Scelta felice quella del forum di «Paradoxa» di far vertere un dibattito su quel tema che ormai è sulla bocca di tutti, ovvero il populismo. La parola è ormai fin troppo impiegata, se ne abusa letteralmente, tanto da divenire un vero e proprio passe-partout, ancorché il vocabolo sia consustanzialmente tanto scivoloso e «camaleontico», per dirla con Paul Taggart, quanto lo è il suo referente cardine, il popolo.
Giornalisti, in primis, anche se non mancano studiosi di professione troppo disinvolti (e pregiudizialmente orientati su basi moralistiche) nell’adoperare l’etichetta, concorrono ad esacerbare la confusione intorno al termine. «Venditori professionisti di idee di seconda mano», così salacemente definiti da Friedrich August von Hayek, molti intellettuali brandiscono l’attributo ‘populista’ a mo’ di clava nei confronti di chi la pensa diversamente. In sostanza, per riprendere Dino Cofrancesco, ormai «dopo l’SOS Fascisme, dopo l’SOS Racisme, ora è la volta dell’SOS Populisme», e il vocabolo, se inflazionato e, ancor peggio, se impiegato come «un’etichetta infamante e un operatore di amalgama che permette di stigmatizzare, riunendoli abusivamente, un certo numero di fenomeni sociopolitici o di leader giudicati detestabili o temibili da chi li denuncia» (Pierre-André Taguieff), smarrisce la sua pregnanza e utilità. [Leggi di più…]
Il vento in poppa del populismo di Visegrád
L’ultimo rapporto di Nation in Transit è intitolato significativamente La falsa promessa del populismo. Il titolo rispecchia l’argomento centrale del rapporto: l’ondata crescente di populismo, le cui origini sono rintracciate nelle elezioni ungheresi del 2010. Alla base di quest’ondata populista, il rapporto di Freedom House identifica come tratto comune la presenza di un leader salvifico con tendenze autoritarie che galvanizza gli elettori in nome di una comunità misticamente omogenea. La fonte di tutte le disgrazie momentanee di questo fantomatico ‘popolo’ si trova sempre in un gruppo più o meno eterogeneo di élite corrotte (dal punto di vista economico e, spesso anche, culturale e spirituale) e con un elenco variabile di nemici esterni (per esempio, le ONG, le banche, ma anche singoli individui, come il finanziere e filantropo George Soros). Su questa struttura discorsiva manichea sono emerse con maggiore visibilità tematiche anti-immigrazione e piattaforme di protezionismo economico, spesso declinato in chiave anti-europea. [Leggi di più…]
Se il complesso di Cenerentola pesa ancora
Il «complesso di Cenerentola» è una figura retorica fin troppo nota a quanti si occupano in campo scientifico di populismo, tanto da essersi trasformata, in molti di loro, in un’ossessione: a mezzo secolo di distanza dall’occasione in cui Isaiah Berlin la coniò, nel famoso simposio della London School of Economics, non c’è infatti pressoché nessun libro o saggio in argomento che non la citi e ne tragga spunto per qualche considerazione. A beneficio dei non addetti ai lavori se ne può riassumere così il significato: si ha un bell’affannarsi a cercare una definizione astratta di populismo che intenda raccoglierne le caratteristiche essenziali; sta di fatto che, qualunque essa sia, nessun fenomeno politico concreto vi corrisponderà pienamente. Ci sarà sempre qualcosa in più o qualcosa in meno del dovuto. Mai si riuscirà a trovare un piede che si adatti perfettamente alla scarpa confezionata. [Leggi di più…]
Populismo e caso italiano
A ragione, l’Italia è stata spesso descritta come una sorta di ‘terra eletta’ per il populismo: sebbene non esista ormai alcun sistema politico europeo in grado di sfuggire alla presa populista – come i risultati delle recenti elezioni tedesche confermano – il nostro paese sembra infatti costituire un terreno particolarmente propizio all’emersione e al successo di leader e partiti populisti. Tralasciando esperienze lontane nel tempo, come quella dell’Uomo Qualunque, l’osservazione rimane valida nella Seconda Repubblica e, anzi, non è difficile citarne gli esempi più emblematici: dall’affermazione della Lega Nord di Umberto Bossi, al roboante ingresso nell’agone politico di un leader come Silvio Berlusconi, per arrivare all’exploit elettorale del Movimento 5 Stelle. [Leggi di più…]
Sorpresa: Trump non è populista! Ma è molto peggio
L’unico candidato populista nell’ultima corsa per le presidenziali USA era Bernie Sanders, sconfitto da Hillary Clinton nelle primarie dei Democratici. Il populista là in mezzo non era, né ora né allora, Donald Trump. Qualche mese fa anche Paul Krugman ha scartato l’ipotesi che Trump sia un populista economico: non c’è nulla nel suo comportamento – come candidato o come Presidente – che ci consenta di appiccicargli quell’etichetta oggi molto in voga.
Il termine populismo include spesso una componente emotiva: il sentimento profondo di un cittadino comune che si identifica completamente in un leader che si sta impegnando ad alleviare il suo dolore e la sua rabbia. Si pensa cioè che il leader populista riuscirà a creare, prima o poi, condizioni di vita migliori per tutto il popolo. Questo tipo di populismo contiene un elemento comunitario, e cioè la sensazione diffusa che i governanti al potere agiranno per evitare ciò che è dannoso o indesiderato per l’intera comunità. Quindi, ci si illude che il governo smetterà di approvare politiche che beneficiano soltanto l’élite nazionale e le persone più ricche. [Leggi di più…]
Quando e quanto è eversivo il populismo?
Qualche giorno fa Ernesto Galli Della Loggia si è domandato se «il Movimento 5 Stelle è un partito eversivo». L’interrogativo non mi pare dei migliori, e anzi rischia di produrre più confusione rispetto a quella che già circola ad abundantiam in materia. Ma quello che mi interessa qui non è tanto la domanda quanto la risposta. Per l’autorevole editorialista del Corriere, «un partito può essere qualificato come eversivo quando non si riconosce nei valori e nelle regole della Costituzione della Repubblica» e – aggiunge – quando è disposto ad usare la violenza per sub-vertere, cioè rovesciare, il potere e le istituzioni così come sono state costituite. Gli eversivi sarebbero così dei sovversivi a volto scoperto con lo scopo di abbattere con metodi illegali le istituzioni statali per sostituirle con altre di loro (degli eversivi, s’intende) gradimento. [Leggi di più…]