È forse dalla fine della Seconda guerra mondiale che in Italia — ma non solo in Italia — il liberalismo dei nostri padri, quello ottocentesco, ha disertato le nostre menti ma, soprattutto, i nostri cuori. Il suo posto è stato preso dal liberalismo secentesco e settecentesco, individualistico e razionalistico, oggi divenuto la filosofia politica ufficiale dell’Occidente. [Leggi di più…]
Un Convegno sul Cile stile Anpi
Nel tramonto, forse definitivo, della ‘civiltà liberale’, il termine liberale ieri sinonimo di conservatorismo oggi è un distintivo che tutti portano all’occhiello, anche i chierici che scrivono su «La Stampa», su «Repubblica», sul «Fatto quotidiano», su «Domani». Ormai è rimasto solo «Il Manifesto» a dirsi «quotidiano comunista». [Leggi di più…]
I liberalismi sono due. C’è quello individualistico, c’è quello comunitario
Je constate simplement et me contente de fixer le point où nous sommes.
Raymond Aron
Nella rubrichetta «Vistodagenova», che curo dal 2020 sul «Giornale del Piemonte e della Liguria», il 17 gennaio u.s. me la sono presa col brillante e acuto Michele Serra che, nella sua «Amaca», Che cosa Pompei ci racconta («La Repubblica» dell’11 gennaio) aveva scritto: «alle parole ’nazione’ e ‘nazionale’ azionate sempre le sirene: nove volte su dieci non sbaglierete». [Leggi di più…]
Siamo nel secolo del Nazional-Liberalismo?
Un commento di David Brooks sul «NYT» il 6 ottobre u.s. (The Triumph of the Ukrainian Idea) ha destato eco in Italia ed è stato ripreso da molti giornali, tra i più recenti «Huffington Post» per mano di Pierluigi Battista (Il ‘nazionalismo liberale’ del Risorgimento ucraino contro il dispotismo di Putin, 12 ottobre). Tralasciando l’enfasi posta da Battista e il suo collegamento con il Risorgimento italiano, l’argomento di Brooks parte da un problema teorico-filosofico cruciale, ma credo ne offra uno svolgimento abbastanza difettoso. Questo problema è il rapporto tra valori-fini e ‘ordine politico’. [Leggi di più…]
Considerazioni di un liberale non libertario, laico non laicista sull’aborto
Se quella materia vivente, che somiglia a un mostriciattolo con fattezze umane, giunta al terzo mese dal concepimento, si ribella all’isterosuttore e si sforza con penosa fatica di non esserne risucchiata, non si distingue da una cisti seborroica o da un’appendice da asportare subito per non farla degenerare in peritonite, come credeva la radicale Adele Faccio (e come forse crede Emma Bonino), il problema non si pone. L’aborto è un ascesso dentario che la mutua può benissimo ‘passare’ (forse l’esempio è mal scelto giacché le cure medico-dentarie sono a carico del paziente, ma il discorso è chiaro). Mettiamo, però, che per alcuni le cose non stiano proprio così, ritenendo fin dall’inizio del concepimento ci si trovi dinanzi a una persona: è difficile crederlo, sulla base dei testi di medicina, ma questa è la posizione dei cattolici che si richiamano al principio della sacralità della vita, indisponibile in quanto dono di Dio. Si tratta di due stili di pensiero opposti e affini. Per i laicisti – spesso atei razionalisti – il feto è nulla, per i credenti il feto è già, in quanto persona, titolare di diritti: per i primi, liberarsene è eticamente irrilevante, per i secondi è un reato (e si potrebbe aggiungere: una colpa morale e un peccato). [Leggi di più…]