Sul «Corriere» del 19 agosto, Belardelli è intervenuto sulla questione delle società incivili sollevata da «Paradoxa» 2/2017. Riprendendo il suo spunto, mi chiedo, a mia volta, come possano esserci associazioni bridging in un paese in cui tra le subculture politiche, religiose, filosofiche (lato sensu) etc. più forti e più diffuse non c’è mai stata legittimazione reciproca. Negli anni in cui Berlusconi è stato al governo non c’era quasi professore, nelle scuole di ogni ordine e grado, che non facesse ai suoi allievi quadri cupi della nuova dittatura in cui eravamo ripiombati. In gran parte delle discipline universitarie, la ‘grande divisione’ era tra cattolici e laici sicché in certe materie (per lo più le letterarie e le filosofiche) si era elaborato una sorta di Manuale Cencelli delle cattedre. Nelle case editrici e nei mass media, essere di destra significava aver un marchio d’infamia così come, negli anni cinquanta, il mio professore di Storia e di Filosofia, al liceo, veniva guardato con sospetto perché assessore socialista. (Bobbio – che pure considero tra i miei Maestri più cari – non voleva far laureare Alfredo Cattabiani perché non si poteva dedicare una tesi a uno come… de Maistre – l’episodio è documentato). Insomma l’Italia dei Guelfi e Ghibellini è tramontata per sempre o no? E, sul versante sinistro, la cultura della resa è esistita o no? L’egemonia marx-azionista (gramsciazionista) ,nella repubblica delle lettere, è un mito inventato da Federico Orlando (allora berlusconiano) e da Feltri (Vittorio)? Si avranno associazioni bridging solo quando avremo un effettivo ‘disarmo degli spiriti’ e il fondamentalismo antifascista – patetico e fuori stagione, strumentale, fazioso e doppio pesista – non condizionerà più la vita pubblica italiana. Potremo allora – chissà! – dedicare, nella sua Genova, una piazza, una via, una scuola a Vilfredo Pareto – il più grande sociologo italiano del secolo – ed erigere, a Roma, alla Sapienza, un busto a Giovanni Gentile. Ci sono associazioni bridging quando ci sono ‘valori comuni’, se questi ultimi mancano restano solo le associazioni bonding all’interno delle quali si continuerà a pensare – se orientate a sinistra – che Craxi, Berlusconi e Renzi discendono tutti dai lombi dell’uomo di Predappio.
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Dino Cofrancesco dice
Sarebbe bello, però, che gli intellettuali che hanno contrib uito alla delegittimazione recitassero il mea culpa. Lo ha fatto perfino Di Pietro (sia pure in maniera ambigua e furbesca) ma temo che, nel caso di tanti miei colleghi accademici, sia una pia speranza.Quanti hanno plaudito a vecchi Maestri che parlavano di tirannidi e di ‘sultanato’, riferendosi a un premier non certo esaltante, difficilmente faranno un passo indietro o…a lato.
Liborio Mattina dice
Purtroppo l’assenza di legittimazione reciproca ha nociuto profondamente anche sulla legittimità delle istituzioni pubbliche del nostro paese. L’opposizione al governo di turno ha denunciato la nascita di un “regime” derivato dalla occupazione illegittima del potere, mentre segmenti interni alle istituzioni dello stato (magistratura, forze dell’ordine, ) si sono affiancati – o messi al servizio – della coalizione di governo del momento oppure , all’inverso, dell’opposizione, per offrire servigi illeciti nell’ambito di un conflitto che hanno percepito come una guerra per bande.
Mi auguro che il danno compiuto alla legittimità e al funzionamento delle istituzioni democratiche non sia divenuto irreparabile.
maurizio griffo dice
nonostante la mancata legittimazione reciproca abbiamo però retto un ventennio di alternanza.
Adriano Fabris dice
Tutto ciò oggi è esaltato anche dall’uso delle nuove tecnologie, che favoriscono la contrapposizione irrazionale piuttosto che un’argomentata mediazione. Si pensi all’abuso in Facebook dei “mi piace”/”non mi piace”… e basta.