Paradoxaforum

  • Home
  • Contatti
  • Chi siamo
Ti trovi qui: Home / Interventi / Filosofia e pandemia: chi insegna e chi impara

Filosofia e pandemia: chi insegna e chi impara

8 Novembre 2021 di Laura Paoletti Lascia un commento

[Editoriale di «Paradoxa» 3/2021, “Oltre la Pandemia”, a cura di Leonardo Becchetti]

Oltre che emergenza sanitaria la pandemia è stata anche una crisi di razionalità e ragionevolezza, di fronte alla quale la filosofia, che della ragione in genere dovrebbe essere il presidio, non ha dato il meglio di sé. Alcuni suoi rappresentanti, tra quelli, per altro, mediaticamente più esposti, hanno prodotto sintesi scintillanti, capaci di condensare problemi enormi in un paio di tesi suggestive e radicali, che hanno finito con il nobilitare le posizioni dei devoti del complotto e con l’irrobustire la convinzione di chi considera il filosofare una pratica inutile, nel migliore dei casi, dannosa, nel peggiore.

C’è effettivamente qualcosa di enigmatico nella possibilità che il sapere e il talento filosofici si traducano in posizioni politiche che, se proprio non coincidono con, somigliano però davvero molto a quelle di chi con il rigore del pensiero ha scarsa dimestichezza: dalla dittatura sanitaria, al Covid come menzogna politico-mediatica, al carattere discriminatorio e liberticida del green pass non c’è tema fantasioso che non abbia trovato una sua risonanza in pensose riflessioni biopolitiche. E non vale cavarsela sminuendo la caratura filosofica dei pensatori in questione: ci sono troppi autorevolissimi precedenti – il caso Heidegger docet, ma si potrebbe risalire ben più indietro – perché una soluzione così a buon mercato risulti davvero convincente. È più onesto prendere atto del fatto che nel passaggio dal discorso filosofico a quello quotidiano qualcosa di decisivo può andare perduto, e tenere aperta la domanda su come e perché questo possa succedere. Nel suo occuparsi, sul piano esplicito, di altro, questo fascicolo offre però implicitamente una risposta interessante, che si muove sul piano del metodo, prima che del merito. L’intento di fondo dichiarato dal Curatore, infatti, è quello di provare a ricavare qualche ‘lezione’ dalla pandemia e ciò costringe ad un cambiamento di atteggiamento e punto di vista, tale per cui ci si rifiuta per principio di trattare l’emergenza sanitaria come la verifica empirica di teorie elaborate prima e del tutto indipendentemente da questa (come appunto accade da parte di chi, dopo aver teorizzato da tempo la non democraticità sostanziale delle sedicenti democrazie contemporanee, si limita ad apporre un ‘come volevasi dimostrare’ a qualsiasi provvedimento ‘dittatoriale’ di contenimento del virus). Da questo ribaltamento dell’insegnare nell’imparare scaturiscono alcune delle proposte metodologiche suggerite nelle pagine che seguono: quella di muovere dai dati, tentando innanzitutto una perimetrazione concreta delle «macerie» (Becchetti, p. 10) che la pandemia ha lasciato dietro di sé; quella di sostituire, ove necessario, i paradigmi teorici di riferimento, rifiutando, per esempio, una gestione delle scelte improntata alla dicotomia classica tra utilitarismo e principialismo (Zamagni, p. 39); quella di introdurre distinzioni concettuali nuove per render conto della specificità di una crisi che non è «dialettica» (come forse ci farebbe più comodo che fosse), ma «entropica» (ancora Zamagni, p. 29) e che di conseguenza richiede «resilienza» piuttosto che «resistenza»: resilienza personale, civile, imprenditoriale, e persino bancaria, secondo i molteplici versanti che vengono esplorati nelle pagine che seguono. Come si vede, di materiale per un pensiero che voglia cimentarsi con le reali sfide lanciate dall’emergenza ce n’è, già così, in abbondanza. Ma la sfida teorica fa un salto di livello nel momento in cui, come accade in praticamente tutti i contributi qui raccolti, si tenta di leggere la crisi come invito ad alcune modifiche strutturali nei nostri assetti organizzativi e stili di vita: dalla rimodulazione del tempo e dello spazio imposta e/o resa possibile dallo smart working, alla transizione ecologica, alla presa d’atto del fallimento del modello socio-economico fondato sullo spontaneismo. Temi, evidentemente, molto impegnativi: e sarebbe interessante affiancare ai numerosi elementi positivi e propositivi offerti dagli autori il controcanto di un’analisi dei costi di attivazione per rendere sistemiche queste trasformazioni, nonché delle rinunce, talvolta dolorose, cui esse costringono. Ma questo è forse lo spunto per un altro fascicolo: quel che è certo è che la concretezza delle questioni affrontate in questo – una concretezza che aggiunge, e non toglie, consistenza teorica – mostra, anche al filosofo di professione, che il punto di vista di un individuo isolato, la cui principale preoccupazione è difendere con sottili distinguo l’integrità della propria libertà dalla minaccia del green pass è una clamorosa (auto)illusione ottica. Pensare la pandemia significa innanzitutto pensare il tipo di comunità civile, giuridica e politica nella quale riteniamo possibile e giusto affrontarla.

paradoxa 3/2021

Condividi:

  • Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
  • Altro
  • Fai clic qui per stampare (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)

Archiviato in: Interventi

Privacy e cookie: Questo sito utilizza cookie. Continuando a utilizzare questo sito web, si accetta l’utilizzo dei cookie.
Per ulteriori informazioni, anche su controllo dei cookie, leggi qui: Informativa sui cookie

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Tema in discussione

  • L'Europa da Ventotene ad oggi
  • I voti dell'Europa
  • Democrazie e guerra
  • Presidenzialismo
  • Guerra russo-ucraina
  • Il vaccino della conoscenza
  • Rientro a scuola. La sfida al Covid
  • CoVid19. Le angolazioni della crisi
  • Fatti e disfatti
  • Unione Europea
  • Il ’68, lo Stato, la nazione
  • Comunicazione politica
  • Newsletter

    * campi obbligatori

    Commenti recenti

    • Dino Cofrancesco su L’essenza di quel che è imperativo sapere su pace e guerra
    • Sergio Belardinelli su La liaison dangereuse
    • Dino Cofrancesco su «We’ll make a Big Deal»

    GLI AUTORI

    IL TEMA IN DISCUSSIONE

    L’Europa da Ventotene ad oggi

    Il Manifesto di Ventotene. Qualche considerazione di metodo

    31 Marzo 2025 di Dino Cofrancesco 3 commenti

    Giuseppe Ieraci sul post di ParadoxaForum, del 28 marzo, Sovversivi e comunisti a Ventotene, analizzando criticamente Il Manifesto di Ventotene ha parlato di «un apparato concettuale che oggi desta perplessità: lotta e coscienza di classe, rivoluzione, collettivizzazione, proletariato, sfruttamento capitalistico, imperialismo, si tratta di un linguaggio tardo ottocentesco che era tipico dell’humus … [continua]

    Archiviato in:Il tema in discussione Contrassegnato con: politica, storia, L'Europa da Ventotene ad oggi, Ventotene

    Sovversivi e comunisti a Ventotene

    27 Marzo 2025 di Giuseppe Ieraci 2 commenti

    «La caduta dei regimi totalitari significherà sentimentalmente per interi popoli l’avvento della ‘libertà’; sarà scomparso ogni freno, ed automaticamente regneranno amplissime libertà di parola e di associazione. Sarà il trionfo delle tendenze democratiche». Sono parole di Silvio Berlusconi? Oppure di Volodymyr Zelenskyj? … [continua]

    Archiviato in:Il tema in discussione Contrassegnato con: L'Europa da Ventotene ad oggi, Ventotene, Governo italiano

    Quelli che l’Europa di Ventotene

    24 Marzo 2025 di Gianfranco Pasquino 1 commento

    «L’Europa di Ventotene», ha affermato la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, «non è la mia Europa». Non avrebbe certamente potuto esserlo poiché lei non si sarebbe mai trovata fra i confinati a Ventotene, ma certamente a Roma fra i confinatori fascisti. Perché gli alleati del regime fascista che metteva in galera e confinava i suoi oppositori erano proprio i nemici dell’Europa di Ventotene. … [continua]

    Archiviato in:Il tema in discussione Contrassegnato con: Europa, democrazia, L'Europa da Ventotene ad oggi, Ventotene

    Galleria fotografica

    Questo slideshow richiede JavaScript.

    Archivi

    Privacy Policy

    Contattaci

    Nova Spes International Foundation
    Piazza Adriana 15
    00193 Roma

    Tel. / Fax 0668307900
    email: nova.spes@tiscali.it

    Statistiche

    • 194.919 clic

    Seguici

    • Facebook
    • Instagram
    • Twitter
    • YouTube

    © Copyright 2016 Paradoxa Forum · All Rights Reserved