A quasi trent’anni dalla diffusione dell’Internet commerciale nel mondo occidentale non possiamo più immaginare una società, un’economia, una vita individuale che ne sia priva.
Non è un fenomeno nuovo: dall’energia elettrica alla radio/televisione, alle automobili, sono numerose le tecnologie che hanno trasformato il mondo occidentale fino a rendere inconcepibile – non solo impraticabile – un ‘prima di loro’. Allo stesso modo in cui lo sono per esempio gli antibiotici, l’estrazione di combustibili fossili, la diagnostica per immagini, ma con una differenza ontologica, poiché le tecnologie del primo gruppo vengono impiegate direttamente dall’utente finale, quelle del secondo vengono rese disponibili tramite l’intervento specialistico di chi le governa: chiunque utilizza da sé un forno a microonde, ma per eseguire una risonanza magnetica occorre una competenza specialistica.
È vero che agli albori dell’introduzione delle radio così come delle automobili i loro utilizzatori disponevano tipicamente di qualche competenza sul loro funzionamento, ma la loro trasformazione in utilità ha rapidamente rimosso questa necessità. Lo sviluppo della pervasività di Internet ha replicato il medesimo fenomeno, probabilmente con una radicale contrazione temporale e un altrettanto radicale maggiore pervasività sistemica, e così oggi siamo tutti utilizzatori assidui e assuefatti di strumenti diventati indispensabili, ma di cui diffusamente non conosciamo il funzionamento.
La non conoscenza di funzionamento è almeno di due tipi, schematizzabili come conoscenza strumentale e conoscenza socioeconomica. La prima riguarda il funzionamento tecnico, sia esso applicabile alla centralina di comando dell’iniezione elettronica del motore della nostra automobile oppure ai protocolli di rete o a un content delivery network nel caso dei servizi internet. Il secondo tipo di conoscenza riguarda invece il funzionamento delle attività e dei modelli di business degli attori primari che governano le tecnologie e il loro reale impatto nella vita sociale e nella società civile.
La differenza tra questi due tipi di conoscenza è radicale per definire i nostri comportamenti di utilizzatori. Per esempio, come utilizzatore finale, il mio comportamento nei confronti della televisione non cambia in funzione della conoscenza della trasmissione delle onde elettromagnetiche o della struttura di un display LCD, ma cambia radicalmente se conosco il funzionamento delle tecniche di persuasione o di manipolazione dell’informazione messe in atto nella produzione di un notiziario. Conoscere come funziona tecnicamente uno strumento può essermi utile per tutelare maggiormente la mia sicurezza fisica, ma conoscere come funziona un modello di business di un servizio tecnologico pervasivo e le sue conseguenze può orientare i miei comportamenti in una sfera molto più ampia, che ha a che fare con le mie scelte quotidiane, la mia partecipazione alla vita sociale, la costruzione di un modello gnoseologico ed ermeneutico del comportamento.
Questo aspetto assume una rilevanza peculiare nel caso dei servizi internet non solo a causa della loro particolare pervasività ma anche perché essi influenzano o determinano aspetti fondanti della realtà sociale, come l’accesso alla conoscenza, la formazione delle opinioni pubbliche, l’informazione e la disinformazione, le relazioni tra individui o tra questi ultimi e le istituzioni, fino alla libertà della partecipazione democratica. E non è solo la rilevanza di Internet a rappresentare una questione sociale fondamentale, ma anche la concentrazione oligopolista dei suoi servizi più diffusi: nel corso degli anni è infatti tramontata l’idea originaria di Internet come fattore abilitante di un ‘intelligenza collettiva’ per essere sostituita dalla costituzione di un’«infoplutocrazia», come Stefano Quintarelli (nel suo libro Capitalismo immateriale) definisce il predominio di pochi attori che governano i servizi internet «con una compressione di diritti e garanzie per vaste parti della società e con rilevante influenza politica».
Data la posta in gioco diventa rilevante l’argomento a cui abbiamo fatto cenno, cioè l’importanza della competenza e della conoscenza delle regole di funzionamento reale dei servizi Internet di uso quotidiano. È tuttavia vero che l’acquisizione di questo tipo di competenze e conoscenze è oneroso, specialistico e non immediato, quindi non facilmente diffondibile. Sembra un’impasse: da una parte occorrerebbe una maggiore diffusione della competenza, dall’altra vi sono ostacoli reali affinché ciò accada.
In questo quadro è tuttavia possibile percorrere una strada differente, cioè lo sviluppo diffuso della consapevolezza. Intendiamo con questo che un discreto livello di consapevolezza, se non di competenza specifica, è comunque un fattore abilitante perché un pubblico di non specialisti possa costruirsi delle opinioni fondate su fatti e indirizzare di conseguenza le proprie scelte di comportamento. Nello specifico, la diffusione di una maggiore consapevolezza sul funzionamento dei servizi Internet e sui loro possibili impatti, in gran parte occulti, rappresenterebbe un passo significativo per la riappropriazione di diritti e per l’incremento di una coscienza critica.
Perché la consapevolezza si possa diffondere occorre però che essa sia divulgata in una maniera atta a raggiungere un pubblico di non specialisti, per superare l’ambito – determinante ma ristretto – dell’attivismo di nicchia.
È in questo quadro che presentiamo un esempio riuscito di divulgazione della consapevolezza sul funzionamento di alcuni servizi internet che rappresentano una minaccia reale alla privacy e alla democrazia. Si tratta di un fumetto – ecco la scelta di un medium atto alla divulgazione – che descrive il funzionamento del browser Chrome e di Google per presentare a un pubblico ampio il funzionamento del capitalismo della sorveglianza descritto da Shoshana Zuboff.
Il fumetto è intitolato esplicitamente Contra Chrome ed è stato realizzato da un’attivista per i diritti digitali e per la privacy, Leah Elliott. È liberamente distribuibile con una licenza Creative Commons e, apparso nell’aprile 2022 in inglese, è stato tradotto in tedesco, italiano, francese e spagnolo, raggiungendo una diffusione che ha superato quella della cerchia degli ‘addetti ai lavori’ o degli attivisti.
Contra Chrome narra la trasformazione del browser di Google da applicazione veloce e leggera in un mezzo di sorveglianza di massa, strumento cardine del sistema di sorveglianza governato da Google. Si tratta anche una parodia: è infatti il remix di un fumetto che nel 2008 Google commissionò a Scott McCloud (affermato autore del settore) per presentare al pubblico il proprio browser. Questo fumetto si intitolava Google Chrome e venne pubblicato qualche giorno prima dell’introduzione del browser per spiegarne le novità e il funzionamento; poiché era l’unica fonte di informazione sul tema ha avuto un successo gigantesco.
Il remix di Leah Elliott si presenta come un aggiornamento dell’originale di Scott McCloud, quindi ne riprende lo stile, la grafica, i colori, i personaggi, ma – annunciandosi come un update – presenta le novità e il funzionamento di Chrome dodici anni più tardi. E ci racconta una storia completamente differente di quella di Google/McCloud, descrivendo il funzionamento di un browser il cui compito è controllare la vita degli utenti in ogni momento, a loro insaputa e senza il loro consenso, come una lente onnipresente che osserva e penetra le nostre vite quotidiane per estrarne dati e informazioni senza nostra consapevolezza e comprensione, al fine di monetizzarli rivendendoli.
Dopo avere disvelato le dinamiche di funzionamento di Chrome e Google, Leah Elliott ci presenta un’altra realtà ancora più preoccupante: la raccolta dei dati, la costruzione di profili individuali dettagliati, la sorveglianza continuativa non servono solo a servirci pubblicità personalizzate, ma vengono utilizzate anche per influenzare i processi collettivi fondanti delle democrazie, come le elezioni politiche. Le manipolazioni elettorali nelle elezioni statunitensi e nel referendum sulla Brexit sono solo un primo esempio: quello che può accadere in futuro, soprattutto per gli individui più deboli e meno protetti, è ignoto.
Contra Chrome è un esempio riuscito di divulgazione della consapevolezza perché si fa leggere con la piacevolezza di un fumetto, spesso ci fa sorridere, ma ci racconta una storia estremamente seria e preoccupante che riguarda tutti, i singoli individui come la società.
E nella parte finale la consapevolezza presentata nel corso delle 30 pagine dell’opera si trasforma in una chiamata alla responsabilità individuale perché il sistema di sorveglianza non è inevitabile. Le alternative ci sono e vengono presentate: si possono utilizzare browser e software alternativi, si può essere parte attiva nell’ecosistema digitale così come parte attiva della difesa dell’ecosistema naturale. Apparteniamo a una natura in pericolo e apparteniamo a un’infosfera intossicata, ma nell’uno come nell’altro caso tocca a noi decidere cosa fare: accettare, soccombere o cambiare. Per questo il fumetto si conclude con una sola grande tavola, in cui coralmente ci viene chiesto: «TU, COSA INTENDI FARE?». Ma questo è il punto: per fare occorre essere consapevoli.
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