Paradoxaforum

  • Home
  • Contatti
  • Chi siamo

Ucraina: zoom-out sulla situazione mondiale

22 Dicembre 2022 di Fulvio Attina 2 commenti

Anche chi dava per buone le ragioni dichiarate da Putin all’inizio della guerra oggi sembra averle dimenticate. Restano le ragioni del potere a costo di ogni violenza e irragionevolezza. Ci domandiamo come finirà questa guerra e consumiamo informazioni sulle fortificazioni russe e le incursioni ucraine che lo zoom-in di riprese satellitari ingrandiscono. Proviamo a invertire lo zoom. Facciamo zoom-out. Riducendo la scala e allargando il quadro, forse diamo un senso a questa guerra.

Per molti, il mondo contemporaneo è un sistema che si auto-governa grazie ai global governors: multinazionali, associazioni epistemiche, organizzazioni non-governative, organizzazioni internazionali e stati. Essi producono global governance concordando standards e regole di gestione dei problemi collettivi: ad esempio gli standards per la fruibilità universale di internet e quelli di corporate responsibility concordati da networks di multinazionali. C’è del vero in questa concezione che non è del tutto vera. Esistono un sistema politico mondiale e un ordine che sono determinati dagli stati e non da altri global governors. Solo gli stati hanno giurisdizione su porzioni del pianeta nelle quali quanto è concordato dai global governors diventa efficace se e fino a quando i governi lo ritengono opportuno. Contro questa visione della global governance, la guerra in Ucraina ha suonato la sveglia. Abbiamo aperto gli occhi su una situazione del mondo che avevamo trascurato: la transizione dell’ordine politico mondiale.

Gli ordini politici si costruiscono nel sistema politico di ogni società in risposta a problemi collettivi. Ogni ordine politico ha un ciclo di vita. È instaurato da attori politici collettivi (fazioni, partiti, coalizioni) che propongono un progetto di istituzioni politiche e di risposte ai problemi collettivi. Una volta accolta e reputata legittima dagli altri soggetti la pretesa di autorità di una coalizione, il ciclo dell’ordine politico è determinato dalla reputazione delle istituzioni e delle risposte politiche ai problemi collettivi. La soddisfazione dei soggetti per le politiche dà stabilità all’ordine; l’insoddisfazione conduce alla transizione verso un altro ordine.

Se facciamo zoom-out sugli ultimi settanta anni, vediamo che la guerra in Ucraina accade in una situazione dell’ordine mondiale che è diversa da quando è stato legittimato il progetto della coalizione occidentale che, dopo aver vinto la guerra insieme all’Unione Sovietica, la ha emarginata dall’attuazione dell’ordine. Vediamo che, dopo la fase di attuazione di quel progetto, conclusa intorno alla fine degli anni Sessanta, la guerra in Ucraina rende palese l’apertura della transizione dell’ordine. Oggi quello che conta è il declino delle politiche con le quali, dopo la guerra, si sono affrontati i problemi collettivi della finanza, del commercio e della sicurezza degli stati con il metodo multilaterale delle istituzioni costituite sotto la leadership occidentale. Alcuni problemi collettivi non sono entrati nell’agenda dell’ordine mondiale; altri vi sono entrati ma non sono approdati al traguardo di politiche mondiali; altri, infine, come la proliferazione nucleare, la sicurezza alimentare, le pandemie e la crisi ambientale, sono maturati successivamente. Dalla fine della guerra, le politiche di FMI, Gatt/OMC e NU hanno promosso l’interdipendenza tra gli stati e causato trasformazioni non previste che hanno generato aspettative di cambiamento delle istituzioni e politiche mondiali. Recentemente, comunque, il problema climatico ha evidenziato l’importanza della risposta multilaterale perché le risposte unilaterali e minilaterali aggravano i problemi collettivi mondiali. Il policy-making della politica climatica, scarsamente conosciuto, ha evidenziato un dato non preso in considerazione dalle politiche mondiali del dopoguerra: i problemi collettivi devono essere affrontati con politiche-quadro mondiali di cui ogni stato ha la national ownership decisionale, revisionale e attuativa. In sede multilaterale gli stati devono avere gli stessi diritti decisionali nella formazione e nella revisione della politica (vedi le COP della politica climatica). L’attuazione della politica deve essere differenziata in base alle condizioni degli stati e la politica-quadro mondiale deve includere risorse di capability-building degli stati che non le posseggono, così come le politiche del welfare state hanno reso larghi strati di cittadini capaci di conformarsi all’ordine politico interno evitando crisi e rivolte.

Allargando lo zoom, quindi, il muro contro muro prodotto dall’azione sconsiderata dei leaders russi è spiegato dalla situazione di transizione dell’ordine mondiale. In termini più chiari, la delegittimazione delle politiche mondiali esistenti ha ceduto il passo alla situazione di transizione dell’ordine. Si pensi alla sfida alla centralità del dollaro nella politica finanziaria mondiale portata dalle banche finanziarie mondiali create dalla Cina e al pagamento in rubli dell’energia russa; al declino delle regole dell’OMC per ridurre le barriere al commercio portata dagli stessi Stati Uniti; all’inefficacia della politica contro l’aggressione letale a uno stato affidata a cinque stati nel Consiglio di sicurezza portata dal governo russo. Quali che siano le ragioni della guerra in Ucraina e quali che siano i giudizi politici e morali su questa guerra dei governi cinese, indiano e di molti altri governi non occidentali, essi non si associano ai governi occidentali per indebolire l’attuale ordine mondiale.

Nella transizione si tratta di proporre un disegno di istituzioni e politiche che possa essere legittimato da un largo numero di stati inizialmente con la ratifica di trattati internazionali e successivamente con l’attuazione mediante leggi e politiche interne conformi. I governi che sostengono la necessità di un ordine mondiale rules-based, fondato sul diritto internazionale, evidenziano solo una parte del fondamento dell’ordine. Dopo la guerra mondiale, il mondo è entrato in un ordine policy-based che oggi è più che mai necessario a causa del numero e dell’urgenza di problemi collettivi come il problema climatico.

Il senso della guerra in Ucraina è dentro questa situazione di transizione dell’ordine. In questa situazione, ha luogo un lungo processo di riconfigurazione delle coalizioni che supportano diversi disegni di ordine. Il processo termina con la prevalenza di una coalizione sulle altre oppure con la composizione dei diversi disegni di ordine, ma questa in passato non si è verificata. La guerra in Ucraina contiene rischi di escalation e ostacola il dialogo tra i potenziali leaders di coalizioni. Da una parte, gli stati che accettano di conformare le politiche interne a quelle mondiali. Dall’altra, gli stati che intendono conservare intatta la sovranità sulle politiche interne. Se la composizione di questi orientamenti è possibile, richiede comunque tempi lunghi. La situazione mondiale attuale non è di breve durata così come non lo sono state le transizioni del passato.

Archiviato in: Interventi Etichettato con: culture politiche, Unione Europea, Globalizzazione, Guerra russo-ucraina

Sovranità e futuro dell’Europa

13 Ottobre 2022 di Vera Negri Zamagni 1 commento

È stato scritto che il processo di integrazione europea, dopo i suoi inizi dovuti alla necessità di superare la cultura del conflitto che aveva distrutto l’Europa e di rispondere alle pressioni americane, ha fatto passi in avanti solo a seguito di crisi. E ciò perché la “sovranità” a cui le nazioni europee si erano abituate nel corso dei secoli da quando erano sorte era ancora considerato l’unico strumento capace di garantire libertà e sicurezza ai cittadini di ciascuna “patria”, anche se poi produceva conflitti devastanti fino alle due guerre mondiali. L’aver adottato un metodo di integrazione per “steps”  ha garantito a lungo il bilanciamento tra le nuove sfide e il mantenimento il più a lungo possibile di tutta la “sovranità” che si poteva mantenere. [Per saperne di più…]

Archiviato in: Interventi Etichettato con: Unione Europea, Globalizzazione, CoVid19. Le angolazioni della crisi, Guerra russo-ucraina

Federazione europea o tracollo dell’Europa

20 Giugno 2019 di Sergio Pistone 1 commento

L’unificazione europea è un’opera incompiuta perché non è giunta a realizzare la federazione europea indicata come suo indispensabile traguardo nella Dichiarazione Schuman. Ai progressi sul piano dell’integrazione sopranazionale si accompagna in effetti la persistenza dei meccanismi confederali (fondati sul diritto di veto nazionale) in settori decisivi quali la politica economico-finanziaria,la politica estera e la sicurezza-difesa. Il fatto di essere in mezzo al guado comporta oggi per l’Europa il trovarsi di fronte ad un insieme di sfide esistenziali che pongono una drastica alternativa: o un rapido e sostanziale avanzamento verso un’unione politica federale o il tracollo dell’Europa.

Le sfide esistenziali con cui si confronta il processo di unificazione sono fondamentalmente quattro.

[Per saperne di più…]

Archiviato in: Il tema in discussione Etichettato con: Unione Europea

Il sovranismo globalista del Regno Unito, dopo il voto sulla Brexit

20 Maggio 2019 di Emidio Diodato 1 commento

La vittoria del Leave si è inserita nel pantheon del sovranismo, ossia la fede in un incontestabile primato del livello nazionale della politica. Ciò significa il dover recuperare a questo preciso livello (istituzionale e territoriale) il potere che si è disperso lungo i diversi e stratificati livelli della governance europea. Durante la campagna per il referendum sull’appartenenza del Regno Unito all’Unione europea, i sostenitori del Leave hanno usato l’immagine del confine come il più eloquente segno della differenza tra dentro e fuori, tra un presente segnato da incertezza e crisi e un futuro alternativo, nel quale l’autodeterminazione popolare sia ri-territorializzata. Da un lato, si è posta la prospettiva di ristabilire il pieno controllo sovrano sulle frontiere nazionali, la promessa di fermare l’immigrazione, l’assicurazione di riportare il potere nelle stanze del Parlamento, inside the Commons. [Per saperne di più…]

Archiviato in: Il tema in discussione Etichettato con: Unione Europea

E se il Mediterraneo divenisse una delle tessere del ‘grande Gioco’ del XXI secolo?

9 Maggio 2019 di Daniele Mancini 1 commento

In analogia a quanto scritto dai Professori Di Maio e Ferri nel loro saggio E se i sovranisti di Visegrad diventassero paladini della difesa Comune Europea?, anch’io sosterrò una tesi controcorrente: E se il Mediterraneo divenisse una delle tessere del ‘Grande Gioco’ del XXI secolo?.

Parto da un triplice presupposto: 1) in un mondo in via di rapida complessificazione tutti coloro che sono privi di una visione globale sono destinati ad essere tagliati fuori dai cambiamenti epocali in corso, e ciò vale anche per l’Unione Europea. Pertanto, è non solo auspicabile ma quantomeno possibile che la Difesa Comune Europea completi la dimensione della moneta unica come fattore unificante dell’Unione, ponendosi come sua ‘fase due’; [Per saperne di più…]

Archiviato in: Il tema in discussione Etichettato con: Unione Europea

Le geometrie variabili dell’Unione Europea in tema di difesa

2 Maggio 2019 di Matteo Bressan Lascia un commento

L’attuale fotografia dell’Unione Europea, alla vigila delle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo previste per la fine di maggio, evidenzia un’Unione a 28 forse 27, in caso di uscita del Regno Unito, sempre più disomogenea, dove gruppi più o meno ristretti di Stati membri perseguono obiettivi politici specifici. In molti casi, gli Stati europei optano per alleanze al di fuori del quadro Ue, nel tentativo di creare gruppi di interesse che perseguano un’agenda specifica e possano influenzare quella europea. A testimonianza di questo trend possiamo constatare il rilancio dell’asse franco – tedesco attraverso il Trattato di Aquisgrana, il blocco dei paesi baltici e del nord Europa che si rifanno alla Lega Anseatica per sostenere proposte di riforme della governance politica dell’Unione di chiara impronta liberista e rigorista e il gruppo di Visegrad, che ha costruito la sua azione propositiva in relazione alla crisi migratoria del 2014 – 2016 dovuta in parte all’apertura della rotta balcanica. [Per saperne di più…]

Archiviato in: Il tema in discussione Etichettato con: Unione Europea

E se i sovranisti di Visegrád diventassero paladini della Difesa Comune Europea?

18 Aprile 2019 di Giovanni Ferri Lascia un commento

[*L’articolo è stato scritto dall’Autore insieme a Tiziana Di Maio]

  1. Introduzione

La vulgata è che tutti i governi sovranisti che si stanno affermando in Europa abbiano un denominatore condiviso, quello di mettere in discussione le politiche comuni dell’Unione Europea. L’esempio forse più plastico è come il gruppo di Visegrád ha bloccato sul nascere l’avvio di prassi di redistribuzione verso altri membri UE dei migranti sbarcati nei Paesi del sud Europa. Ma questo non è che un prototipo di come i governi sovranisti cerchino di ritagliarsi un’UE ‘à la carte’, ove ciascun Paese prende ciò che gli è permesso senza realmente condividere un progetto unitario. Quei Paesi, del resto, per lo più non aderiscono neanche alla moneta comune, il principale pilastro dell’unificazione europea degli scorsi decenni. [Per saperne di più…]

Archiviato in: Il tema in discussione Etichettato con: Unione Europea

Tema in discussione

  • Populismo
  • Cattolici e politica
  • Tema. Svolgimento
  • Comunicazione politica
  • Fatti e disfatti
  • Rientro a scuola. La sfida al Covid
  • Il vaccino della conoscenza
  • Guerra russo-ucraina

Newsletter

* campi obbligatori

Commenti recenti

  • Fulvio A. su Ucraina: zoom-out sulla situazione mondiale
  • Francesco su Ucraina: zoom-out sulla situazione mondiale
  • Alessandro Cavalli su Noi e/o loro

GLI AUTORI

Presidenzialismo - immagine

IL TEMA IN DISCUSSIONE

Riforme istituzionali: meglio Madrid o Berlino che Parigi

2 Febbraio 2023 di Salvatore Curreri Lascia un commento

È naturale guardare con un certo disincanto all’attuale dibattito sul presidenzialismo. Da quarant’anni, infatti, nel nostro Paese si discute di riforme istituzionali per dare maggiore stabilità ai Governi, di fatto inutilmente. Tutte le precedenti proposte infatti o si sono arenate in Parlamento oppure sono state respinte per referendum dagli elettori. Nemmeno il clima di unità nazionale che ha … [continua]

Archiviato in: Il tema in discussione Etichettato con: Presidenzialismo

Presidenzialismo, parola ipnotica

12 Gennaio 2023 di Pino Pisicchio Lascia un commento

«Paradoxaforum» mi consentirà una personale piccola finestra della memoria. Nei primi anni duemila, ragionando nelle pause del voto d'aula a Montecitorio con Saverio Vertone, intellettuale disorganico e perciò libero e in quel tempo anche deputato, formammo insieme un sodalizio contro le parole ipnotiche. … [continua]

Archiviato in: Il tema in discussione Etichettato con: Presidenzialismo

2023: l’anno delle invenzioni istituzionali

5 Gennaio 2023 di Giuseppe Ieraci Lascia un commento

La conferenza stampa di fine 2022 della nostra Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha riportato all’attenzione la questione delle riforme istituzionali. Mi ha colpito questa sua affermazione testuale: «Per quello che mi riguarda, modelli ce ne sono diversi e […] si possono anche inventare. Si possono fare tantissime cose […]». … [continua]

Archiviato in: Il tema in discussione Etichettato con: Presidenzialismo

Galleria fotografica

Questo slideshow richiede JavaScript.

Archivi

Contattaci

Nova Spes International Foundation
Piazza Adriana 15
00193 Roma

Tel. / Fax 0668307900
email: nova.spes@tiscali.it

Statistiche

  • 134.899 clic

Seguici

  • Facebook
  • Instagram
  • Twitter
  • Youtube

© Copyright 2016 Paradoxa Forum · All Rights Reserved