Ha suscitato molto scalpore il fatto che Beppe Grillo abbia firmato, in compagnia di Matteo Renzi e altri, un «Patto trasversale» in cui viene accolta e promossa la fondamentale distinzione tra scienza da un lato e pseudo-scienza dall’altro. Sorpresa e scalpore sono naturalmente dovuti al fatto che, con tale mossa, il comico genovese ha in pratica rovesciato le sue precedenti posizioni.
Questa volta, infatti, ammette che la scienza è un valore poiché fornisce conoscenze affidabili sul mondo. Tali conoscenze, inoltre, ci consentono di conseguire vantaggi e di evitare pericoli, anche se non sempre ci riescono in modo pieno.
Sembrerebbe, questo, un ritorno al semplice buon senso e nulla più. Eppure la notizia è deflagrata con molto rumore, come se le parole sopra riportate fossero indice di una grande scoperta. È dunque lecito chiedersi perché ciò accada.
Facciamo allora un passo indietro. Per quale motivo milioni di persone sono giunte a credere che un attore comico pur bravissimo come Grillo, o un politico puro come Renzi, abbiano un peso fondamentale quando si discute di questioni scientifiche? Ovviamente perché la scienza ha ricadute pratiche (si pensi al dibattito sui vaccini), e tali ricadute coinvolgono tutti, a prescindere dalla professione che esercitano.
Risposta più che lecita, e tuttavia insufficiente per capire la posta in gioco. Il fatto che le conseguenze pratiche della scienza coinvolgano tutti non implica che tutti possano allo stesso titolo dare indicazioni su come i problemi scientifici debbano essere trattati. Per farlo non sono sufficienti buona volontà e capacità affabulatoria. È necessario un lungo percorso di apprendimento, di studio e di ricerca, nel quale si assimilano metodi e si impara a sottoporre a verifica empirica le proprie tesi.
Il buon scienziato è anche colui che si preoccupa di informare il pubblico circa i risultati conseguiti in tale percorso. Tuttavia è difficile che riesca a condividerli in pieno proprio perché la pratica scientifica è selettiva e difficile. E, in ogni caso, il suo dovere primario è ottenere i risultati affinché il progresso scientifico possa continuare.
Con ciò intendo sottolineare che un bravo attore comico non può ergersi a giudice della scienza e dei problemi che tratta. Al massimo può, come ogni cittadino, formulare con umiltà un parere, conscio che la sua scarsa conoscenza di tali problemi non gli consente di andare oltre.
Ebbene, in Italia (ma non solo) è accaduto l’esatto contrario. Giornali, blog e riviste on line sono invasi da presunti specialisti che danno sulla voce agli specialisti veri, fornendo indicazioni in conflitto con quanto la scienza afferma basandosi su metodi acclarati e sperimentazioni basate sulla verifica. Il problema non si porrebbe, ovviamente, se i presunti specialisti non trovassero udienza. E invece la trovano grazie all’utilizzo distorto della Rete.
Internet ha dato a tutti l’opportunità di sentirsi scienziati, o scrittori, o artisti senza superare esami e passare verifiche. Basta pensare di essere scienziato o scrittore e, come per miracolo, la Rete ti dice che lo sei in base al gradimento (i like) che ottieni, e spesso senza nemmeno quello. La perizia scientifica o artistica viene semplicemente certificata dalla mente stessa di chi ritiene di essere scienziato o scrittore, come in un gioco di specchi.
È tutto così facile che moltissimi non vogliono assolutamente rinunciare al gioco. E, infatti, la nuova posizione di Grillo non è gradita a tantissimi dei suoi seguaci. Se un blog mi dà la possibilità di parlare di cose che ignoro, perché mai dovrei rinunciare a questo mondo magico? Meglio accodarsi sempre agli apprendisti stregoni, e mandarli al diavolo quando decidono di non esserlo più.
Stefania Fuscagni dice
Ben venga chi parla di scienza!!! Il fatto che la vera distinzione da fare è tra ‘scienza libera’ e ‘scienza finalizzata alla produzione’!!! Finché l’Occidente non tornerà a questa distinzione…. non può che immiserirsi inesorabilmete!! Stefania Fuscagni
Ugo Morelli dice
Il problema posto è urgente e di grande rilevanza civile e sociale oltre che scientifica. Non sembra però che si possa affrontare senza porsi una duplice questione:
– cosa facciamo noi ricercatori per farci capire e essere presenti in rete con un uso appropriato di quello che è di fatto il nuovo mondo: l’infosfera?
– cosa facciamo per studiare e comprendere le ragioni che portano ad aderire acriticamente a informazioni false o non validate?
Non possiamo chiamarci fuori dalla sciagura di “uno uguale uno”.
P. S. “Il buon scienziato…” è meglio scriverlo : “Il buono scienziato…” , o no?!