Il 14 giugno scorso il Parlamento europeo ha approvato il cosiddetto «AI Act», vale a dire il documento con cui la UE intende regolamentare gli sviluppi dell’intelligenza artificiale e le loro applicazioni. [Leggi di più…]
La guerra di Zuckerberg
Viviamo tempi di guerra. C’è la guerra in Ucraina: una guerra vicina, situata all’interno dell’Europa. È una guerra di stampo antico, finalizzata a distruggere fisicamente il nemico con l’uso sempre più massiccio di armi. È una guerra crudele, che non risparmia civili, innocenti, bambini.
Intelligenza artificiale: l’Europa e i droni
Due notizie recenti, fra le moltissime che ci vengono quotidianamente proposte, possono sollecitare la nostra attenzione ed essere messe in rapporto fra loro. La prima riguarda la conclusione del processo di stesura delle Linee guida etiche per un’Intelligenza artificiale affidabile da parte dell’Unione europea, nonché il suo pubblico rilascio. La seconda concerne l’ennesimo uso di droni turchi di tipo Kargu-2, con operatività autonoma, nello scenario di guerra libanese, allo scopo di colpire le milizie del maresciallo Haftar.
L’8 aprile scorso il gruppo di esperti di alto livello comprendente rappresentanti del mondo dell’accademia, della società civile, dell’industria, presentava il testo delle Ethics Guidelines for Trustworthy AI. Esso seguiva la pubblicazione della prima bozza delle linee guida, avvenuta nel dicembre 2018, e si avvaleva di più di 500 commenti, successivi a un percorso di consultazione pubblica. Il documento, che esprime tutto l’impegno dell’UE per una regolamentazione della ricerca e delle applicazioni nel campo dell’intelligenza artificiale (AI), si basa su 3 criteri di fondo ed elabora 7 requisiti che una AI deve rispettare per essere considerata eticamente affidabile (si veda https://digital-strategy.ec.europa.eu/en/library/ethics-guidelines-trustworthy-ai). [Leggi di più…]
Contro l’estremismo
Un fantasma s’aggira per il mondo. È uno spettro che ritorna spesso nella storia umana, ma che oggi si propone con forza ancora più grande, egemonizzando i comuni modi di pensare e di agire. Si tratta della tendenza a portare tutto all’estremo, a polarizzare le situazioni, a considerare unilateralmente ogni cosa, indisponibili a trovare un punto d’incontro.
È andata sempre così. La storia è fatta da chi esagera: anche se ciò ha portato spesso lutti e rovine. Ma oggi, se possibile, le cose devono essere ancor più esagerate. La moderazione non solo non viene esercitata, ma non è neppure considerata un valore. Di conseguenza non se ne sente il bisogno. E ci si predispone a un’unica alternativa: o tollerare le posizioni altrui, tutte quante – perché a ben vedere ci sono tutte indifferenti, a meno che non tocchino un nostro interesse – oppure attrezzarsi al conflitto. [Leggi di più…]
Tre cose che ci ha insegnato la pandemia
Stiamo ormai uscendo dall’emergenza pandemia dovuta al COVID-19 e speriamo davvero, grazie a specifiche strategie di convivenza, di non dovervi rientrare. Speriamo anche che un vaccino venga trovato, sperimentato e diffuso velocemente, per tornare alla normalità. Nonostante la voglia di lasciarci alle spalle mesi che hanno interessato tutti, in maniera più o meno tragica, possiamo tentare un piccolo bilancio di ciò che quest’esperienza ha comportato e riflettere sull’insegnamento che da essa possiamo trarre. Mi limiterò a qualche piccolo spunto.
Anzitutto bisogna dire che, se nell’epoca pre-COVID assistevamo molto spesso alla lotta fra le opinioni di chi riteneva di avere il diritto di esprimersi su tutto, anche senza possederne le competenze, ora questa lotta si è estesa anche a chi, almeno in precedenza, credevamo ne fosse immune. [Leggi di più…]
Coronavirus e didattica digitale
La storia della comunicazione, come si sa, procede per aggiunte, non già per sostituzioni. Questo vuol dire che il diffondersi delle tecnologie comunicative non elimina l’uso di precedenti canali o strumenti, sebbene, inevitabilmente, finisca per ridimensionare il loro spazio d’azione. Non smettiamo certo di parlare se vogliamo rivolgerci a qualcuno, sebbene ora siamo in grado di comunicare con lui (o con lei) anche attraverso WhatsApp.
Tutto ciò vale anche per le forme comunicative utilizzate nel campo dell’educazione e della formazione. Per questo sono diffusi da tempo, e sono ormai modalità consolidate di apprendimento, percorsi di eLearning che reimpostano la didattica tradizionale, stimolano in altro modo, rispetto a quelli del passato, le capacità dei nostri ragazzi e si integrano con i dispositivi che essi usano quotidianamente. A queste nuove proposte d’insegnamento, alle opportunità che esse offrono e ai rischi che ci fanno affrontare «Paradoxa» ha dedicato un bel fascicolo (anno XII, numero 3, luglio/settembre 2018), dedicato appunto al tema Scuola e digitale.
Scuola e digitale – 2° Parte
[Introduzione da «Paradoxa» 3/2018, Scuola e Digitale, a cura di Adriano Fabris. Qui la prima parte].
Ciò che fa problema, in altre parole, non è solo il fatto che si debbano insegnare le competenze necessarie per muoversi nei vari mondi digitali. È piuttosto il fatto che l’apprendimento di tali competenze sembra destinato a soppiantare quello delle conoscenze e dei contenuti che venivano tradizionalmente insegnati. Il diffondersi delle tecnologie anche in ambito didattico modifica infatti radicalmente la funzione, il valore e lo stesso significato dei contenuti che vengono appresi: fino a far pensare che, nella misura in cui tali contenuti sono sempre disponibili in rete, la loro acquisizione e il loro apprendimento da parte degli studenti siano qualcosa di superfluo. Anche in questo caso, insomma, sembrerebbe che il ‘mezzo’ finisca per risolvere in sé il ‘messaggio’: tanto per parafrasare il famoso motto di McLuhan.
Su questo punto, però, bisogna essere chiari. La didattica che mira a uno sviluppo delle competenze non può comportare la rinuncia a una didattica sui contenuti. Tutt’altro. Implica semmai uno sforzo in più da parte di tutti, studenti e insegnanti, e l’apertura di un nuovo fronte educativo per cogliere e approfondire i contenuti stessi in maniera adeguata. Tutto ciò, d’altronde, è inevitabile. Nella società della conoscenza, come oggi si è venuta a delineare grazie al sempre più diffuso utilizzo delle tecnologie emergenti, la mera acquisizione di contenuti non basta più. Questi contenuti bisogna saperli trovare, bisogna saperli vagliare e rielaborare criticamente. Ecco ciò che deve insegnare la didattica che promuove uno sviluppo delle competenze. [Leggi di più…]