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La verità e la persuasione

10 Gennaio 2019 di Carmelo Vigna 4 commenti

Dilaga la voglia di consenso. Consenso è fonte di potere agli occhi dei più, se non proprio di tutti. Dilaga, perciò, la voglia di potere. I social sono diventati un’arma politicamente efficace (e soprattutto subdola, direi) a tal proposito. Sembra che non vi sia riparo da nessuna parte. Niente di nuovo sotto il sole, verrebbe da dire. Sempre i politici han cercato le piazze. Ma poi qualcosa di nuovo sotto il sole forse c’è, verrebbe ancora da dire. Il fatto è che è molto più facile di un tempo creare consenso (e pure perderlo, naturalmente). Sempre grazie ai social.

Ecco, vorrei sommessamente suggerire che i social sono solo un mezzo moltiplicatore del consenso facile, ma il vero ‘motore’ del consenso facile andrebbe cercato, a mio modesto avviso, da un’altra parte: dalla parte dell’eclisse della verità come icona da onorare per prima. E l’eclisse della verità, a sua volta, è molto probabilmente legata al trionfo della sua ‘maschera’: la persuasione.

Pare che uno dei nostri politici più presenti sui media (Di Maio) abbia detto (più o meno): «Noi crediamo fortemente in quello che facciamo. Ma chi crede fortemente in quello che fa, ha ragione. Noi quindi abbiamo ragione». Ebbene, questa semplice equazione: ‘credere d’avere ragione è lo stesso che aver ragione’, è proprio la sovrapposizione confusiva tra verità e persuasione. Chi crede d’aver ragione è infatti persuaso d’aver ragione, certamente, ma non è detto che abbia davvero ragione.

Il presupposto di questa (diffusa) convinzione non è poi difficile da indicare: aver ragione o non aver ragione dipende – per chi coltiva l’equazione di prima – solo da una decisione dell’io. Solo che l’io può decidere di persuadersi della verità di qualcosa, osservo, appunto perché il volere è in potere (è il potere) dell’io, ma non può nulla decidere quanto alla verità di qualcosa, perché questa non è in potere dell’io. È vero infatti l’opposto: noi siamo misurati dalle cose, quanto alla verità, dicevano i nostri vecchi, perché la verità in quanto tale è il semplice darsi a noi delle cose. Il loro apparire a noi o il loro essere a noi manifeste. Noi siamo, insomma, come dei ‘notai’ della realtà, quanto al rapporto intenzionale che di solito chiamiamo ‘verità’.

L’arena politica è sempre stata fatta per lo più da persuasioni da coltivare o da suscitare. Impossibile lì farne a meno. Ebbene, coltivare e suscitare persuasione oggi è infinitamente più facile di una volta, si diceva di sopra, perché la ‘piazza’ è oggi la Rete e la Rete parla in modo diretto e immediato a milioni o anche a miliardi di uomini e di donne. Lo sanno benissimo i Trump, i Salvini e i Di Maio, che si circondano, infatti, di nutriti staff per poter manovrare il consenso.

Ma il punto è che nel contempo tutto oggi induce a pensare (molti fatti e molti indizi che a noi appaiono vanno in effetti da questa parte) che si sia smarrito per lo più – non solo tra i politici, ma anche tra quelli a cui i politici chiedono il consenso – l’abisso che separa la verità dalla persuasione. Un abisso: perché la persuasione può benissimo avere a proprio contenuto pure il falso e l’illusione, e non solo il vero. Ma lei, la persuasione, questo differire non lo sa e non può saperlo. Lo sa solo la verità. Solo la verità infatti sa di sé e del falso dell’illusione, ma il falso e l’illusione non sanno nulla della verità, altrimenti sarebbero verità.

Ebbene, uno che sia solo persuaso è un po’ come un cieco: e, come un cieco, cammina nel buio. E se poi dei ciechi guidano altri ciechi è difficile non pensare che il loro comune destino sia quello di cadere nella prima fossa che incontreranno sul loro cammino. La comune esperienza e la storia, anche recente, dovrebbero pure insegnarci qualcosa.

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Commenti

  1. Domenico dice

    28 Gennaio 2019 alle 11:45

    E’ proprio vero che la Verità, in questo contesto di società, sta nel plasmare l’altro secondo la misura di un suo progetto e NON nell’immedesimarsi, nel capire e mettersi a disposizione con gratuità

    Rispondi
  2. Dino Cofrancesco dice

    14 Gennaio 2019 alle 10:07

    «L’arena politica è sempre stata fatta per lo più da persuasioni da coltivare o da suscitare. Impossibile lì farne a meno. Ebbene, coltivare e suscitare persuasione oggi è infinitamente più facile di una volta»
    Viviamo in un mondo in cui, a forza di parlare di reti, di
    facebook, di creazione artificiale e programmata del consenso, si finisce per perdere di vista la realtà. Ovvero il fatto che sono interessi reali quelli che fanno ottenere voti ai populisti: ad es. gli interessi delle vittime della globalizzazione contro gli interessi dei panglossiani di globalizzazione ed Europa, gli interessi dei penalizzati dall’accoglienza indiscriminata contro gli interessi di chi vi vede un rimedio al declino delle nascite e degli iscritti ai sindacati etc. Gli interessi non sono né buoni né cattivi, sono un coacervo conflittuale che i governi e i partiti non sono più in grado di comporre e contemperare. Il resto è chiacchiera filosofica.

    Rispondi
    • alberto de stefano dice

      14 Gennaio 2019 alle 14:33

      Davo una occhiata,distratta ammetto, a Cofrancesco.Mi imbatto in una sciocchezza cosmica :”Sono interessi reali quelli che fanno ottenere voti ai populisti”.
      Dio mio ! Del populismo il nostro mostra di non aver capito nulla.E` sinanche elementare che le cose stiano proprio all`opposto di quanto asserito,con somma leggerezza.I sanculotti,le schiere delle plebaglie forsennate che chiamiamo populiste non esprimono alcun interesse,che sia tale in concreto.L`adesione ad una setta,al capobanda nordista,bullo coatto,non nasce dalla esistenza di autentiche aspirazioni da soddisfare.Il richiamo sta anzi nell`indeterminatezza,nella fascinazione di mitiche eta` dell`oro,ma sopratutto nella voglia di azzerare i nemici,le classi precedenti al POTERE.Si e` disposti a credere a tutto,a qualsiasi parola d`ordine,purche` sia urlata ripetitivamente.No,non sono cittadini che rivendicano diritti,ma plebi ululanti che non hanno alcuna consapevolezza dei loro interessi, attratte dai duci,tonitruanti,dai capi smargiassi,verso l`appagante distruzione del passato,in forma violenta.IL FUTURO E` IL CAPO O I CAPI ! Nient`altro.

      Rispondi
  3. alberto de stefano dice

    11 Gennaio 2019 alle 9:24

    Finalmente !Viene da dire istintivamente,leggendo Vigna.Che senza troppi giri di parole,premesse pseudo-scientifiche,arzigogolati ragionamenti,affronta con decisione il vero problema col quale siamo ormai obbligati a fare i conti.I “social”,la nuova frontiera della ricerca del consenso,lo strumento che ha sotterrato le forme della Politica decadute. Partiti,sezioni,congressi,comizi,tessere,circoli,vecchi arnesi . Preistoria ormai dimenticata e vituperata.VIGONO I SOCIAL !La sede della ricerca affannosa della PERSUASIONE.Il campo di battaglia dove scorazzano legioni di adepti,fortemente scolarizzati al nuovo linguaggio,ma ristretti solo a quello.Che usano con disinvoltura,tra post,fake e quant`altro.
    dell`armamentario in voga.Guerre furibonde impazzano tra oppposti schieramenti.Insulti,minacce,allocuzioni secche,dichiarazioni roboanti.HASTAG IDENTITARI HANNO SOSTITUITO GLI INCARTAPECORITI LOGO DEI PARTITI.
    LA VERITA`,in tutto cio` ? INESISTENTE,IRRILEVANTE.
    Contano solo le statistiche contrapposte,i like,le tendenze.
    Siamo nel mondo del NULLA,dove chiunque,bibitaro-pizzaiolo,gradasso forzista,impettito in atteggiamenti duceschi,fake presidenti del consiglio,costruiti su tracciati rigorosamente fasulli,puo` avere ruoli di governo,senza scandalo.Ciechi nel buio,appunto !

    Rispondi

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