Siamo un paese quasi ossessionato dal tema delle riforme. Non che non ce ne sia bisogno, anzi sarebbero quanto mai necessarie. Proviamo a farne in continuazione in una inesauribile corsa a riformare la riforma fatta da poco, perché c’è sempre uno che viene dopo che ha in mente qualcosa di meglio. Assomiglia alla famosa storiella in cui i puri trovano sempre qualcuno più puro che li epura in una successione infinita.
È la logica delle rivoluzioni? No, è la logica del giacobinismo. Poco interesse a vedere se si riesce realmente a cambiare qualcosa, perché è più importante cercare a tutti i costi la perfezione, se non arriva, la colpa sarà sempre del diavolo.
La prima riflessione che si dovrebbe fare se davvero si vuole misurarsi a cambiare le cose in meglio è quella di interrogarsi sul perché siamo in una certa situazione e cosa ha impedito di cambiarla in meglio. In fondo nessuno dovrebbe avere interesse ad impedire un miglioramento, a meno che quello non comporti in realtà una messa in discussione, e magari una cancellazione, dei suoi vantaggi di posizione.
La resistenza al cambiamento viene da lì, inutile nasconderselo. E si rafforza quanto più si vede in una riforma qualcosa che peggiorerà la rendita di posizione di qualcuno per crearne una nuova per qualcun altro. Ogni riformatore dovrebbe conoscere questo dato elementare e di conseguenza preoccuparsi di convincere che il cambiamento è nell’interesse di tutti, non punta a lasciar indietro nessuno. In fondo le rivoluzioni hanno inizialmente successo se riescono a convincere di questo un numero sufficiente di persone. Se poi queste scopriranno di essere state illuse, sarà troppo tardi.
Senza arrivare all’estremo della rivoluzione, che è uno dei meccanismi per provare a far scendere in terra l’Utopia, si dovrebbe lavorare per le riforme proprio perché sono di fatto il miglior antidoto alle rivoluzioni, che comportano rischi molto alti di trasformarsi nella tirannia di un gruppo che si autodefinisce come ‘illuminato’: perché la rivoluzione assume di instaurare nuovi cieli e nuove terre in cui poi solo gli illuminati pretenderanno di conoscere le chiavi del divenire storico.
Dunque proviamo a rilanciare la Riforma. Non il riformismo banale, quello che pensa di potere sistemare qualche dettaglio, di rimettere in ordine la ‘macchina’ del sistema sociale senza costi, perché si tratta solo di adeguarsi ad una presunta ragione superiore che sistemerà tutto da sé. Parliamo invece della Riforma che nasce dalla conversione dei cuori ad affrontare la sfida di un cambiamento storico. Quella che parte dalla consapevolezza che siamo chiamati ad affrontare una terra incognita senza mappe a disposizione e che dunque chiede anzitutto di attrezzarsi sul piano personale per il viaggio. Ciò postula che si lascino le vecchie convinzioni e ci si pieghi con umiltà ad interrogare la nebbia che si ha davanti. Si deve sapere che ci vuole la solidarietà e il coinvolgimento di tutte le comunità di appartenenza perché nessuno può entrare in un nuovo mondo da solo e sopravvivere.
C’è tanto bisogno di riforme oggi, ma bisogna cominciare dal creare lo Spirito della Riforma. I cinici lo considereranno retorica. Invece è quello che ci manca e di cui dobbiamo andare alla ricerca.
enzo de biasi dice
Condivido poco di quanto esposto. Più che di spirito, qui da troppi decenni manca la sostanza, ovvero classi dirigenti che affrontino i problemi dalla radice. Tre esempi: 1) la mafia, esiste da 160 anni ovvero dalla nascita dello stato unitario, favorita proprio dal come esso è nato per le scelte di matrice Sabauda. Problema irrisolto, anzi peggiorato al passar dei regimi: monarchico, fascista e repubblicano. 2) La corruzione degli apparati statali e quindi regionali, esiste da inizio ‘900 in termini % molto alti, certamente e sempre al di sopra dei restanti Paesi industriali della zona UE. La riforma della PA, se ne parla dal 1953 quando se ne occupò certo Luigi Sturzo On.le. Fatto qualcosa di serio? Ora siamo nella mani del duo Brunetta-Draghi. 3) L’evasione/elusione fiscale cresciuta a dismisura soprattutto nell’ultimo 50ennio di storia repubblicana. Adesso alla Camera stanno facendo le audizioni per una riforma del “Fisco”, chiesta dall’Unione Europea da 30 anni a questa parte. Per il momento il governo dei migliori, ha varato l’ennesimo condono fiscale. Amen