Non furono gli egiziani a costruire le piramidi. Quanti di noi hanno sentito questa originale affermazione. Alcuni studiosi, convinti di tale teoria, la spiegano pure dicendo che ai tempi non si sarebbe potuto tirar su edifici del genere se non al prezzo di un numero talmente esagerato di vite umane, morte durante l’espletamento delle mansioni alle quali erano stati preposti, da essere addirittura estinguente. Inizio a crederlo anch’io visto il lungo elenco di vittime che ancora, nel terzo millennio, contiamo in nome del lavoro.
Inutile dire che sull’argomento non basterebbero fiumi di parole da ogni punto di vista si voglia vedere la questione. Quello che ogni impresa dovrebbe vivere come una basilare attività standardizzata, e cioè il sistema di messa in sicurezza dei lavoratori allo scopo di prevenire qualunque possibile infortunio, viene invece percepita spesso come un pesante orpello privo di utile, o, peggio ancora, come un ostacolo da aggirare. Ci si impegna più per aggirarlo che per la cosa più facile da fare. Del resto si sa: fatta la legge, trovato l’inganno.
Al contrario, l’attuale normativa ha la forma di un testo unico, un decreto legislativo, il DLgs 81/2008, molto tecnico, semplice, diretto e di interpretazione negativa, nel senso che non va interpretato ma applicato così com’è stato concepito. Né più, né meno. Nato sulle ceneri, nel vero senso della parola, della tragica vicenda occorsa ai lavoratori della ThyssenKrupp, prevede una serie completa di norme di prevenzione dei possibili infortuni sul lavoro da adottare in modo agevole e senza particolari intralci, a volerlo fare. Uno degli aspetti più marcati e incisivi sul quale il Legislatore pone di più l’attenzione è quello della formazione. Tutto il Testo si basa sul fatto che ogni singolo attore del sistema sicurezza debba essere adeguatamente formato sull’esposizione ai rischi e sulla relativa prevenzione degli infortuni. Quindi uno dei noccioli imprescindibili del sistema sicurezza sul lavoro sta proprio nella formazione. Se si facesse in modo serio, costante e specifico, tante famiglie non piangerebbero i loro cari non vedendoli più tornare da una normale giornata di lavoro. E invece si investe ancora troppo poco considerandola per lo più una inutile perdita di tempo.
Deve cambiare la mentalità, direbbero alcuni. È così, concordo pienamente. Deve cambiare sul punto però prima di tutto l’approccio della classe politica, delle imprese e di un sindacato molto presente sulle piazze gremite e molto meno nei corridoi dietro le catene di produzione. L’aula di formazione o la formula onjob dovrebbero accompagnare a latere lo svolgimento delle mansioni in ogni fase dell’esperienza lavorativa perché le vicende di cronaca ci insegnano che nessuno è mai abbastanza esperto da poter fare a meno dell’apprendimento, qualunque sia l’attività svolta. Proprio così come previsto dal Legislatore. E invece ancora oggi l’offerta formativa è limitatissima e di difficile accesso.
L’anno appena iniziato annovera già vittime tra cui una giovanissima. Inaccettabile. È ora di cambiare le cose.
Mara dice
Concordo anche se gli stessi” intellettuali” poco tematizzano questa questione che è effettivamente cruciale non fosse che per i costi sociali che ogni “ incidente sul lavoro” ha