1. La crisi dei migranti pone l’Italia e l’Europa davanti a una sfida le cui dimensioni sono comparabili alla sfida posta dalla crisi ecologica dell’ultimo quarto del secolo scorso, crisi che fu superata grazie a un enorme sforzo di ricerca, che portò a una riconversione industriale e un cambiamento nella mentalità dei cittadini.
2. La discussione sui migranti coinvolge stolidi e feroci pregiudizi, che vanno combattuti e sfatati a trecentosessanta gradi. Le migrazioni richiedono un analogo approccio multidisciplinare, che coinvolge le scienze umane, le scienze sociali, le scienze religiose e il patrimonio culturale con medicina, matematica, fisica, chimica, scienze della vita, scienze dell’ambiente, trasporti, agroalimentare e data science; ed è questo l’approccio scelto dai ricercatori del Cnr, che hanno già avuto importanti risultati in Italia e in Europa.
3. Bene fa dunque Zamagni a chiedere un Migration Compact per evitare che la competizione per la deterrenza fra gli stati membri dell’Unione Europea in materia di welfare conduca a un impoverimento generalizzato. E la ricerca ha esattamente il compito e il dovere di sostenere il political decision-making in Italia e in Europa.
4. Il 25 aprile 2016, commentando i risultati del primo turno delle elezioni presidenziali austriache, in un paese “tranquillo, in cui le forze politiche davano tutte le garanzie di pacifica stabilità”, Claudio Magris notava che se i due partiti che per decenni hanno assicurato stabilità sono stati sconfitti tanto clamorosamente, “ciò significa che il pericolo di un’Europa barbarica è reale e che questo campanello d’allarme austriaco va ascoltato e non semplicemente e moralisticamente deplorato”.
5. Negli ultimi anni la democrazia ha dovuto fronteggiare attacchi di fanatici motivati su base religiosa, o che si spacciano per tali, e ha dovuto misurarsi con modelli economici che la considerano un presunto ostacolo sulla strada di un’economia mondiale dominata dai colossi di internet, dove tutti sono produttori e consumatori di beni e servizi scambiati a livello globale. Questo nodo cruciale è stato enucleato da Julian Nida-Rümelin nel suo Democrazia e verità (traduzione italiana a cura di Fulvio Longato, Angeli, Milano 2015): in democrazia bisogna rinunciare alla verità pur di garantire la pace civile? Ci sono dunque soprattutto ragioni politiche per dedicarsi al ruolo della verità nella democrazia. Ma poiché non esiste un metodo sicuro per separare le convinzioni vere da quelle false, che rimangono perciò sempre rivedibili, che cosa ci rimane allora?
6. Indagare, discutere, riflettere. La migrazione richiede un’attenta considerazione delle sue implicazioni etiche e politiche, si pensi soprattutto a questioni legate all’identità personale, al genere, alla diversità culturale e religiosa.
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