Il polverone mediatico sollevato dai recenti casi di denuncia di violenze e molestie da parte di attrici e donne di spettacolo più o meno famose non deve ricoprire con la sua patina spessa le differenze, sottili ma imprescindibili, tra avances, molestie e violenze.
In una società in cui la sessualità è sempre più ostentata sia come fine a se stessa sia come merce di scambio, non possiamo far finta che sia un oceano a separare approcci più o meno espliciti dalle molestie e, ancor più, dalla violenza. Il rischio che corriamo è di appiattire le tre categorie al medesimo livello, giudicando con severità le prime e finendo, il passo è breve, per comprendere e financo giustificare le altre.
No, ciò non deve accadere. Purtroppo è difficile scrivere di questo argomento in maniera ‘gender neutral’, perché nella maggioranza dei casi si tratta di uomini (spesso bianchi e spesso di potere) che vengono accusati di non saper tenere a freno le proprie pulsioni oppure di sfruttare la propria posizione sovraordinata per ottenere favori sessuali. Non me ne voglia quindi il lettore se, per semplicità, utilizzerò il cliché dell’uomo predatore: metto le mani avanti e riconosco che il ruolo può essere interpretato anche dal gentil sesso.
In questo contesto l’uomo si trova davvero tra l’incudine e il martello. Modelli sociali vecchi di secoli impongono all’uomo di fare il primo passo, spesso alla cieca, maldestramente, senza nessuna possibilità di anticipare il risultato. Il maschio si muove a volte con disinvoltura, molto più spesso in maniera impacciata. In entrambi i casi deve prestare attenzione a che il messaggio arrivi chiaro, ma non troppo forte. Se oltrepassa quella linea, sottile e, purtroppo, davvero poco oggettiva, tra proporsi, esporsi ed imporsi rischia di sconfinare nelle molestie. Fisiche e verbali. Più gravi le prime, da non sottovalutare le seconde.
Un’altra linea, questa volta ben più marcata, divide le molestie dalla violenza. Non voglio qui avventurarmi in esempi che sarebbero certamente azzardati, ma, per semplificare, includo in questa categoria tutte le azioni che implicano l’utilizzo della forza fisica al fine di soddisfare un bisogno sessuale. Se mi venisse chiesto di tracciare dei confini il più possibile chiari distinguerei in questo modo: chiedere (avances), chiedere con insistenza (molestie verbali), prendere qualcosa senza autorizzazione (molestie fisiche), prendere, qualcosa o tutto, con la forza (violenza).
E le donne? Le donne devono imparare a dire di no, forte e chiaro, senza paure e senza ripensamenti. Devono anche saper rinunciare a qualcosa per quei ‘no’. Perché c’è un’altra linea, sottilissima, che divide le molestie da parte di un uomo dallo sfruttamento del proprio corpo da parte di una donna. Ed è la stessa linea che separa la difesa dalla perdita della propria dignità.
Dino Cofrancesco dice
Trenta e lode. Vengo da una scuola che considera le distinzioni il fondamento dell’analisi teorica!
. Non sono un esperto di diritto penale ma penso che il legislatore debba partire da qui…
Barraco Tarlati Bartolomeo Walter dice
Giustamente dobbiamo differenziare le tre cose che sono profondamente disuguali, le avance sono diverse dalle molestie e contrarie alle violenze.
Oggi si fa credo tanto polverone su argomenti che sono sempre stati all’ordine del giorno senza che mai nessuno abbia reclamato, mi riferisco alle presunte violenze subite da quelle attrici che hanno fatto denunce pubbliche.
Ritengo che quello di cui parla la Televisione e quello scritto sui giornali tolga la vista su altri problemi molto seri, ma restando sull’argomento per me non c’è stata nessuna violenza su quelle attrici, per me hanno acconsentito ad una avance altrimenti avrebbero potuto dire NO. Non sono state torturate o picchiate o legate, hanno accettato perché gli conveniva. In quell’ambiente c’è sempre stato questo scambio di relazioni. Un nobile Francese disse ” che differenza c’è tra una prostituta ed una attrice” , la risposta la conoscete quindi tanto polverone per nulla.