Chi scrive non può certo essere classificato tra i simpatizzanti del governatore ligure, ma le affermazioni di Toti vanno difese. E per molte buone ragioni.
«Per quanto ci addolori ogni singola vittima del Covid-19, dobbiamo tenere conto di questo dato: solo ieri, tra i 25 decessi della Liguria, 22 erano pazienti molto anziani. Persone per lo più in pensione, non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese che vanno però tutelate».
Innanzitutto bisognerebbe partire dai dati di fatto. Primo: è vero o no che i tassi di mortalità più elevati da Covid-19 si riscontrano nelle fasce più anziane della popolazione? Sì, è vero. Senza se e senza ma.
Secondo: è vero o non è vero che i pensionati non sono indispensabili allo sforzo produttivo del Paese? È difficile dare una risposta. Bisognerebbe quantomeno dare una definizione di «sforzo produttivo». Se lo si definisce come «produzione di beni e servizi», la risposta è ancora nì. Perché se, da un lato, i pensionati non dovrebbero più far parte del mercato del lavoro, contribuiscono, molto spesso gratuitamente, allo «sforzo produttivo» fornendo servizi di babysitting o addirittura sostituendosi alla scuola pubblica che non riesce (ancora, ahi noi) a coprire il 100% delle richieste nella fascia 0-6.
Nonostante il grande contributo degli anziani al benessere (welfare) della società (e non solo… questo forum, ad esempio, è frequentato da teste canute di cui il Paese ha estremo bisogno), possiamo o non possiamo affermare che non siano «indispensabili allo sforzo produttivo del Paese»? Forse la domanda è mal posta e bisognerebbe risalire alla fonte del problema.
Senza ricadere nella trappola di definire chi sia o meno «necessario allo sforzo produttivo di un paese», limitiamoci a riconoscere che non si capisce quale vantaggio potrebbero trarre gli anziani da un lockdown esteso a tutti e non solo limitato a loro (forse solo di non sentire il peso degli anni?). Quando le terapie intensive arrivano al collasso, il lockdown è generalizzato, con effetti negativi su tutti, anche e soprattutto sugli anziani.
Virologi e medici di ogni ordine e grado ci hanno spiegato che ad essere letale non è tanto la virulenza del patogeno, ma le sue conseguenze sulla tenuta del sistema sanitario. Poiché gli anziani sono coloro che rischiano maggiormente di dover ricorrere alle terapie intensive (non certo una passeggiata, tra l’altro), saturandole, ci si potrebbe chiedere perché sia così improponibile la richiesta di lockdown selettivi (quindi limitati a fasce di età più elevate). In molte regioni si decide in queste ore la chiusura o meno delle scuole, e uno degli indicatori utilizzati per prendere questa decisione è la saturazione delle terapie intensive.
Conosco bene l’impopolarità di queste parole, ma vorrei evitare i facili passaggi logici che abbiamo letto nei giorni scorsi: scrivere che i pensionati non sono «indispensabili allo sforzo produttivo del Paese» non è equivalente ad affermare che sono inutili. Il salto logico è impressionante e fa cadere nel baratro chi lo fa in quanto svela inevitabilmente la concezione dell’uomo e della vita che lo sottende: si è utili solo se si produce. Che questo arrivi da chi si proclama di sinistra mi spaventa. Non poco.
E proprio per questo chiedo agli anziani che si levino a gran voce per affermare che è vero: non sono indispensabili allo sforzo produttivo del Paese. Ma che fanno tanto per sostenere la società, i figli e i nipoti. E che proprio per questo sono disposti a ritirarsi per qualche tempo per far sì che i loro nipoti possano andare a scuola.
Mi sarebbe piaciuto leggere sulle pagine dei quotidiani una travolgente ondata di editoriali a difesa di un lockdown selettivo che permettesse ai bambini di andare a scuola e di studiare come hanno fatto loro (gli editorialisti) 60, 70 anni fa. Avrei voluto leggere pagine e pagine a difesa della scuola che deve essere pubblica, di qualità e deve accogliere tutti (lasciando anche il tempo ai nonni di godersi la meritata pensione senza obblighi legati all’accudimento dei piccoli).
Mi sarei commossa davanti a un’alzata di scudi a difesa della scuola che è ancor più importante per i ragazzi provenienti da famiglie povere di istruzione, nelle quali una nuova interruzione della didattica in presenza può rappresentare il passo definitivo verso l’abbandono scolastico. Avrei voluto che gli anziani salutassero i più giovani spiegando loro che ci si sarebbe rivisti per commentare la pagella, l’unica cosa davvero importante a quell’età. Purtroppo ho letto solo accuse di discriminazione e di incostituzionalità, parole di indignazione, pagine di egoismo generazionale.
Un’occasione sprecata per essere davvero ‘utili’, per lasciare in ricordo dei propri insegnamenti la più importante delle eredità: il buon esempio.
Dorina Carla Chinni dice
Prima reazione alla lettura dell’articolo l’istintivo bisogno di rispondere come merita. Ma ripensandoci non merita una vera risposta, in quell’articolo ho trovato un po’ di squallore e momenti di acredine. Tuttavia visto che opinioni come quelle dell’autrice sono piuttosto scivolose ritengo utile esprimere dissenso. Chissà se citando gli “egoismi generazionali” pensava anche a tutti i morti a causa di una vacanza o di una seratina in discoteca. Magari senza mascherina. E questa non è un’accusa ai giovani ma a quegli incoscienti che per ovvie ragioni non potevano essere molto anziani.
Raffaella Gherardi dice
Sì, ha ragione, veramente indisponente il suo articolo!! Gli anziani che dovrebbe levarsi per dire che fanno tanto per sostenere figli e nipoti? Quindi sempre “utili in vista di”: brava davvero!!! Difficilmente mi trovo d’accordo (anzi quasi mai) con Sallusti che però ha ricordato una grande verità (nel corso di un recente dibattito televisivo sul “Totipensiero”) quando ha affermato: gli anziani lo sanno da soli cosa debbono fare per difendersi del virus e quindi anche per difendere la collettività e mettono spontaneamente in atto tutte le misure previste dai medici in tal senso. Come la mettiamo con Mattarella, Biden, Trump, Putin, e tanti leader mondiali che proprio giovanetti non sono? Facciamo una eccezione per loro o ricordiamo che debbono ritirarsi per essere utili a figli e nipoti? Consiglierei di preparare una stella di qualche colore che gli anziani (a partire da quale età di grazia?) debbano cucirsi sul bavero. La contrapposizione poi della volontà reclusiva degli anziani alla libertà della scuola fa venire i brividi perché la mia intelligenza perlomeno non arriva a capire la connessione!! Se lei che invoca i dati invece vede e individua qualche precisa attinenza…prego… chiami in causa altri elementi che non solo i poveri anziani ma anche i “normali cittadini” siano in grado di capire….
ugo morelli dice
Ho voluto rileggere ancora: il salvataggio retorico sarebbe che gli anziani, solo loro, devono stare in casa?
Ma allora perché parlare della loro “utilità”?
E sottoscrivere la posizione.
Fino al manicheo tentativo di rovesciare addosso a chi critica la responsabilità di porre la questione dell’utilità.
Francesco Novara, fondatore del Centro psicologia di Olivetti, aveva scritto : L’utile e l’umano.
Conviene leggerlo.
Non è la categoria “utile” quella necessaria per parlare degli esseri viventi e di quelli umani.
ugo morelli dice
Non siamo nati ed esistiamo per essere parte di “uno sforzo produttivo”.
Esprimo il mio stupore per le parole che ho letto:
Su Paradoxa, poi.
Non comprendo il collegamento con la scuola.
E sento un brivido di VERGOGNA
Gioacchino di Palma dice
Lo scrive proprio l’autrice che é consapevole dell’impopolarita’ del suo scritto, e personalmente sottoscrivo questo pensiero.
A me sembra che i facili passaggi logici li faccia lei quando confonde il mercato e la produzione con principi costituzionali e morali.
Il “canuto” che le sta rispondendo è a dir poco indignato per questo scritto e la sviolinata finale sull’importanza della scuola non mitiga e non recupera per nulla la critica profonda verso tutta la prima parte dello scritto.