Lo spazio dell’interesse medico negli ultimi mesi si è dilatato enormemente, ma contestualmente si sono ristretti anche gli ambiti dell’informazione scientifica vera e propria, lasciando strada libera a molti cattivi maestri in cerca di facili prede da irretire con false notizie che gradualmente si trasformano in false verità. La prima, la più nota e frequente, è quella che si riferisce alla pericolosità dei vaccini, alla loro non tollerabilità, al mistero che aleggia dietro la loro composizione chimica.
Partirei da qui, dall’interpretazione di dati e misurazioni squisitamente scientifiche da parte di individui che non hanno titolo per diffondere informazioni scientifiche.
In qualunque settore ci si affida agli esperti: nella ristorazione a riconosciuti e qualificati chef, nella tecnologia a periti elettronici ed informatici, nelle costruzioni ad architetti ed ingegneri. E’ disarmante, pertanto, verificare come autorevoli testate giornalistiche internazionali documentino il comportamento di tanta gente che oggi, in regime di pandemia da nuovo coronavirus, preferisca ascoltare i ‘genuini’ consigli della vicina di casa a diffidare dei vaccini anticovid, ignorando il consulto dei medici.
Per la verità, in un simile scenario, sembra si sia aperto un fronte ben più ampio di quello relativo alla sola vicenda ‘no vax’, un fronte da non trascurare e rispetto al quale anzi premunirsi nel momento in cui esso dovesse costituire il presupposto di una deriva del nostro tempo, potenzialmente in grado di riprodursi anche su altri versanti. Non è difficile, infatti, constatare quanto il circuito planetario di una comunicazione a tutto campo che abbiamo ipotizzato ed auspicato dinamica, aggiornata ed accorta, si riveli, al contrario, contaminato da linguaggi dissonanti che generano contrasto, dissidio ed ostilità pregiudiziale. E d’altro canto, lo sviluppo incontrollabile dei canali di comunicazione accessibili a tutti fornisce strumenti preziosi e gratuiti al livello di ipocriticità di taluni soggetti, al punto da renderlo elemento di aggregazione di movimenti nel cui ambito convincimenti paradossali, confortandosi vicendevolmente, si confermano tra loro fino ad edificare costrutti mentali francamente deliranti, così come risulta dalla loro impermeabilità ad ogni fondato richiamo alla ragione.
Non tornerò sul tema dei torti e degli errori della cosiddetta infodemia, la pandemia della comunicazione 2020, ma voglio invece invitare tutti a riflettere su un altro dato che definirei più ‘casereccio’ e che interpella le scelte decisionali di migliaia di genitori ben disposti a sottoporre regolarmente i propri figli alle canoniche vaccinazioni ordinarie. Quelle contro il tetano, il meningococco, la poliomelite, la pertosse, l’epatite B, la difterite, il papillomavirus, lo pneumococco ecc, per non parlare di tutti gli altri vaccini anti-influenzali (di nuovi e diversi ceppi di virus influenzali) che vengono somministrati ogni anno a milioni di cittadini, non certamente più consapevoli di quelli che hanno accettato di fare il vaccino contro la Covid-19.
Cosa rende questi vaccini più convenienti e più convincenti di quelli anticovid? Ebbene, molti rispondono sbrigativamente riportandosi ai tempi di realizzazione del vaccino e alla tempistica dei test sull’uomo, dimenticando però che anche i primi vaccini hanno avuto una platea importante di soggetti che li hanno, per così dire, sperimentati per primi. Se così non fosse stato avremmo ancora numeri incalcolabili di morti per vaiolo, mentre oggi, grazie ai vaccini, il virus del vaiolo è scomparso dai radar della sanità a livello mondiale. Magari, al tempo, furono registrati alcuni casi di encefalite, ma il virus mortale è stato sconfitto e i grandi numeri pendono decisamente a favore delle vite salvate.
Già, i grandi numeri!
La Medicina pubblica non guarda alla singolarità di un caso, non può farlo. Si affida ai grandi numeri e un medico, che a quella Scuola si sia formato, tra i rischi numerici di una cura e gli effetti benefici di quella stessa cura, sempre numericamente parlando, non avrà esitazioni. Se un vaccino salva 99 vite su 100 il medico sceglierà il vaccino comunque e sempre.
In questa triste vicenda dell’epidemia da nuovo coronavirus a volte si è sbagliato proprio il punto di vista, perché piuttosto che partire dallo scenario ‘guida’ della salute pubblica, ancora oggi, dopo 5,06 milioni di morti nel mondo, talvolta si sceglie di partire dalla tutela primordiale della salute personale. Tutto questo, maldestramente occultato dietro fantasiose teorie del complotto che poggiano su infondate convinzioni personali, può trovare solo nella Scienza il suo antidoto più naturale e più efficace. Ma la Scienza deve sapersi comunicare con formule espressive univoche e convincenti, evitando rigorosamente linguaggi spocchiosi, esclusivi, verticali. La Scienza non può dimenticarsi del valore umano che la sua impresa mette in gioco. Perderebbe carisma e valore se così fosse, magari inciampando nella sua autoreferenzialità.
Quel che oggi si può dire è che vaccini, che di quella Scienza attiva e prolifica risultano i prodotti più recenti, certamente salvano. E quel che oggi ci si deve augurare è che presto i Governi dei ‘Grandi della Terra’ vogliano lanciarsi nella sfida più impegnativa dei nostri tempi, la fornitura di vaccini su vasta scala ai Paesi più poveri. È solo così che potremo farci tutti un grande regalo, e potremo combattere uniti contro i virus che vorranno ancora sconvolgerci l’esistenza. Un’esistenza sempre estremamente fragile ma non per questo manchevole di cure e di più ampie e felici prospettive.
Lascia un commento