Paradoxaforum

  • Home
  • Contatti
  • Chi siamo
Tu sei qui: Home / Interventi / Libertà e ricerca scientifica

Libertà e ricerca scientifica

22 Febbraio 2018 di Michele Marsonet 3 commenti

Dopo che per decenni la scienza era stata considerata una forma di conoscenza in grado di fornirci una rappresentazione del mondo neutrale e oggettiva, in tempi più recenti si è compreso che la fiducia nella possibilità di determinare un punto di vista ‘privilegiato’ in base al quale effettuare le osservazioni era mal riposta. Considerati i limiti delle nostre capacità cognitive le prospettive sono, inevitabilmente, più d’una, e occorre pertanto passare a una visione di tipo funzionale. L’abbandono del punto di vista privilegiato e assoluto comporta altresì l’introduzione del pluralismo all’interno dell’edificio scientifico, e le conseguenze di questo stato di cose sono ovviamente fondamentali ai fini dei rapporti tra scienza e società nel suo complesso.

         Partendo da tali premesse, si deve notare che la scienza (e la riflessione epistemologica che a essa si accompagna) non può isolarsi dal contesto più vasto della cultura in quanto tale; se è vero che la scienza rappresenta lo strumento per indagare il mondo naturale e quello sociale, è pure legittimo affermare che essa non vive in isolamento rispetto alla società nel suo complesso. La scienza altro non è che una delle più importanti pratiche umane, e in quanto tale va giudicata sia in riferimento alla storia, sia avendo presenti le altre pratiche umane che con essa interagiscono. Vi è dunque qualcosa di errato nella razionalità semplificatrice che positivismo e neopositivismo hanno attribuito alla conoscenza scientifica: occorre tener conto della complessità del reale e delle interrelazioni che ne formano il tessuto connettivo.

         Ad esempio, la tesi secondo cui l’osservazione è sempre impregnata di teoria ha prodotto, da Popper in avanti, una serie di grandi rivolgimenti nel modo di concepire la scienza. Se affermiamo che la dimensione teorica non può essere scissa da quella osservativa, e se per di più attribuiamo alle teorie scientifiche un carattere creativo, allora i ‘salti’ che spesso si verificano nella storia della scienza, le intuizioni geniali che consentono di interpretare in modo nuovo i fenomeni, si possono spiegare più facilmente di quanto non avvenga utilizzando il modello neopositivista. Ne consegue che ogni tentativo di assolutizzazione della scienza è votato alla sconfitta. Naturalmente tutto questo conduce al relativismo, ma si deve anche rilevare che ‘relativismo’ e ‘irrazionalismo’ non sono necessariamente termini sinonimi: dare spazio alla nozione di ‘ragione relativa’ significa semplicemente ammettere i limiti delle nostre capacità cognitive, traendone le giuste conseguenze. Proprio per questo, pur ammettendo che la nostra conoscenza dell’universo procede verso sintesi ampie e profonde, si deve riconoscere al contempo il suo carattere problematico. Solo questa consapevolezza può scongiurare il pericolo sempre in agguato di assolutizzare l’ambito concettuale delle teorie in base alle quali gli scienziati operano nelle varie epoche storiche.

         Si è osservato che la pratica professionale della ricerca scientifica sviluppa qualità intellettuali e morali che troverebbero ottime applicazioni anche in altri campi. La prima di queste qualità è l’assenza dello spirito d’autorità. Ciò non significa che gli scienziati mettano continuamente in discussione quanto è già stato stabilito e verificato; la scienza, al contrario, procede per superamento, e non per rifiuto di quanto è stato acquisito. Ma è un dato di fatto che sul fronte della ricerca occorre fare i conti con la costante possibilità dell’errore; è a questo punto che il perfezionamento delle tecniche per rilevare gli errori è, al contempo, condizione e prova del progresso. Ne consegue che l’assenza di dogmatismo è caratteristica essenziale della ricerca scientifica. Lo studioso è libero di porre qualsiasi domanda e di correggere qualsiasi errore. Tutte le volte in cui nel passato ci si è serviti della scienza per erigere nuovi dogmi, essi si sono dimostrati incompatibili con il progresso scientifico.

         Karl Popper ha affermato a tale proposito che esiste, tra la ricerca scientifica e la prassi liberal-democratica, una sorta di armonia prestabilita. La ricerca è tanto più prospera quanto più si sviluppa nel clima di libertà che le è naturale, mentre lo spirito che anima la scienza rafforza le strutture della società liberale. Al rifiuto di ogni dogmatismo, la scienza moderna unisce la pratica costante della cooperazione e del lavoro collettivo. Lo scienziato fa parte di una comunità: la sua vita quotidiana e la natura stessa del suo lavoro gli conferiscono una certa forma di saggezza. Un aspetto importante del problema dei rapporti tra lo studioso e la società è fare in modo che l’insieme dell’umanità possa beneficiare dei valori propri degli ambienti scientifici. Proprio in ciò dovrebbe risiedere l’apporto della scienza alla cultura e al progresso. Non si tratta di cosa semplice da realizzare, giacché quello che occorre comunicare non è il contenuto della conoscenza acquisita, ma l’esperienza della sua conquista, elemento che appartiene solo a chi l’ha vissuto. Vi è una differenza radicale tra il conseguimento di nuove conoscenze e l’insegnamento del risultato così come viene impartito nelle università, e nessuna tecnica pedagogica può colmarla. Un esperimento di laboratorio che si fa compiere a un allievo, sapendo in anticipo come si svolgerà, è tutt’altra cosa dell’esperimento che si tenta per la prima volta, procedendo per tentativi ed errori, al fine di strappare un segreto alla natura.

         L’attività professionale degli scienziati, come quella degli altri soggetti umani, si inserisce in una struttura sociale ed è dominata dal potere politico. Anch’essi si comportano in modo diverso nei confronti di questa struttura e di questo potere, a seconda delle loro convinzioni personali e dell’educazione ricevuta. Le conseguenze delle loro scelte hanno certamente un carattere inerente alla loro attività di scienziati, nel senso che sono spesso importanti. Ma la scienza – occorre ribadirlo – non è l’unica attività sociale. Resta comunque il fatto che il ruolo crescente della scienza e della tecnologia nel mondo d’oggi moltiplica l’importanza delle scelte che lo scienziato – in quanto essere umano – è chiamato a prendere. Risulta difficile considerare lo studioso libero dalle conseguenze delle sue azioni, dal momento che esse si situano quasi sempre non sul piano della ricerca pura, ma su quello delle decisioni di carattere morale e politico. Né è convincente supporre che tutta la responsabilità per l’utilizzo delle scoperte scientifiche debba essere lasciata ai politici, dei quali gli scienziati non sarebbero che i consiglieri tecnici. Quando l’intellettuale-scienziato usa le sue conoscenze per appoggiare le decisioni del potere o per influenzarle in un modo o nell’altro, si mette nella condizione in cui la distinzione di principio tra uomo di laboratorio e cittadino cessa di essere valida. In altri termini, lo scienziato non è un superuomo: non può servire d’esempio o di guida, né trincerarsi nel suo laboratorio come in una torre d’avorio.

         Occorre in ogni caso stare in guardia quando si invoca la necessità di imporre limiti alla ricerca scientifica e tecnologica. È quanto sta accadendo in questi giorni dopo il successo della clonazione di scimmie in Cina, giacché è sin troppo facile chiedersi quando toccherà a noi. E la risposta ovvia è: «presto, a meno che non vengano imposti dei limiti a scienziati e tecnologi». Sembra così facile, e invece non lo è affatto. Bisogna innanzitutto stabilire ‘chi’ è incaricato di fissare i limiti suddetti. Presumibilmente dei comitati, ma chi stabilisce la loro composizione? E quali saranno i valori cui i comitati dovranno attenersi in modo rigido, appunto per piantare dei paletti invalicabili?

È sufficiente una breve riflessione per capire che l’impresa è di ben difficile realizzazione, considerando anche quante e quali visioni valoriali oggi competono nel mondo, e quanti conflitti continuano a manifestarsi in ragione di questo fatto. Ogni volta che in passato si è tentato di stabilire dei limiti imposti dall’alto, scienza e tecnologia si sono prese la rivincita in tempi abbastanza brevi. Si pensi a Galileo Galilei, la cui abiura non impedì affatto la diffusione delle sue tesi. Certo la clonazione investe in modo diretto la visione che abbiamo costruito di noi stessi, ma tale visione è cambiata più volte in passato e continua tuttora a cambiare. In conclusione, pare ragionevole affermare che il carattere non assoluto della scienza ne determina i limiti. E, a sua volta, la presenza di tali limiti fa sì che l’intellettuale-scienziato non possa risolvere, facendo appello a criteri puramente interni, i dilemmi che impegnano tutti noi in scelte di valore. Ciò non significa disconoscere il ruolo fondamentale che la scienza svolge nella nostra attuale visione del mondo. Più semplicemente, equivale a riconoscere il carattere specificamente umano di quel particolare tipo di attività intellettuale rappresentato dalla ricerca scientifica.

 

 

Archiviato in: Interventi

Privacy e cookie: Questo sito utilizza cookie. Continuando a utilizzare questo sito web, si accetta l’utilizzo dei cookie.
Per ulteriori informazioni, anche su controllo dei cookie, leggi qui: Informativa sui cookie

Commenti

  1. jonas dice

    6 Marzo 2018 at 20:00

    Michele Marsonet, thanks so much for the post.Really thank you! Keep writing.

    Rispondi
  2. datafoam dice

    27 Febbraio 2018 at 21:20

    Michele Marsonet, thanks so much for the post.Really thank you! Great.

    Rispondi
  3. Dino Cofrancesco dice

    23 Febbraio 2018 at 10:03

    ineccepibile!

    Rispondi

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Tema in discussione

  • Populismo
  • Cattolici e politica
  • Tema. Svolgimento
  • comunicazione politica
  • fatti e disfatti
  • Rientro a scuola. La sfida al Covid
  • Il vaccino della conoscenza
  • Guerra russo-ucraina

Newsletter

* campi obbligatori

Commenti recenti

  • Giuseppe Lo Verde su L’Occidente e gli Altri. Politica tra nazioni o scontro di civiltà?
  • Giuseppe IERACI su L’Occidente e gli Altri. Politica tra nazioni o scontro di civiltà?
  • Sergio Belardinelli su In ricordo di Francesco D’Agostino

GLI AUTORI

IL TEMA IN DISCUSSIONE

Il conflitto in Ucraina: una sfida per l’ordine internazionale

16 Maggio 2022 di Federico Niglia Lascia un commento

I mezzi di informazione tendono a presentare e affrontare il conflitto in Ucraina non solo con categorie riduttive, ma addirittura alimentando una serie di contrapposizioni artificiose che certamente non giovano alla comprensione e al giudizio. Per riportare il dibattito su un binario più costruttivo ci si può iniziare a porre una serie di domande che non vengono poste o che vengono affrontate con … [continua]

Archiviato in: Il tema in discussione Etichettato con: Guerra russo-ucraina

La Cina nella guerra russo-ucraina

12 Maggio 2022 di Antonio Malaschini Lascia un commento

Nel valutare la posizione cinese sull’invasione russa dell’Ucraina, occorre partire da alcuni dati formali. In occasione delle Olimpiadi di Pechino, il 4 febbraio 2022, Putin e XI Jinping fanno riferimento in una loro dichiarazione congiunta ad una «amicizia senza limiti» (amicizia, si noti, e non alleanza) tra i due paesi. Nel documento la Russia ribadisce che considera Taiwan «parte inalienabile … [continua]

Archiviato in: Il tema in discussione Etichettato con: Guerra russo-ucraina

Aumentare le spese per la difesa? Parliamone!

11 Aprile 2022 di Andrea Locatelli Lascia un commento

La guerra in Ucraina ha sollevato una serie di domande a cui il dibattito politologico non può sottrarsi. Come anticipato da Emidio Diodato in un commento su queste pagine, gli studiosi di politica internazionale hanno il dovere di intervenire nel discorso pubblico e gli strumenti analitici necessari per uscire dalle secche di una polemica (ideologica o interessata che sia) ormai nauseante. Il … [continua]

Archiviato in: Il tema in discussione Etichettato con: Guerra russo-ucraina

Finis Europae? L’UE e la guerra

4 Aprile 2022 di Giuseppe Ieraci 7 commenti

La guerra russo-ucraina impone che ci si interroghi sul futuro dell’UE. L’integrazione europea è stata inizialmente ‘funzionale’, gli Stati mettevano assieme sforzi in ambiti socio-economici limitati, senza preoccuparsi della valenza politica di queste sinergie. Del resto non poteva esserci una valenza politica, perché la Guerra Fredda riduceva la sovranità internazionale europea, consegnava il … [continua]

Archiviato in: Il tema in discussione, Interventi Etichettato con: Guerra russo-ucraina

Politologi con l’elmetto e ingegneria internazionale

28 Marzo 2022 di Emidio Diodato Lascia un commento

La storia degli equilibri mondiali è da riscrivere, ma si sta scrivendo. Il pubblico ne pare avvertito e cerca di regolarsi. Ma è allevato dalla televisione e dai social e, sotto tutti gli aspetti, rimane altamente disinformato. O, come amava dire Sartori, malinformato. Allo stesso tempo il pubblico viene nutrito di una informazione emotiva, alimentata da immagini che fanno commuovere o … [continua]

Archiviato in: Il tema in discussione Etichettato con: Guerra russo-ucraina

Galleria fotografica

Questo slideshow richiede JavaScript.

Archivi

Contattaci

Nova Spes International Foundation
Piazza Adriana 15
00193 Roma

Tel. / Fax 0668307900
email: nova.spes@tiscali.it

Statistiche

  • 132.162 clic

Seguici

  • Facebook
  • Instagram
  • Twitter
  • Youtube

© Copyright 2016 Paradoxa Forum · All Rights Reserved