*Recensione di: PINO PISICCHIO, La politica come mestiere. Non-manuale per carriere, militanze e cittadinanza, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2022.
C’era un tempo in cui la politica era il luogo mitico delle decisioni in cui tutto si consumava e a cui il potere economico deferente doveva rispetto, ringraziando per le opportunità.
Il corpo elettorale decretava con l’arma della preferenza, mannaia temuta dai professionisti dell’agone politico.
Oggi invece nell’era di Instagram, di Spotify, dei Ferragnez e delle visualizzazioni, il paludato e a tratti incomprensibile mondo della vecchia politica gira su stessa e tenta trasformazioni improbabili con l’effetto di finire sullo sfondo per fare spazio alla velocità, alla crescita di importanza di elementi una volta impensabili come l’immagine del decisore.
Politica dunque che, in realtà, come evidenzia correttamente l’Autore, finisce in questa fase per decidere sempre meno, in un turbillon di commissioni e piccole inefficaci presidenze. Poteri sempre più frammentati che devono subire l’inversione della piramide. Ora è l’economia che decide, quella digitale, impalpabile, globalizzata e pesantissima nei numeri.
Pisicchio parte dai fondamentali, forte della sua tripla esperienza professionale di docente universitario ferrato nel diritto pubblico, giornalista e parlamentare di lungo corso, capace di descrivere una trasformazione del mondo politico che ha vissuto cogliendone sapientemente gli elementi fondativi da proporre alle nuove generazioni. Giovani elettori, per parte loro, in maggioranza sempre più disillusi, asfittici nel rapporto con la politica e habituès dell’astensione.
L’Autore nel richiamare all’inizio di questo lavoro la storia, la genetica del fare in politica (per intenderci la teoria dell’anaciclosi cara ai greci) ci porta per mano in un percorso che ne analizza l’orizzonte non solo temporale ma di vita stessa quotidiana – che oggi odora di mera sopravvivenza – dell’elemento politico stesso. La parte seconda di questo pregevole libro infatti scarnifica i sistemi elettorali e si addentra con competenza e profonda capacità di analisi nel ginepraio italico che ha finito per partorire un Giano bi-fronte: una politica che governa gli enti locali sempre più polarizzata ed in mano a sindaci divenuti piccoli Zar, elementi quasi sganciati dal dire dei partiti che li hanno intronizzati e dall’altra un Parlamento repubblicano che per effetto del Rosatellum ha visto perire definitivamente quel legame che c’era tra eletto ed elettore, a favore di un dominio totale delle segreterie nazionali di partito.
Sistema dunque schizofrenico all’apparenza che però, in ultima analisi, conserva una sua coerenza di fondo con le malattie che la politica moderna reca con sé.
Proprio nel terzo capitolo Pino Pisicchio si cura perciò di analizzare le sindromi più diffuse in politica, passaggio necessario per capire l’evolversi dei sistemi elettorali locali e nazionali e le dinamiche di quella che una volta si chiamava propaganda e che tanto ci dice anche della degenerazione della forma partito. Clientelismo, nepotismo, raccomandazione o segnalazione come si diceva in maniera più soft una volta, vecchi mali che si impastano e avviluppano in una salsa leaderistica angariata dai sondaggisti e completamente scollegata dal cittadino medio che assiste, come prigioniero in una bolla esterna, televisiva direi, a questo spettacolo a tratti davvero poco commendevole.
Categorie generali come socialismo, comunismo, centrismo, fascismo diventano non luoghi poco frequentati, poco conosciuti, poco utili. Anzi spesso evocati per raccontare che non c’entrano nulla perché questa è l’epoca delle post-ideologie dove contano il dato, l’algoritmo, l’informazione personale sul candidato, il sentire e l’aspirazione del capo politico in pectore. Il resto è vecchiume da dismettere, archiviare al quinto piano di Botteghe oscure o via della Scrofa insieme ai busti di Lenin e del Duce.
Pisicchio in maniera fresca, competente ed esaustiva compie dunque una pregevole operazione editoriale e di educazione civica che fornisce alle nuove generazioni uno strumento concreto per capire la fase.
Un’occasione da non perdere per capirci qualcosa in un quadro complessivo a dir poco astratto.
Una volta dunque c’erano i partiti…
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