archiviato in: Interventi Etichettato con: reddito di cittadinanza

Letture e lettori facili e difficili

19 Giugno 2017 di Laura Paoletti Lascia un commento

[Editoriale da «Paradoxa» 2/2017, Le società (in)civili, a cura di Gianfranco Pasquino]

Questo fascicolo si offre a due livelli di lettura; ma forse anche a due letture e infine persino a due lettori di tipo diverso: per questo è bene fare chiarezza.

Il primo livello, più immediato, è quello di un’ampia ricognizione, che si fa denuncia circostanziata, di sacche di inciviltà: quelle sacche che si creano quando la società (in prima battuta) civile si ripiega su se stessa, frantumandosi in gruppi e comportamenti autoreferenziali che di civile hanno ben poco. Il passo dalla legittima tutela di un’identità, professionale o di altro genere, a quella degenerazione che felicemente il Curatore definisce «corporativismo amorale» è purtroppo breve: lo dimostra la variegata fenomenologia dell’inciviltà qui proposta, che spazia da categorie più ovvie (i politici, per esempio) a quelle assai meno scontate in questo contesto( le associazioni femministe, per esempio). [Leggi di più…]

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Nel «merito». Note critiche sull’ideologia meritocratica

15 Giugno 2017 di Giuseppe Tognon Lascia un commento

Il merito e la democrazia. Il merito è diventato il convitato di pietra di ogni discorso pubblico. Di quello privato lo è sempre stato, ma la novità è che oggi discorso pubblico e discorso privato paiono purtroppo coincidere. Meritare è diventato sinonimo di qualità, di successo, di prestigio. Che sia anche sinonimo di giustizia, interessa sempre meno. I sistemi pubblici si sono privatizzati e invocano riforme fondate sul merito; la politica trasforma in merito perfino il fatto di essere giovani, inesperti, puri, in una logica che rovescia la concezione prudenziale ed esperienziale di un merito costruito nel tempo. Nella scuola, dove dovrebbe essere coltivato con intelligenza, tenendo presente le esigenze delle diverse età e le disuguaglianze di origine, è diventato un tema ambiguo, tirato a destra o sinistra da pulsioni meritocratiche o da retoriche ugualitarie false. [Leggi di più…]

Archiviato in: Interventi Etichettato con: meritocrazia, merito, democrazia

Vademecum critico per la discussione sulla legge elettorale

6 Giugno 2017 di Marco Valbruzzi 3 commenti

Premetto che questo è un articolo che non avrei voluto e dovuto scrivere. Il dibattito italiano sulla riforma della legge elettorale è talmente deprimente da non meritare lo spreco di altro inchiostro. I politici, tutti senza troppe distinzioni, sono degli ignoranti manipolatori: ignorano del tutto la materia, ma non vogliono privarsi del gusto di piegarla ai loro comodi interessi di brevissima durata. È evidente a tutti che, dopo più di trent’anni di dibattito pubblico sul tema, ancora faticano a capire che cos’è e come funziona un sistema elettorale. Quando non sanno più cosa inventarsi, tirano fuori dal cilindro un latinetto senza senso, convinti di camuffare così la loro monumentale ignoranza.

A rimorchio, per così dire, arrivano poi i giornalisti che riescono a rendere ancora più incomprensibile una discussione sconclusionata e insensata. Ormai è matematicamente provato che ogni mattina un lettore italiano di un qualsiasi quotidiano si alzerà e leggerà un articolo sbagliato sui sistemi elettorali passati, presenti o futuri. Sabato, crepi l’avarizia, abbiamo addirittura fatto il bis: prima è arrivato il direttore del Fatto Quotidiano, l’intransigente Marco Travaglio, a segnalarci che gli elettori tedeschi votano con due schede (ne esiste una sola) e poi si è aggiunto il vice-direttore di Repubblica, Massimo Giannini, a ricordarci che nel famigerato Porcellum i ‘nominati’ nelle liste bloccate erano soltanto la metà. Non so cosa sia esattamente la post-verità, ma qui ci stiamo avvicinando a passo speditissimo. Invece, per chi ha aperto i giornali domenica, la palma della mala información va al fondatore di Repubblica, Eugenio Scalfari, che ha infilzato una serie di labirintici nonsense dai quali è difficile non uscire storditi.

In questo Circo Barnum dell’elettoratologia italiana non mancano certo gli esperti del settore, più presunti che reali. Loro, politologi o costituzionalisti a pieno servizio, sono i veri trapezisti dello show: riescono a saltare da un modello all’altro con l’abilità e l’agilità di un giovane Tarzan, sempre sulla scia delle vorticose capriole dei politici rampanti di turno. Esemplari, in questo senso, sono le piroette giuridiche dei giudici della Corte costituzionale, le cui sentenze in materia non hanno nulla da invidiare alle arringhe del peggior azzeccagarbugli. Siamo addirittura arrivati ormai al paradosso che qualsiasi normativa elettorale non riuscirebbe a superare indenne la giungla di condizioni ed eccezioni di costituzionalità elaborate dai sottili dottori della Legge radunati alla Consulta. [Leggi di più…]

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La libertà incomincia dall’educazione

5 Giugno 2017 di Sergio Belardinelli 1 commento

Se dovessimo scegliere una parola per evocare il senso più profondo dell’epoca moderna, molto probabilmente sceglieremmo libertà. Da Lutero ai giorni nostri, passando attraverso le grandi rivoluzioni politiche e sociali del XVIII-XIX secolo, è questa la parola che, almeno in Occidente, ha trasformato radicalmente la nostra vita. Dopo che religione, politica, economia, filosofia, arte vennero pervase dalla libertà, niente poté più restare come prima. Ma oggi, sebbene la parola continui a risuonare ovunque, allargando addirittura lo spazio della sua sovranità (si pensi ai cosiddetti nuovi diritti), si incomincia ad avvertire anche qualcosa che, diciamo così, non torna. Da un lato siamo liberi di fare scelte che fino a ieri sarebbero risultate semplicemente impensabili, come mettere al mondo un figlio ricorrendo a sofisticate tecniche di inseminazione artificiale o come andare e tornare in giornata da Roma a New York, dall’altro, però, sembra che la nostra libertà non sia più capace di incidere veramente sulle condizioni ‘materiali’ e politiche della nostra vita. [Leggi di più…]

Archiviato in: Interventi Etichettato con: libertà, educazione

Modello tedesco: doch, certamente sì

31 Maggio 2017 di Gianfranco Pasquino 2 commenti

Sento l’obbligo di avvisare i lettori di questo forum che non sono fra i primi venti esperti italiani di leggi elettorali. Almeno, così ha deciso senza ripensamenti la Commissione Affari Costituzionali della Camera che non mi ha invitato alle audizioni in materia tenute fra la fine di marzo e l’inizio di aprile di quest’anno. Cercando di recuperare propongo qui di seguito la scheda elettorale usata in Germania, di qualche interesse per chi volesse importare il sistema elettorale tedesco che si chiama, non a caso, «proporzionale personalizzata». [Leggi di più…]

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“Io la chemio non la voglio”. Sul caso Eleonora Bottaro

29 Maggio 2017 di Umberto Curi 1 commento

È raro trovarsi in una situazione così difficile da interpretare correttamente, così irriducibile a giudizi univoci, così aperta a soluzioni fra loro diverse e divergenti. Il caso dei genitori di Eleonora Bottaro, raggiunti da un avviso di garanzia con l’accusa di omicidio colposo aggravato, per aver indotto la figlia a rifiutare la chemioterapia, sembra inventato appositamente per turbare le coscienze e dividere l’opinione pubblica. Ha ragione la Procura di Padova, quando ipotizza una precisa responsabilità dei familiari, seguaci dell’impostazione del medico tedesco Hamer, contrario alle cure tradizionali, e perciò colpevoli di aver condizionato la scelta di Eleonora? [Leggi di più…]

Archiviato in: Interventi Etichettato con: Eleonora Bottaro, chemio, medicina alternativa, fine vita

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