Sinceramente non so cosa significhi l’Occidente. Da storico delle idee politiche potrei solo dire cosa ha significato per quei pensatori, quei filosofi, quei profeti che ne hanno fatto l’esaltazione o la denigrazione. Credo di poter dire qualcosa, invece, sulle colonne portanti della civiltà euroatlantica che, nell’attuale dibattito tra neo-illuministi e vetero-tradizionalisti, sembrano ignorate. [Per saperne di più…]
I liberalismi sono due. C’è quello individualistico, c’è quello comunitario
Je constate simplement et me contente de fixer le point où nous sommes.
Raymond Aron
Nella rubrichetta «Vistodagenova», che curo dal 2020 sul «Giornale del Piemonte e della Liguria», il 17 gennaio u.s. me la sono presa col brillante e acuto Michele Serra che, nella sua «Amaca», Che cosa Pompei ci racconta («La Repubblica» dell’11 gennaio) aveva scritto: «alle parole ’nazione’ e ‘nazionale’ azionate sempre le sirene: nove volte su dieci non sbaglierete». [Per saperne di più…]
Un altro falso pluralista, Massimo Recalcati
Sono convinto dell’inutilità di questo commento all’articolo di Massimo Recalcati, La sinistra e le parole da ritrovare uscito su ‘La Repubblica’ del 30 settembre u.s. A volte, però, il messaggio nella bottiglia può avere un valore di testimonianza. Per i posteri altrimenti indotti a credere che lo spirito di un’epoca, della nostra epoca, condizioni tutti coloro che l’hanno vissuta. Recalcati è uno dei tanti intellettuali che, il giorno dopo la sconfitta del PD, vorrebbero ridare un’anima alla sinistra, facendole ritrovare le parole giuste. Quanto scrive è spesso condivisibile. È verissimo, ad es., che “se gli italiano hanno votato per Giorgia Meloni non significa che essi desiderino il ritorno del fascismo” e che, pertanto, “il grande collante dell’antifascismo non è più sufficiente a definire l’identità politica e culturale della sinistra” (scritto su un quotidiano come ‘La Repubblica’ ferma alla linea politico-culturale di Ezio Mauro non è poco). [Per saperne di più…]
L’interminabile guerra civile di Nicola Lagioia
Nell’articolo Mattarella, Fenoglio e la Liberazione («La Stampa» del 23 aprile), Nicola Lagioia scrive che rischia di diventare divisiva una data, il 25 aprile, simbolo della rigenerazione dell’Italia, e della ritrovata consapevolezza della dignità umana, nel rifiuto di ogni sopraffazione totalitaria e di ogni razzismo. «Abbiamo assistito troppe volte al triste spettacolo offerto da chi ha affermato di non sentirsi a proprio agio con questa ricorrenza, di non riuscire a festeggiarla. La scusa dichiarata è il timore di finire sotto l’ombrello della sinistra. Di fatto, si tratta invece dell’incapacità di definirsi con fermezza antifascisti. Ma dirsi antifascisti e dirsi italiani, oggi, è o dovrebbe essere la stessa cosa».
«I filosofi finora hanno solo interpretato il mondo»… E oggi c’è ancor più bisogno di loro!
Commentando sul «Foglio» di qualche mese fa il volume di Tim Bale e Cristobal Rovira Kaltwasser, Riding the populist wave. Europe’s maintream right in crisis (Cambridge U.P., 2021), Luciano Capone ha rilevato che «la lunga e silenziosa crisi dei ‘moderati’ è un serio problema per il futuro delle democrazie europee». In Italia, in Francia, in Germania, in Spagna – per limitarci a questi paesi – i vecchi partiti moderati, liberali, europeisti («le forze democratico-cristiane, popolari, moderate e liberalconservatrici, sono quelle che hanno costruito l’Europa, basta guardare il profilo politico-culturale di Adenauer-De Gasperi-Schuman»), oggi quegli stessi partiti vengono dissanguati dal rifluire dei loro elettori di un tempo verso movimenti sovranisti, antiglobalisti, identitari.
Quante illusioni sulla Cina
Una compianta amica e collega di tanti anni fa, divenuta scettica nei confronti del comunismo e dell’URSS ma rimasta estranea al mondo borghese e all’Occidente capitalistico, aveva deciso di non occuparsi più di filosofia e di ideologia politica per dedicarsi allo studio della filosofia della scienza – una disciplina lontana dal marxismo esistenzialistico e fenomenologico dei suoi lavori accademici. Dietro tale svolta, v’era l’idea che solo la fisica, la matematica, la biologia etc. avevano a che fare con il ‘reale’ e che, pertanto, soltanto sul loro terreno – e non su quello che delle ‘repubbliche immaginarie’ su cui esercitava il suo sarcasmo Machiavelli – si potevano trovare delle certezze (non certo riguardate come gli «aridi veri» di Leopardi) e non delle opinioni, sempre per definizione mutevoli e inaffidabili.
Recensori con la bava alla bocca
Ci sono recensori armati di scimitarra e altri che prediligono il fioretto. Appartengo alla prima categoria e non me ne vergogno. E tuttavia un conto è la stroncatura (di cui già nel primo Novecento si lamentava la scomparsa), un conto ben diverso è l’attacco personale, l’insulto con la penna intinta nel fiele.
È la penosa impressione fatta – non solo a me ma a tanti colleghi universitari storici e filosofi che mi hanno scritto – dalla replica di Emilio Gentile a Gianfranco Pasquino nel lungo articolo Non soprassediamo sul totalitarismo («Il Sole 24 Ore», 4 luglio 2021), Lo scienziato politico, nel suo ultimo libro, La libertà inutile. Profilo ideologico dell’Italia repubblicana (Utet, 2021) aveva scritto: «Per i regimi non democratici esistono due generi: autoritarismo e totalitarismo. [Per saperne di più…]
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