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Per una politica dei principi

28 Maggio 2020 di Carmelo Vigna Lascia un commento

Ogni nostra parola e ogni nostro gesto sono dettati dalla pulsione a perseguire un certo fine che li unifichi. E siccome i nostri fini nella quotidianità sono molti, la stessa pulsione tende a unificare i vari fini in un fine (vagamente) unico (la salute, il denaro, il potere, la fama, l’amore ecc.). Questa pulsione a unificare afferra anche la pratica della politica, naturalmente. Anche la politica è infatti un tentativo di unificare: unificare l’agire dei molti per condurli verso un fine che sia, appunto, comune.

Nel secolo scorso si è tentato di unificare politicamente attraverso ‘ideologie’ più o meno totalizzanti (collettivismo, liberalismo, fascismo, nazismo ecc.). I risultati sono stati sempre o quasi sempre disastrosi. Sicché oggi nessuno ha il coraggio di coltivare un disegno politico che vada oltre un tempo breve-brevissimo. Siamo in qualche modo eredi stanchi e disillusi della recente modernità.

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La dipartita di Emanuele Severino (Amarcord)

27 Gennaio 2020 di Carmelo Vigna 1 commento

Emanuele Severino non è più tra noi. È morto il 17 di gennaio scorso. Ci manca e ci mancherà la sua straordinaria genialità di pensatore.

Personalmente, ho goduto del privilegio d’averlo come uno dei miei Maestri di filosofia nei miei anni verdi (gli inizi degli anni sessanta), quando ero da poco approdato alla Cattolica di Milano. Severino era allora trentenne e ci introduceva alla lettura dei testi di Parmenide e di Aristotele (nel corso di Storia della filosofia antica) o ci presentava le vedute di Carnap o di altri pensatori del Novecento (nel corso di Storia della filosofia contemporanea).

Lezioni memorabili, anche se a ‘Contemporanea’, in particolare, eravamo a sentirlo quattro gatti. Probabilmente, il suo rigore espositivo e la sua profondità speculativa scoraggiavano gli studenti meno preparati.

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Un motivo (forse) per cui ci siamo imbarbariti

30 Settembre 2019 di Carmelo Vigna 1 commento

Mi sono chiesto, come tanti di noi, perché di recente ci siamo così imbarbariti in pubblico, e pure in privato. Perché il populismo e il sovranismo – con relativa facilità – hanno fatto breccia nella gente comune. Non solo tra i vecchi, ma anche tra i giovani. Naturalmente, non si può rispondere con una sola indicazione a domande di questo tipo. E in effetti, molte buone indicazioni di natura socio-politica, e pure economica, sono state già offerte dagli studiosi più accreditati nelle varie discipline. Io qui mi permetto di aggiungere ancora un’altra indicazione, che ha a che fare – non alla lontana – con l’epistemologia filosofica. Ecco: a mio avviso, e metto subito le mani avanti, nell’attuale imbarbarimento collettivo c’è di mezzo qualcosa che riguarda la nostra maniera di credere (o di aver fede). Che si è gravemente ammalata. Per tentare di farmi capire, provo a prendere le mosse dalla struttura elementare del credere (o dell’aver fede).

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Tra il dire e il fare…

4 Marzo 2019 di Carmelo Vigna 1 commento

Spesso – dinanzi a propositi, intenzioni o promesse – si ripete il detto: tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare… Si tratta, come tutti sanno, di saggezza popolare largamente condivisa. Chi oserebbe, infatti, obbiettare alcunché? Ma l’implicito di questa saggezza popolare è poi un’esortazione a fare secondo il dire, perché il dire corrisponde per lo più alle nostre buone intenzioni, mentre il fare allude allo sforzo (tacitamente promesso) per far passare le nostre buone intenzioni nella vita reale. [Per saperne di più…]

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La verità e la persuasione

10 Gennaio 2019 di Carmelo Vigna 4 commenti

Dilaga la voglia di consenso. Consenso è fonte di potere agli occhi dei più, se non proprio di tutti. Dilaga, perciò, la voglia di potere. I social sono diventati un’arma politicamente efficace (e soprattutto subdola, direi) a tal proposito. Sembra che non vi sia riparo da nessuna parte. Niente di nuovo sotto il sole, verrebbe da dire. Sempre i politici han cercato le piazze. Ma poi qualcosa di nuovo sotto il sole forse c’è, verrebbe ancora da dire. Il fatto è che è molto più facile di un tempo creare consenso (e pure perderlo, naturalmente). Sempre grazie ai social.

Ecco, vorrei sommessamente suggerire che i social sono solo un mezzo moltiplicatore del consenso facile, ma il vero ‘motore’ del consenso facile andrebbe cercato, a mio modesto avviso, da un’altra parte: dalla parte dell’eclisse della verità come icona da onorare per prima. E l’eclisse della verità, a sua volta, è molto probabilmente legata al trionfo della sua ‘maschera’: la persuasione. [Per saperne di più…]

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I cattolici e la politica: cambi di registro. O no?

26 Aprile 2018 di Carmelo Vigna 2 commenti

Conosco Francesco D’Agostino da parecchi anni, oramai. E mi sono sempre sentito onorato dalla sua cara amicizia, anche se non di rado mi sono trovato su posizioni diverse dalle sue, e anche opposte, in tema di etica pubblica. Giorni fa Francesco D’Agostino ha pubblicato un importante editoriale su «Avvenire».

Le battute conclusive, devo confessare, mi hanno piacevolmente sorpreso. Alla fine del suo intervento, infatti, egli rimodula in modo molto significativo un punto di vista che aveva in passato coltivato con tenacia. Alludo a quella linea di etica pubblica, praticata da una certa parte della cattolicità italiana molto vezzeggiata da «Avvenire», che riteneva indispensabile «operare sul piano delle norme» (prendo qui a prestito parole di D’Agostino), cioè poi far approvare delle leggi che ratificassero, e quindi rendessero obbligatori per tutti i cittadini, i ‘valori’ propri del cattolicesimo italiano così come era rappresentato dalle ‘prese di posizione’ della CEI (per molti anni guidata dal card. Ruini, come è noto). [Per saperne di più…]

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Verità, Post-verità e Fake News

26 Marzo 2018 di Carmelo Vigna Lascia un commento

Si dice e si scrive – contenti – che siamo nell’epoca della ‘post-verità’. Ma poi ci si lamenta delle ‘Fake News’. Questi due modi di sentire non mi paiono, almeno sulle prime, facilmente compatibili. Questo non vuol dire che non siano o non possano essere vissuti nel nostro quotidiano anche appaiati. In fondo, vivere nell’epoca della ‘post-verità’ sembra voler dire vivere in un’epoca in cui si è liberi da un fardello fastidioso. Senza il vincolo della verità, i giochi dell’umana libertà parrebbero meglio garantiti. Ma quando poi si incorre nelle ‘fake news’, ci si infastidisce e anche si grida allo scandalo. A torto, verrebbe da ribattere. Se siamo nella post-verità, perché dovremmo scandalizzarci davanti alle ‘bufale’? Non fanno anch’esse parte della ‘post-verità’? E ancora: se la verità non è più in giro, come accusare qualche notizia di falso? Falso è il non-vero (il contrario del vero). E se il vero è sparito, come capire che qualcosa è l’opposto (contrario) del vero? La scienza dei contrari è unica, ammonivano i filosofi antichi.

Qualcosa non torna, evidentemente. Provo allora a suggerire alcune (poche) indicazioni per tentare di ridurre lo sconcerto. E anche determinare il torto. [Per saperne di più…]

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