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Quando si è vecchi?

10 Luglio 2017 di Laura Paoletti 1 commento

Non si sfugge al fare i conti con l’età, intesa non soltanto in senso biologico, ma anche come insieme di circostanze e di esperienze. L’età anagrafica è assunta da ciascuno in modi radicalmente diversi di vedere il mondo e quindi vivere e operare in esso.

Il ventaglio dei modi di assumere la propria età, dall’infanzia alla vecchiaia, si allarga progressivamente fino ad un certo punto, per poi tornare a restringersi, anche se non del tutto. Da un lato, la giovinezza sembra essere contrassegnata dal carattere della potenzialità, dall’altro, nel vecchio, da quello della ricchezza acquisita. Caratteri, peraltro, che non possono escludersi a vicenda, pena il divenire entrambi un’astrazione. L’acquisto non è reale se non contiene in sé il momento dinamico dell’acquisizione e il potenziale rimane velleitario se la potenzialità non passa all’atto. I due momenti, possibilità aperta e realtà acquisita, devono quindi compenetrarsi, senza confondersi, ma conservando un equilibrio che varia col tempo. [Leggi di più…]

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Epidemia di salute: un problema di sostenibilità e un problema di cultura

29 Giugno 2017 di Federico Pennestri Lascia un commento

Il rapporto fra invecchiamento e salute non è un problema esclusivamente demografico e sanitario, ma anche e sempre più economico, etico, sociale e culturale. Non si tratta di un elenco di priorità elencate in ordine decrescente, ma di un complesso insieme di fattori dalla cui interazione dipende sempre più la sostenibilità del welfare universale, che si ritrova oggi nella difficile condizione di fare fronte a una quantità crescente di pretese da parte di una quantità crescente di persone.

Da quando l’uomo ha fatto la sua comparsa sulla terra, la sua vita media ha raggiunto per centinaia di migliaia di anni il limite massimo dei trent’anni. Recenti ricerche sostengono che i sudditi dell’impero romano raramente superassero i ventotto. In pieno XVI secolo, Montaigne scriveva che «morir di vecchiaia è morte rara, singolare e straordinaria, e tanto meno naturale delle altre: è l’ultima specie di morte, la più difficile». Circa cinquecento anni dopo e contrariamente alle sue pur legittime considerazioni, nel 2014, l’aspettativa di vita ha raggiunto gli 83 anni in Giappone, mentre in Europa e in Italia, nell’arco di soli 50 anni, ne sono stati rispettivamente guadagnati una media di 9 e 14. [Leggi di più…]

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Vecchiaia. Vietato calpestare

22 Giugno 2017 di Simona Andrini Lascia un commento

Kalòs géron, il grande vecchio (Omero) o l’impietoso decadimento? Rispetto e venerazione o abbandono e morte? Già tra gli stessi popoli primitivi non riscontriamo univocità riguardo il destino dei vecchi. Per talune tribù aborigene dell’Australia ad.es. la parola vecchio significava super-uomo; pertanto quanto più l’uomo invecchiava tanto più cresceva in autorità, onori e privilegi. Nell’altro caso, invece, i vecchi venivano isolati, abbandonati o uccisi. Le ragioni nascevano – e qui le analogie con l’oggi appaiono preoccupanti – dalla scarsità del cibo (troppe spese per la Sanità Pubblica), dalla inabilità alla caccia, alla guerra e alle crescenti difficoltà della vita (essere di peso e non più autonomi); di qui, sovente, nell’attesa del destino imposto, la decisione di togliersi spontaneamente la vita (Levy-Bruhl, L’âme primitive). [Leggi di più…]

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Io non sono vecchio. In-vecchio

12 Giugno 2017 di Adriano Fabris 1 commento

Siamo un paese di vecchi: lo dicono tutte le statistiche. Siamo secondi solo al Giappone. Il Giappone si sta attrezzando da tempo con robot assistenti. Noi, pur lamentandoci degli immigrati, importiamo badanti.

La vecchiaia è un problema: sociale, economico, politico. La prevalenza di vecchi sta trasformando radicalmente la nostra società. La immobilizza e costringe i pochi giovani rimasti a cercare opportunità altrove. Tutto ciò ha conseguenze economiche di non poco conto. Visto che si è voluto risparmiare sulle pensioni prolungando l’età che consente di maturarne il diritto, non dobbiamo poi sorprenderci se, alla fine, a risentirne è la dinamica produttiva dell’intero paese. È tuttavia a livello di mentalità condivisa che i vecchi spadroneggiano, imponendo i blocchi, le paure e le fissazioni proprie della loro età. Ed è dunque a tale forma mentis che molte narrazioni politiche fanno riferimento, facendo leva su di essa per ottenere consenso. [Leggi di più…]

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    L’Europa da Ventotene ad oggi

    Il Manifesto di Ventotene. Qualche considerazione di metodo

    31 Marzo 2025 di Dino Cofrancesco 3 commenti

    Giuseppe Ieraci sul post di ParadoxaForum, del 28 marzo, Sovversivi e comunisti a Ventotene, analizzando criticamente Il Manifesto di Ventotene ha parlato di «un apparato concettuale che oggi desta perplessità: lotta e coscienza di classe, rivoluzione, collettivizzazione, proletariato, sfruttamento capitalistico, imperialismo, si tratta di un linguaggio tardo ottocentesco che era tipico dell’humus … [continua]

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    Sovversivi e comunisti a Ventotene

    27 Marzo 2025 di Giuseppe Ieraci 2 commenti

    «La caduta dei regimi totalitari significherà sentimentalmente per interi popoli l’avvento della ‘libertà’; sarà scomparso ogni freno, ed automaticamente regneranno amplissime libertà di parola e di associazione. Sarà il trionfo delle tendenze democratiche». Sono parole di Silvio Berlusconi? Oppure di Volodymyr Zelenskyj? … [continua]

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    Quelli che l’Europa di Ventotene

    24 Marzo 2025 di Gianfranco Pasquino 1 commento

    «L’Europa di Ventotene», ha affermato la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, «non è la mia Europa». Non avrebbe certamente potuto esserlo poiché lei non si sarebbe mai trovata fra i confinati a Ventotene, ma certamente a Roma fra i confinatori fascisti. Perché gli alleati del regime fascista che metteva in galera e confinava i suoi oppositori erano proprio i nemici dell’Europa di Ventotene. … [continua]

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