La nuova ondata pandemica in Italia è vicina ad assumere un andamento che segna un’evoluzione esponenziale dei contagi, con un abbassamento della soglia di età a poco più di cinquant’anni nel mese di ottobre ed un l’indice di letalità che, pur registrando in questo periodo un trend di dimensioni più ridotte rispetto alla prima ondata, appare in preoccupante e rapida ascesa.
Nel momento in cui vengono stese queste note, l’aspettativa generale nel paese è quella di nuovi interventi da parte del governo,peraltro in parte già annunciati, volti ad allineare le scelte di contrasto alla seconda aggressione del coronavirus a quelle adottate da paesi europei come la Francia e la Germania, caratterizzate da un drastico ritorno all’uso del lockdown (seppure, per l’Italia, s’immaginerebbe per il momento un blocco non generalizzato, bensì parametrato ai diversi contesti territoriali, come misura estrema di limitazione del danno pandemico).
Non c’è dubbio, pertanto, sul fatto che la drammatica situazione sanitaria abbia introdotto una condizione di emergenza che tende a delinearsi come ‘strutturale’ e, sul piano giuridico, priva di una disciplina specifica che ne regoli l’attività normativa. In questo quadro di prolungata eccezionalità, infatti, il necessario intervento del governo si muove lungo un tracciato tortuoso e labirintico che deve seguire l’andamento della curva pandemica e, insieme, la delicatissima situazione economica e sociale del paese, adottando provvedimenti tempestivi che hanno assunto di sovente la forma del DPCM, atto di natura amministrativo emanato dal Capo del Governo, sottratto al vaglio del Capo dello Stato, del Parlamento e del collegio dei Ministri.
L’insieme degli atti assunti dal Presidente del Consiglio a motivo dell’azione di contrasto al Covid-19 sarebbe, all’altezza del 20 ottobre, di 32 sui 386 complessivi emanati dal Governo, dalla Protezione Civile, dal Parlamento (11), e da istituzioni sanitarie nella stessa materia, secondo il monitoraggio di Openpolis (1), una think-tank indipendente che analizza l’attività parlamentare. Né sono mancati accenti polemici anche aspri nel dibattito pubblico da parte delle forze di opposizione che, seppure con toni diversificati, reclamavano un coinvolgimento in ambito parlamentare relativo alle misure da assumere per contrastare la pandemia(2).
Critiche e dubbi sull’uso del DPCM sono state, peraltro, avanzate anche dal mondo accademico che ha obiettato sulla specifica modalità dell’atto amministrativo (3). Dal canto suo la maggioranza di Governo ha più volte richiesto l’apertura di un dialogo con l’opposizione, proponendo l’allestimento di ‘tavoli tecnici’ di consultazione (4).
La serietà della situazione, dunque, imporrebbe, come lo stesso Presidente della Repubblica ha più volte sottolineato, il ricorso ad un’azione condivisa tra le forze politiche di maggioranza e opposizione «mettendo da parte partigianerie, protagonismi ed egoismi» (5). Dobbiamo dunque domandarci cosa significhi dare senso alla collaborazione tra forze politiche rispettandone i ruoli di governo e di opposizione se non riportare il Parlamento al centro.
C’è stato un tempo, in un passato politicamente più remoto del tempo effettivamente trascorso, in cui le forze di maggioranza e di minoranza, ancorché divaricate da distanze ideologiche massime, sono riuscite a dare il senso concreto dell’unità di fronte a drammatiche emergenze nazionali, attraverso il coinvolgimento istituzionale del maggiore partito di opposizione.
Fu negli anni ‘70 del secolo scorso, infatti, che i due maggiori partiti italiani, la DC e il PCI, ideologicamente incompatibili ed impossibilitati a mettere in atto una collaborazione di governo, riuscirono a mantenere in piedi un importante dialogo istituzionale per impedire che una parte rilevante del paese venisse esclusa dalla partecipazione a scelte importanti per i cittadini.
Il dialogo istituzionale, che non cambiò il flusso della normale dialettica parlamentare tra maggioranza e opposizione, venne sanzionato con l’attribuzione al PCI dello scranno di Presidente della Camera, scelta che in qualche modo sottolineava il recupero di uno spirito collaborativo che aveva, pur nella diversità di ruoli e visioni, ispirato i lavori della Costituente.
Quello spirito oggi va, forse, rinnovato oggi nel Parlamento e alla luce del sole di fronte alla gravissima emergenza sanitaria, istituendo uno spazio di lavoro condiviso sottoforma di Commissione Parlamentare, sulla falsariga delle Commissioni di controllo e garanzia, come la vigilanza RAI, che devolvono il ruolo di presidente ad un esponente dell’opposizione. Oggetto del lavoro della nuova Commissione, oltre alla necessaria e continua interazione con il Governo sulle misure di contrasto alla pandemia, includerebbe il programma per la ripresa, che attingerà dalle provviste importanti provenienti dall’Europa col Recovery Fund e, se si deciderà, anche dal MES, e dalle risorse nazionali.
Non si tratta di una torsione ‘consociativistica’ per spezzare la simmetria naturale della dialettica tra maggioranza e opposizione. Si tratta, invece, di promuovere, nel contesto consentito in questo tempo, quello spirito di collaborazione leale per adottare misure condivise di difesa dall’aggressione del Covid-19, da un lato e dall’altro attivare una solidarietà straordinaria per non sprecare nulla delle importanti risorse che risarciscono gli italiani dopo mesi drammatici, risorse dirette a lenire le sofferenze di un popolo che ha pagato tanto in questa triste pandemia e che ancora troppo sta pagando. Sarebbe, inoltre, un segno importante di civiltà della politica che farebbe bene al Paese.
(1) Cfr. Coronavirus, Il monitoraggio completo degli atti, aggiornamento del 20 ottobre, in Openpolis del 20/10/2020.
(2) La risposta delle opposizioni alla richiesta dell’apertura di un tavolo di lavoro avanzata dal Governo, ha ricevuto un secco diniego da parte dei tre leader del Centro-destra Salvini, Meloni e Berlusconi, con una dichiarazione congiunta consegnata il primo novembre 2020, che, tra l’altro sottolinea: «Oggi il governo ipotizza una “cabina di regia” con le opposizioni. Il ravvedimento appare tardivo. Il centrodestra è sempre stato a disposizione dell’Italia, ma oggi più che mai l’unica sede nella quale discutere è il Parlamento della Repubblica italiana. Lì sono depositate le numerosissime proposte formalizzate da noi e ignorate dal governo». Cfr. Fanpage.it, 1/11/2020.
In precedenza si erano registrate intonazioni diversificate nella coalizione, che avevano visto una dichiarata disponibilità collaborativa nei confronti della maggioranza di governo, in particolare con riferimento all’attingimento dei fondi Mes. Oltre all’opposizione conclamata, tuttavia, vanno registrate anche posizioni di dissenso nei confronti del contenuto dei DPCM già emanati e in via di emanazione da parte del Presidente Conte, manifestate da singoli e gruppi parlamentari componenti la maggioranza. È il caso di Italia Viva che, attraverso il suo leader Renzi, ha criticato il DPCM del 24 ottobre 2020, e del Sen. Marcucci, capogruppo del Pd al Senato, che aveva chiesto nel corso di un intervento in aula una verifica politica tra le forze che sostengono il governo.
(3) Cfr. Rai News, 31/10/2020, Conte chiede tavolo bipartisan, ma per il centrodestra «è tardi». Opposizione: il confronto in Parlamento. Lunedì 2 novembre alle 12 Conte terrà alla Camera comunicazioni sulla emergenza Covid.
(4) Si veda, ex multis, S.Mangiameli, Tocca a Mattarella ripristinare la Costituzione, Sussidiario.net, 30/10/2020.
(5) Il Presidente della Repubblica nel corso di una visita a Castegnato in provincia di Brescia, svolta il primo novembre 2020 per recare omaggio ai defunti a causa del Covid-19, particolarmente virulento e letale in quel territorio, ha fatto riferimento nel suo discorso al dovere di «responsabilità di proseguire nell’impegno per contrastare e sconfiggere questa malattia così grave,mettendo da parte partigianerie, egoismi protagonismi ed egoismi. Per unire le forze di tutti e di ciascuno…». Sulla necessità del ritrovare una unità di intenti recuperando lo spirito dei Costituenti, il Presidente Mattarella aveva incentrato una parte dell’intervento del 2 giugno per celebrare l’anniversario della Repubblica.
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