Trenta giorni fa moriva Vittorio Mathieu, filosofo, accademico dei Lincei, presidente della nostra Fondazione*. Molto avanti negli anni, a novantacinque, pubblicava la summa del suo pensiero. Verosimilmente aveva ripreso a stenderla non tanto per il superamento della precedente convinzione che Plotino avesse già detto tutto, e che a lui dunque convenisse dedicarsi ad altro, quanto per il gusto di intrattenersi con la pura speculazione.
Mathieu sapeva di tutto con naturalezza. Argomentando, non prescindeva mai dall’ironia e dal paradosso. Era un gran camminatore, sosteneva i lunghi percorsi in treno senza noia, a metà pomeriggio amava prendere un tè con il latte.
Negli ultimi anni aveva smesso di usare l’apparecchio acustico che gli il permetteva di udire da vicino ma creava dissonanza. È ragionevole ritenere che considerasse non imperdibile quello che avrebbe potuto ascoltare. L’isolamento acustico, in un consesso anche privato, accentuava una sorta di lontananza dal qui e ora, un suo intrattenersi tra sé e sé che a volte si traduceva in uno sguardo remoto. Tra quanto conosceva e quanto intuiva (si attribuiva doti telepatiche) non si stupiva di niente. L’indole contemplativa si univa alla passione per i fatti.
Mathieu, oltre a studi specificamente filosofici su Plotino, Leibniz, Kant, Bergson, ha scritto su Rilke, su Goethe, su gioco e lavoro, sul denaro, sull’interpretazione musicale e sulle rovine del giacobinismo. E poi un saggio fenomenologico a proposito della speranza nella rivoluzione a cui teneva moltissimo. Tutti, intrinsecamente saggi filosofici.
La stampa ha scritto che è morto nella sua villa di campagna. Villa è un termine che non avrebbe usato, cascina, piuttosto. Apprezzava il lessico contadino piemontese e ne aveva ricostruito l’etimologia. Sperava che non andasse del tutto perduto, tanto da scrivere una sorta di autobiografia di se stesso sedicenne sotto forma di thriller. La narrazione è ambientata nella casa di campagna della nonna paterna, il civile distinto dal rustico, dove soggiornava in tempo prebellico, lavorando sodo con i fittavoli. Di quella realtà trasformata dalla meccanizzazione gli rimarrà per sempre una dolorosa nostalgia.
Da Torino si era stabilito nella campagna di Castiglione torinese dove la moglie Marilù tentava vari tipi di coltivazioni, nessuna destinata al successo, nonché l’allevamento di bovini per selezionare i quali la coppia si era recata in Argentina. Al contempo, alternava prolungati periodi romani per assolvere impegni fissi nella capitale e per facilitare gli spostamenti all’estero.
A fronte di altri filosofi suoi contemporanei, noti agli ambienti anche non accademici, non è stato connotato da etichette suggestive, né indicato per ermetismo intimidatorio del suo pensiero. Si direbbe che lui non se ne sia rammaricato, forse perché era superbo come si dichiarava. La lettura del suo Trattato di ontologia, la sua summa, appunto, è tuttavia impervia, nonostante il linguaggio piano.
Lo ricordiamo qui attraverso quello che ha scritto. Ecco la bibliografia completa delle sue opere.
*Fondazione Nova Spes
Bibliografia di Vittorio Mathieu [download file]
Francesco D'Agostino dice
Grazie del tuo succoso ricordo di Vittorio Mathieu. Mi chiedo se sarebbe possibile mettere in rete gli interventi che negli anni ha pubblicato su Paradoxa. Alcuni erano davvero fuori del comune.
Laura Paoletti dice
E’ un’ottima idea, grazie. Qualcosa c’è già, ma possiamo raccogliere tutto il materiale. Ne daremo notizia sullo stesso Forum.
Dino Cofrancesco dice
Bello il tuo ricordo di Mathieu. Ma in una rivista di cultura politica come PXA si poteva ricordare, almeno con una frasetta, che Mathieu è stato il più prestigioso punto di riferimento dell’area cattolico-liberale del centro destra. Lo conobbi personalmente nella sede di ‘Ideazione’—la rivista e la Fondazione—di Domenico Minnitti (il deputato di Forza Italia già esponente del MSI) al quale era molto legato.
Laura Paoletti dice
Il ritratto non casualmente porta il titolo di Filosofo. Tanto altro ci sarebbe stato da dire a proposito della biografia di Mathieu. Per completezza di informazione circa l’aspetto che Cofrancesco richiama aggiungo che M. è stato uno dei probi viri della stessa Forza Italia e, al contempo, che per essere il punto di riferimento etc come lo definisce Dino non ne fu certo ascoltato, ahimè. Così come, quanto a Mennitti (non Minniti), era piuttosto quest’ultimo ad essere vicino a lui: pare che la biblioteca del filosofo regalata a Ideazione, nel momento della chiusura della fondazione, sia confluita in quella personale del politico pugliese.
Roberta Aluffi dice
Grazie del bel ritratto di Vittorio Mathieu.