Oltre 300 intellettuali e personalità della cultura europea hanno firmato un Appello che chiede di rilanciare l’Unione Europea su basi sempre più democratiche, con un vero governo europeo responsabile di fronte ai cittadini, rafforzando le competenze e i poteri dell’Unione Europea in materia di politica estera, di sicurezza e difesa, ed economica e sociale. Nessuno Stato membro da solo può affrontare le sfide delle guerre civili e delle crisi geopolitiche tutto intorno all’Europa, né far fronte ai flussi migratori, né rilanciare l’economia e l’occupazione. In un mondo globale gli europei possono difendere i propri interessi e valori soltanto insieme. Non si tratta di cedere sovranità all’Europa, ma di recuperare a livello europeo una sovranità che a livello nazionale è solo una parola vuota.
L’Appello fa proposte concrete e specifiche, invita il Parlamento europeo a prendere l’iniziativa per una profonda riforma dell’Unione, e i governi ad approvarla, avviando il percorso di rilancio in occasione del Consiglio europeo che si terrà a Roma il prossimo 25 marzo in occasione delle celebrazioni dei 60 anni dei Trattati di Roma, che istituirono la Comunità Economica Europea e l’Euratom. Soprattutto invitano la società civile, i giovani, il mondo del lavoro, dell’impresa, dell’accademia, i governi locali, le cittadini ed i cittadini europei a mobilitarsi e partecipare alla Marcia per l’Europa, che si terrà a Roma il 25 marzo per dare ai leader politici europei il coraggio di andare avanti verso il futuro. L’Appello è disponibile in diverse lingue e aperto all’adesione delle cittadine e dei cittadini europei sul sito della Marcia per l’Europa.
Lunedì 13 e martedì 14 febbraio è stato pubblicato da molti delle maggiori testate europee tra cui il Corriere della Sera, Le Monde, El Pais, Kathimerini, Politico, Delo, Skai, Politico Playbook, Euractiv, Vox Europ e citato e rilanciato da molti Blog, trasmissioni radiofoniche e televisive in tutta Europa.
@RobertoCastaldi
Dino Cofrancesco dice
Mi chiedo come uno studioso autore di una tesi di Ph.D., A Contribution to a Theory of
International Systems Change, possa sottoscrivere un ‘Manifesto’ così retorico e ‘buonista’. Forse la colpa sta nella riforma dei programmi scolastici del non rimpianto Luigi Berlinguer che, in pratica, estromise la storia dell’Ottocento e del Risorgimento dagli studi medi e medio-superiori. Riflettere sul Risorgimento significa riflettere sui presupposti reali –culturali, linguistici, politici, economici etc.–che rendono possibile passare da una Staaterei a un vero e proprio Stato moderno. Il maggiore scienziato politico della generazione post-sartoriana che abbiamo oggi in Italia, Angelo Panebianco, ha dedicato a questo tema non pochi saggi ispirato a quel ‘realismo politico’di cui l’Italia è stata maestra al mondo, da Machiavelli a Pareto.Sarebbe consigliabile riprenderli in mano.