Hanno destato molte polemiche le affermazioni di alcuni esponenti del mondo politico, i quali chiedono alla comunità scientifica di fornire certezze inconfutabili circa il modo più efficace di affrontare la pandemia dovuta al coronavirus. La richiesta è poi stata ripetuta, in modo ancora più deciso, da numerosi conduttori degli innumerevoli talk show televisivi che in questo periodo si occupano dei danni causati dal virus. Nessuna meraviglia, giacché politici e conduttori televisivi hanno, della scienza, una visione molto simile a quella dell’uomo della strada. Si pensa, in altri termini, che la scienza stessa costituisca il paradigma del sapere e, in quanto tale, sia in grado di fornirci in tempi rapidissimi – hic et nunc – soluzioni definitive ogni volta che problemi gravi colpiscono l’umanità. [Per saperne di più…]
L’invisibile e il materiale
Fiducia, credenza, norme al tempo del Coronavirus
Una vicenda tragicamente paradossale. Là dove non riuscì la crisi economico-finanziaria riuscì l’invisibile. Solo una presenza invisibile, il virus, ha bloccato il sistema mondiale di convivenza introducendo nel meccanismo un granello esiziale. L’invisibile (il virus) e il materiale (il modello sociale).
L’invisibile che distrugge il materiale.
Ma la pandemia sembra aver minato anche l’universo simbolico. Serpeggia la sensazione di una fiducia in qualche modo ‘tradita’. Fiducia nella modernità che prometteva sicurezza, nel sapere scientifico incapace di contenere la pandemia, nella politica inadeguata a governare il dramma.
L’invisibile (la fiducia come risorsa simbolica) e il materiale (i comportamenti).
L’invisibile che svuota il materiale.
L’accidia e l’ira ai tempi del coronavirus
Primum vivere deinde philosophari: questo è ancora il tempo della responsabilità e della disciplina (anche intellettuale), non delle polemiche dettate da meschini calcoli elettorali. Vero, ma fino a quando può durare?
La popolarità del presidente del Consiglio è ancora discreta ancorché in declino, perché in un passaggio così drammatico della vita nazionale i cittadini hanno bisogno di avere fiducia nella figura istituzionalmente preposta alla soluzione dei loro problemi. Ma i cittadini non hanno firmato una cambiale in bianco. Chi produce e lavora è in ginocchio, mentre la mestizia quotidiana dei decessi e dei contagiati ha messo a dura prova la pazienza degli italiani.
Tre cose che ci ha insegnato la pandemia
Stiamo ormai uscendo dall’emergenza pandemia dovuta al COVID-19 e speriamo davvero, grazie a specifiche strategie di convivenza, di non dovervi rientrare. Speriamo anche che un vaccino venga trovato, sperimentato e diffuso velocemente, per tornare alla normalità. Nonostante la voglia di lasciarci alle spalle mesi che hanno interessato tutti, in maniera più o meno tragica, possiamo tentare un piccolo bilancio di ciò che quest’esperienza ha comportato e riflettere sull’insegnamento che da essa possiamo trarre. Mi limiterò a qualche piccolo spunto.
Anzitutto bisogna dire che, se nell’epoca pre-COVID assistevamo molto spesso alla lotta fra le opinioni di chi riteneva di avere il diritto di esprimersi su tutto, anche senza possederne le competenze, ora questa lotta si è estesa anche a chi, almeno in precedenza, credevamo ne fosse immune. [Per saperne di più…]
A proposito di Fase 2
Durante le settimane di lockdown e di limitazioni delle libertà personali non pochi – anche qualche nome illustre della filosofia contemporanea – hanno agitato lo spettro del totalitarismo. Con tutto il rispetto per le opinioni altrui, è davvero difficile sostenere tale tesi: non siamo finiti in un esperimento concentrazionario.
Alcune libertà non ci sono state tolte per instaurare un regime, ma per tutelare la salute pubblica, e il temporaneo lockdown cui siamo sottoposti è un provvedimento necessario, nel breve termine, per allentare la pressione sul sistema sanitario e riorganizzare la società in vista della convivenza col virus. La questione cui prestare attenzione dovrebbe essere un’altra, ed è di particolare urgenza in vista della graduale ripartenza che ci aspetta. [Per saperne di più…]
COVID-19, digitale e scuola
Come apprende uno studente ideale?
Per 5 giorni la settimana, ogni mattina, seduto in un banco, segue 4-6 ore di lezioni, chiedendo spiegazioni se non capisce. Se viene interrogato, mostra quello che ricorda e che ha capito studiando a casa. Se sono interrogati altri, sta attento imparando qualcosa. Negli intervalli socializza con i compagni di classe. Per almeno cinque giorni la settimana, fa i compiti per il giorno successivo, studiando sui libri di testo per 2-4 ore. A somme fatte, studia dalle 6 alle 10 ore al giorno.
Studenti reali che assomiglino al tipo ideale sono rarissimi. Del resto, noi tutti considereremmo con terrore l’idea di seguire ogni mattina per 5 giorni consecutivi 4-6 conferenze di una quarantina di minuti, su argomenti più diversi, per poi, il pomeriggio, studiare testi imposti dai conferenzieri dei giorni precedenti, su cui verremo interrogati.
Ripensare il sistema sanitario nazionale senza mortificarlo
Questi lunghi mesi di COVID 19 ci hanno insegnato molte cose, fra queste il fatto che un Sistema Sanitario Nazionale pubblico è un bene comune essenziale che può fare la differenza in termini di presa in carico, mortalità e morbilità.
Il COVID 19 pone l’urgenza di ripensare il Sistema Sanitario Nazionale, pur nelle sue articolazioni regionali senza però stravolgerlo nei suoi elementi fondanti, che nei decenni passati sono stati dimenticati. [Per saperne di più…]