Noi che non conosciamo personalmente i G(randi) 7 della Terra, ma abbiamo studiato la scienza politica e le relazioni internazionali, ci permettiamo di commentare da lontano l’esordio sul palcoscenico del mondo del Premier italiano Giuseppe Conte: la solitudine del numero primo. Le foto ce lo mostrano al tavolo degli incontri con le cuffie con le quali abitualmente si ascoltano le traduzioni, ma come mai né Angela Merkel né Christine Lagarde ‘indossano’ le cuffie? Poiché il tanto dettagliato curriculum del Professor Conte indica la conoscenza di molte lingue, dobbiamo dedurne che stesse parlando il Premier giapponese la cui lingua sappiamo essere da tempo patrimonio comune delle donne politiche francesi e tedesche. Le foto ci mostrano il Primo ministro italiano altresì mentre cammina da solo in coda al gruppetto dei Grandi. Eppure ci avevano insegnato che in questi incontri di vertice (splendida la traduzione spagnola: mitin de cupula), nelle riunioni plenarie si ratifica solo quanto previamente predisposto dagli sherpa, spesso ambasciatori e tecnici di lusso, e già approvato dai ministri competenti. Quello che conta di più e può fare la differenza sono gli incontri informali, le passeggiate a due o a tre, le chiacchierate rilassate, persino scherzose, direi al caminetto, anche se i pentastellati lo escluderebbero con sdegno, quando ci si prende sottobraccio, si scambiano impressioni personali, si diradano incomprensioni, si crea un rapporto umano (la politica dal volto umano, non professionale o, dio ne guardi, professorale).
Dov’è, inoltre, il Conte mentre Angela Merkel e Emmanuel Macron sotto gli occhi del Primo ministro giapponese sfidano Trump che si è messo sulla difensiva a braccia conserte spalleggiato dal noto falco John Bolton? Tutte queste immagini mandano messaggi chiari che nessuna dichiarazione di Trump su «Conte, un bravo ragazzo» e su un prossimo invito per photo opportunities sul prato ben curato della Casa Bianca sono in grado di rovesciare in positivo. No, non parlerò dell’ambigua posizione italiana sulle sanzioni alla Russia assunta dagli sponsor del ‘numero primo’, con Putin apprezzato da Salvini e certo non criticato da Di Maio al quale nessuno ha spiegato che gli autocrati fanno establishment a sé. Non dirò nulla sul fatto che l’Italia è abitualmente sottovalutata, ma allora bisogna chiedersi perché, e spesso snobbata negli incontri internazionali. Accetterò, invece, preventivamente la giustificazione: Conte era all’esordio in un consesso internazionale dove gli altri avevano già avuto molteplici occasioni di incontro (e di scontro), di espressione e di comprensione reciproca.
È ingiusto pretendere di più di un comportamento ossequioso da colui che si trova catapultato nel bel mezzo di uno scontro su un tema importantissimo: libero mercato internazionale contro protezionismo e dazi più o meno selettivi, ma, comunque, in totale contraddizione con la logica della società aperta, con tutto quello che sappiamo sul libero commercio che pavimenta la strada della democratizzazione e che giova ai popoli. Pare, tuttavia, possibile ipotizzare che il Primo Ministro Giuseppe Conte, poiché privo di qualsiasi precedente esperienza politica e forse a digiuno delle necessarie conoscenze sullo svolgimento dei vertici, fra formalità necessarie e informalità produttive, abbia semplicemente sottovalutato l’importanza dell’occasione. Non si sia preparato a sufficienza accorgendosi presto che era meglio tenersi al largo da eventuali gaffes. Rimandato. Come diciamo noi, che abbiamo studiato l’inglese e lo pratichiamo senza cuffie, another time another place.
Marco dice
“Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cedigli il posto! Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto.
Invece quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti.
Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato”.
stefano dice
Ma noi dovremmo essere tra quelli che invitano, non tra gli invitati.
Scomodare Luca per così poco…
Gianfranco Pasquino dice
sembra che l’ironia non sia il forte né di Putin né dei sedicenti liberali realisti dimentichi dell’appartenenza dell’Italia ad un consesso di democrazie e sempre pronti a scambiare i loro valori con un barile di petrolio.
Dino Cofrancesco dice
«Loro potranno divve quer che vonno: ma io, su le questioni de l’onore, fo come li Ministri: nun risponno! »
Trilussa
Gianfanco Pasquino dice
sembra che l’ironia non sia il forte né di Putin né degli estimatori di Putin che pullulano fra i sedicenti liberali realistici alcuni sempre pronti a sacrificare i loro valori per un barile di petrolio
Dino Cofrancesco dice
Toni ironici e vanti li lascio a Pasquino. Vorrei, invece, umilmente chiedere perché dovremmo seguire Macron e la Merkel nella condanna dell’annessione della Crimea alla Russia. La Crimea, stando ai manuali geografici, era abitata per il 71% da Russi e per il 30% da Ucraini. E inoltre era stato un regalo di Kruscev alla Repubblica Ucraina (la nipote dice in riconoscenza per i riguardi ricevuti–siamo ancor ai tempi in cui i territori si ricevevano in dote o in dono per compensare gli amici; i detrattori di Kruscev parlano di una donazione fatta grazie alla Vodka). Nel sostegno all’Ucraina la Germania può avere le proprie buone ragioni…«di Stato» ma perchè l’Italia dovrebbe perdere miliardi di euro a causa delle sanzioni contro Putin?
Michele Magno dice
Quando si può fare dell’ironia anche con garbo…