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Dall’accoglienza all’integrazione

24 Novembre 2016 di Adriano Fabris 2 commenti

piccola-piccola-schngenHa ragione Stefano Zamagni a delineare, con il consueto acume, le novità dell’attuale, complesso panorama dei flussi migratori, soprattutto tenendo conto delle loro conseguenze economiche. Del tutto condivisibile è pure il suo richiamo all’inadeguatezza delle politiche in merito messe in opera sia a livello nazionale, sia a livello europeo. A ciò va aggiunto il fatto che questioni decisive non solo per la loro portata globale, ma per il futuro stesso del nostro continente diventano spesso solo pretesti per uno scontro politico di basso profilo, e per cavalcare un populismo sempre più ottuso e feroce.

Zamagni propone un “migration compact” da gestire a livello europeo riequilibrando le diseguaglianze relative alle possibilità d’accoglienza che vi sono tra i diversi, singoli paesi. L’idea è più che giusta: una centralizzazione risulta necessaria nella misura in cui, per gestire tali aspetti, è indispensabile un coordinamento politico.
Il rischio però è che si ripresentino di nuovo quelle derive burocratiche e quella ricerca di un’unanimità decisionale a tutti i costi, peraltro impossibile su alcuni temi, che hanno finora bloccato, insieme ad altri fattori, l’attivazione di efficaci politiche congiunte. Il rischio è che l’Europa finisca per dimostrare ancora una volta la sua impotenza.

L’alternativa è comunque il consolidarsi di una situazione che già adesso è insostenibile. Impossibilitati a trasferirsi altrove, i migranti si fermano nei luoghi di prima accoglienza. Per l’inadempienza di alcuni Stati la ripartizione secondo “quote”, approvata a suo tempo da Bruxelles, è ormai fallita. Nella Comunità europea manca proprio il senso di comunità.

Siamo dunque rinviati, nuovamente, alle scelte politiche nazionali. E allora il punto vero nel caso dei fenomeni migratori si rivela, a mio parere, la necessità di andare oltre la gestione dell’accoglienza. Su questo versante l’Italia sta impegnandosi moltissimo. Ma l’accoglienza è realizzata sempre in cui contesto emergenziale. Anzi: dalla logica dell’emergenza non riesce a uscire.

L’accoglienza gestita in termini emergenziali comporta conseguenze non volute. I centri di prima accoglienza diventano luoghi stabili di soggiorno, talvolta ai limiti della decenza. L’inserimento dei migranti in un contesto culturale e comportamentale diverso, anche in via provvisoria, viene affrontato come un problema di ordine pubblico: peraltro in maniera spesso inefficace a causa della scarsità dei mezzi a disposizione delle forze dell’ordine. La stessa accoglienza, prolungandosi indefinitamente, da un lato crea nuovi poveri, impossibilitati (per motivi burocratici e per mancanza di opportunità a causa crisi economica) ad accedere al mondo del lavoro, e dall’altro produce le comprensibili reazioni di chi dalla crisi economica è da più tempo colpito.

Da questa situazione si esce solo passando dall’accoglienza all’integrazione. È a questo scopo che dovrebbero essere rivolti, da ora in poi, ulteriori sforzi: sforzi che non possono essere determinati solo dal caso, o vincolati alla buona volontà di alcune istituzioni meritoriamente impegnate nel sociale. Costruendo percorsi d’integrazione possono infatti essere creati nuovi posti di lavoro e favorita la crescita per un paese che, altrimenti, si appresta a costruire solo ghetti.

Questa è la sfida vera che ci attende. Se essa debba essere accolta da un singolo paese, come ad esempio l’Italia, o dall’Europa intera, o da entrambi, tenendo conto delle rispettive competenze, è una questione che potrà essere negoziata. L’importante è partire subito. Peggio, molto peggio, è lasciar andare le cose per il loro verso. Come sta avvenendo ora.

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Info Adriano Fabris

Commenti

  1. Stefania Fuscagni dice

    3 Dicembre 2016 alle 15:15

    Ma non è il momento, superando lo ius loci e lo ius sanguinis di pensare ad un percorso di acquisizione di cittadinanza culturale europea? Esiste un partenariato Erasmus che sta costruendo un percorso così!!! Stefania Fuscagni

    Rispondi
    • Laura Paoletti dice

      5 Dicembre 2016 alle 16:18

      Sarebbe molto utile che la professoressa Fuscagni ci facesse sapere qualcosa di più in proposito.
      E’ la benvenuta con un post o, se preferisce, con uno sviluppo della segnalazione qui sopra proseguendo nel commento. Restiamo in attesa e la ringraziamo anticipatamente.

      Rispondi

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