Paradoxaforum

  • Home
  • Contatti
  • Chi siamo
Tu sei qui: Home / Il tema in discussione / Verità e post-verità nella società dello spettacolo

Verità e post-verità nella società dello spettacolo

3 Aprile 2017 di Adriano Fabris 2 commenti

In questi mesi si parla tanto, forse fin troppo, di «post-verità». Sarà il fatto che l’Oxford Dictionary ha decretato che quest’espressione è la parola dell’anno; sarà che essa viene collegata a ciò che accadendo nella comunicazione politica di mezzo mondo: in ogni caso questo termine è ormai di moda. E tuttavia, come per molti vocaboli alla moda, non sappiamo bene che cosa esso voglia dire, nonostante gli interventi più o meno dotti che si moltiplicano sull’argomento (e ai quali si aggiunge adesso anche il mio).

Cominciamo con il chiarirci un po’ le idee. Se la post-verità è qualcosa che viene ‘dopo’, che è ‘oltre’, la verità, dobbiamo chiederci anzitutto che cosa significa questa parola, la parola ‘verità’. Lungi dal rifiutarci di rispondere a questa domanda, come fa Gesù davanti a Pilato, possiamo azzardarci a distinguere alcuni modi in cui il termine viene usato e che si ripropongono nella storia del pensiero. C’è la concezione – a cui in questa storia fanno riferimento, sia pure in modi diversi, Aristotele, Tommaso d’Aquino e Tarski, e che è ben radicata anche nel senso comune – di una ‘verità’ intesa come ‘corrispondenza’: corrispondenza fra ciò uno pensa e ciò che in realtà è, o fra ciò che uno dice e ciò che in realtà è. C’è poi l’idea – riportata a nuova vita nel Novecento da Heidegger, con riferimento al mondo greco, ma ben presente anche nella tradizione ebraico-cristiana – della ‘verità’ come ‘rivelazione’, ‘manifestazione’, ‘disvelamento’ di qualcosa: un rivelarsi che, comunque, ha bisogno di una narrazione per essere attuato nel concreto. C’è, ancora, la persuasione che non può esserci ‘verità’ senza coinvolgimento in prima persona. In questo caso la corrispondenza si dà fra ciò che penso e ciò che dico, e più che di ‘verità’ è bene parlare di ‘veridicità’.

Questi sono alcuni dei significati della parola, probabilmente i più influenti. Se le cose stanno così, allora, a quale significato di ‘verità’, o a quali significati, si riferisce l’espressione ‘post-verità’? Al di là di quale accezione, più in dettaglio, veniamo condotti dalla capacità manipolatrice dei mezzi di comunicazione, usati spregiudicatamente?

A un primo sguardo, la risposta sembra scontata: ciò che si oltrepassa, ciò a cui si rinuncia, è la corrispondenza fra ciò che viene detto e la realtà dei fatti. I giornalisti, i comunicatori politici, addirittura i comunicatori pubblici non hanno oggi più la realtà come punto di riferimento dei loro discorsi, né c’è più rispetto da parte loro nei confronti delle cose o del pubblico che sulle cose dev’essere informato. Fin troppo spesso chi fa comunicazione costruisce i propri racconti e delinea scenari persuasivi senza preoccuparsi della loro verifica.

Perché questa preoccupazione oggi non è più un problema? Perché in effetti – per usare un’espressione di Baudrillard – la realtà è ‘scomparsa’. È scomparsa nel rifrangersi delle tante opinioni che su di essa possono venir espresse. È scomparsa nell’overdose di notizie che su di essa dovrebbero vertere, e che invece finiscono per annientarla. È scomparsa grazie al fatto che oggi c’è confusione, si percepisce un’indifferenza tra ciò che viviamo nella realtà quotidiana e ciò che sperimentiamo grazie all’uso delle nuove tecnologie. La realtà, infatti, è ormai virtualizzata.

Se le cose stanno così, se viviamo ormai nell’indifferenza di virtuale e reale, non c’è da stupirsi se l’idea di ‘verità’ come corrispondenza è abbandonata a favore di un concetto di ‘verità’ come narrazione. Si tratta di un racconto capace di plasmare la realtà a proprio uso e consumo: di solito l’uso e consumo di chi ha il potere d’imporre le proprie tesi grazie ai mezzi di comunicazione, che ne offrono la cassa di risonanza. Sulle cose prevalgono dunque le storie. Torna la ‘verità’ intesa come rivelazione di ciò che la gente deve pensare e a cui, in mancanza di verifica, può solamente credere: almeno fino a quando un’esperienza particolarmente dura non costringe a mettere di nuovo i piedi per terra.

In questo quadro che fine fa l’ultima accezione di ‘verità’ che prima ho menzionato, quella della corrispondenza fra ciò che penso e ciò che dico, cioè l’idea della ‘veridicità’? A ben vedere, chi mette in opera questo modo di concepire il vero s’impegna e rischia molto. Chiede fiducia: non solo rispetto a quello che dice o fa, ma anzitutto per quello che è. Tale fiducia, d’altronde, può essere riposta solo in chi la merita. E la merita solo chi supera la prova della verifica: la verifica rispetto al fatto che veramente è in grado di fare e che fa ciò che dice (o che promette).

Il problema è che, oggi, per lo più nessuno vuole rischiare di sottoporsi a questa prova. Per lo più vuole la fiducia degli altri senza mettersi davvero in gioco. E così, per ottenere questo risultato, uno – di solito l’aspirante leader – si presenta come il custode della mentalità comune, cioè come colui che davvero è interprete delle aspettative della maggioranza, preventivamente definite attraverso inchieste e sondaggi. A questo punto, paradossalmente, s’impone di nuovo l’idea della ‘verità’ come corrispondenza. Ma non nei confronti della realtà delle cose, bensì rispetto a ciò che la gente si aspetta. È in gioco qui, più precisamente, un differimento della corrispondenza: ciò appunto che esonera dalla verifica, rinviandola a un futuro indeterminato.

Ho fatto discorsi generali, apparentemente astratti. Non si farà fatica, però, a riconoscere i riferimenti precisi, nel panorama politico internazionale e nostrano, ai quali pensavo. È il piccolo esercizio che chiedo al lettore di questo post. Augurandomi comunque che, se l’aggancio a una realtà chiaramente strutturata è oggi sempre più difficile, almeno il criterio della veridicità possa essere considerato imprescindibile, e su di esso prima o poi si eserciti una verifica spietata.

Archiviato in: Il tema in discussione Etichettato con: La post-verità

Privacy e cookie: Questo sito utilizza cookie. Continuando a utilizzare questo sito web, si accetta l’utilizzo dei cookie.
Per ulteriori informazioni, anche su controllo dei cookie, leggi qui: Informativa sui cookie

Commenti

  1. Dino Cofrancesco dice

    4 Aprile 2017 at 8:42

    Un articolo chiaro e utile. Mi chiedo se la post-verità non sia il punto di approdo di una storiografia (v., ad es., il tanto esaltato G. Mosse e i suoi allievi italiani)che da tempo non fa più storia delle cose ma delle percezioni che si hanno delle cose(e per questo ha relegato in soffitta i Gioacchino Volpe, i Rosario Romeo etc.)

    Rispondi
    • Adriano Fabris dice

      5 Aprile 2017 at 17:41

      E’ proprio vero. E anche ai giornalisti, e non solo agli storici, bisogna chiedere se essi ritengono che le persone che li leggono vogliano sapere soprattutto i fatti, oppure solamente ciò che loro pensano sui fatti…

      Rispondi

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Tema in discussione

  • Populismo
  • Cattolici e politica
  • Tema. Svolgimento
  • comunicazione politica
  • fatti e disfatti
  • Rientro a scuola. La sfida al Covid
  • Il vaccino della conoscenza
  • Guerra russo-ucraina

Newsletter

* campi obbligatori

Commenti recenti

  • Giuseppe Lo Verde su L’Occidente e gli Altri. Politica tra nazioni o scontro di civiltà?
  • Giuseppe IERACI su L’Occidente e gli Altri. Politica tra nazioni o scontro di civiltà?
  • Sergio Belardinelli su In ricordo di Francesco D’Agostino

GLI AUTORI

IL TEMA IN DISCUSSIONE

Il conflitto in Ucraina: una sfida per l’ordine internazionale

16 Maggio 2022 di Federico Niglia Lascia un commento

I mezzi di informazione tendono a presentare e affrontare il conflitto in Ucraina non solo con categorie riduttive, ma addirittura alimentando una serie di contrapposizioni artificiose che certamente non giovano alla comprensione e al giudizio. Per riportare il dibattito su un binario più costruttivo ci si può iniziare a porre una serie di domande che non vengono poste o che vengono affrontate con … [continua]

Archiviato in: Il tema in discussione Etichettato con: Guerra russo-ucraina

La Cina nella guerra russo-ucraina

12 Maggio 2022 di Antonio Malaschini Lascia un commento

Nel valutare la posizione cinese sull’invasione russa dell’Ucraina, occorre partire da alcuni dati formali. In occasione delle Olimpiadi di Pechino, il 4 febbraio 2022, Putin e XI Jinping fanno riferimento in una loro dichiarazione congiunta ad una «amicizia senza limiti» (amicizia, si noti, e non alleanza) tra i due paesi. Nel documento la Russia ribadisce che considera Taiwan «parte inalienabile … [continua]

Archiviato in: Il tema in discussione Etichettato con: Guerra russo-ucraina

Aumentare le spese per la difesa? Parliamone!

11 Aprile 2022 di Andrea Locatelli Lascia un commento

La guerra in Ucraina ha sollevato una serie di domande a cui il dibattito politologico non può sottrarsi. Come anticipato da Emidio Diodato in un commento su queste pagine, gli studiosi di politica internazionale hanno il dovere di intervenire nel discorso pubblico e gli strumenti analitici necessari per uscire dalle secche di una polemica (ideologica o interessata che sia) ormai nauseante. Il … [continua]

Archiviato in: Il tema in discussione Etichettato con: Guerra russo-ucraina

Finis Europae? L’UE e la guerra

4 Aprile 2022 di Giuseppe Ieraci 7 commenti

La guerra russo-ucraina impone che ci si interroghi sul futuro dell’UE. L’integrazione europea è stata inizialmente ‘funzionale’, gli Stati mettevano assieme sforzi in ambiti socio-economici limitati, senza preoccuparsi della valenza politica di queste sinergie. Del resto non poteva esserci una valenza politica, perché la Guerra Fredda riduceva la sovranità internazionale europea, consegnava il … [continua]

Archiviato in: Il tema in discussione, Interventi Etichettato con: Guerra russo-ucraina

Politologi con l’elmetto e ingegneria internazionale

28 Marzo 2022 di Emidio Diodato Lascia un commento

La storia degli equilibri mondiali è da riscrivere, ma si sta scrivendo. Il pubblico ne pare avvertito e cerca di regolarsi. Ma è allevato dalla televisione e dai social e, sotto tutti gli aspetti, rimane altamente disinformato. O, come amava dire Sartori, malinformato. Allo stesso tempo il pubblico viene nutrito di una informazione emotiva, alimentata da immagini che fanno commuovere o … [continua]

Archiviato in: Il tema in discussione Etichettato con: Guerra russo-ucraina

Galleria fotografica

Questo slideshow richiede JavaScript.

Archivi

Contattaci

Nova Spes International Foundation
Piazza Adriana 15
00193 Roma

Tel. / Fax 0668307900
email: nova.spes@tiscali.it

Statistiche

  • 132.163 clic

Seguici

  • Facebook
  • Instagram
  • Twitter
  • Youtube

© Copyright 2016 Paradoxa Forum · All Rights Reserved