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Chi è il leader? Impariamo dalla storia

22 Giugno 2020 di Paolo Pombeni Lascia un commento

A volte qualche reminiscenza storica può aiutare. Anche in questi tempi in cui torna la domanda (parlare di nostalgia mi sembrerebbe eccessivo) dell’uomo solo al comando.

Nel periodo precedente la prima guerra mondiale, ci fu un certo successo in Germania per la ‘via peculiare’ (Sonderweg) tedesca al costituzionalismo: il Reich non poteva permettersi il parlamentarismo conflittuale fra i partiti, perché era una potenza circondata da competitori potenzialmente nemici, e dunque aveva bisogno dell’unicità del comando, indispensabile per affrontare l’emergenza di una guerra. Solo i paesi che non si trovavano a fronteggiare questi pericoli potevano permettersi il lusso di una democrazia competitiva.

Toccò fra gli altri a Max Weber, durante e dopo la prima guerra mondiale, far notare che le democrazie che non avrebbero dovuto essere in grado di decidere vincevano la guerra contro la Germania del ‘principio monarchico’ (e il suo alleato autoritario, l’Austria-Ungheria).

La decisione funziona se il potere che la usa ha il consenso, ovvero, tecnicamente, la legittimazione. Sia essa data dalla tradizione, dal sistema costituzionale o, nei casi eccezionali, dal carisma. Se il consenso/legittimazione non arriva per una o più di queste vie, con il dispotismo più o meno ‘dolce’ il potere non avrà mai vera capacità di decidere.

In un momento in cui siamo travolti da tentativi di fornire la legittimazione al comando impiegando un po’ di manipolazione delle situazioni di eccezione – tipo pandemia e sue conseguenze – ricordarsi della lezione che Weber trasse dalla Prima Guerra Mondiale forse aiuterebbe. È leader colui o colei che è capace di guidare la sua gente, a prescindere dai sondaggi, che non sono sistemi di rilevazione affidabili per questo genere di prestazioni.

Il consenso/legittimazione è un fenomeno delicato: va costruito non imponendosi, ma riunendo attorno a sé le tensioni e le aspettative di una società che cerca la salvezza in un comune destino, dando loro forma, interpretandole.

Abbiamo visto tornare di moda anche Churchill. Beh, andrebbe ricordato che fu leader solo quando il suo paese intero lo riconobbe capo e volontà decidente. Quando gli capitò di fare… il fenomeno (più volte nella sua vita), non gli riuscì affatto. Anzi, quando provò a rifarlo dopo aver portato il paese a superare la prova della Seconda Guerra Mondiale, fu rimandato a casa.

Meditare sulla storia non fa mai male. Alcuni autori inglesi dell’Ottocento dicevano che la storia è la scuola a cui si forma l’uomo di stato. Non si usa più, ma è un peccato.

uomo solo comando

 

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